LaLo Pace, la nuova pizzeria che apre in pieno Coronavirus con il delivery

Monfumo è un piccolo comune della provincia di Treviso che conta meno di 1.500 abitanti.
Claudio Gazzola, 42 anni, e Giada Bergamin, 34, avevano in progetto di inaugurare la nuova pizzeria ai primi di marzo.
Una pizzeria “gourmet” di quelle tradizionali cioè con 80 posti a sedere e un menu di ben 40 pizze per soddisfare esplorazione e curiosità dei commensali.
Il nome che scelgono, LaloPace Pizza e Bistrò, è un omaggio al nonno Ilario detto Lalo, cui hanno aggiunto il soprannome di famiglia, cioè Pace, e Pizza e Bistrò perché l’idea è fare anche qualche piatto semplice.
L’esperienza arriva dal ristorante l’Osteria La Chiesa (che in questo periodo è chiuso come da decreto), sempre a Monfumo, con la cucina governata da Claudio che si è meritato la menzione della Guida Michelin perché i suoi piatti parlano “di creatività ed innovazione”.
Poi scoppia la pandemia Coronavirus e l’obbligo di serrata.
Cosa fare con la pizzeria che nemmeno ha aperto?
Marito e moglie decidono di aprire lo stesso, ma riconvertono la pizzeria con servizio al tavolo in pizzeria per le consegne a domicilio.
“Abbiamo aperto lo stesso, abbiamo assunto Marco, 24 anni, pizzaiolo, lavoriamo in 3, 4, a volte anche in 8 e ci dividiamo tra impasti, cotture e consegne a domicilio. Domenica scorsa abbiamo sfornato 135 pizze, è stata la serata migliore, non ci scoraggiamo e guardiamo avanti”, spiega Giada a Barbara Ganz sul blog del Sole 24 Ore.

Dalle 40 pizze del menu si passa a 20 ma sempre con varietà e uguale linea filosofica: verdure dell’orto dietro casa, lievitazioni lunghe, nuove farciture ogni settimana.
I prezzi variano dai 4,50 ai 9 €, la consegna nel territorio comunale è gratuita e lo staff è molto giovane (in pratica solo Claudio passa i 40 anni).
135 pizze possono sembrare poche, ma le richieste sono in aumento e in questo weekend di Pasqua, il secondo di lavoro dall’apertura, proporranno anche qualche piatto oltre alle pizze.
Le consegne sono state allargate ai comuni vicini e arrivano anche ad Asolo.
Un’economia in “tempo di guerra” che prevede un disciplinare di sicurezza con mascherine, guanti e gel igienizzante.
E per il futuro?
“Probabilmente gli 80 posti dopo questa fase dovranno diventare 40 per le regole sanitarie, ma andiamo avanti lo stesso, e vogliamo rendere un servizio nuovo al territorio”, conclude Giada Bergamin.