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21 Gennaio 2020 Aggiornato il 21 Gennaio 2020 alle ore 22:00

Milano. El Pecà, buona cucina di mare in Porta Romana

El Pecà, in milanese, vuol dire “il peccato”. Vi si pecca, cioè vi si mangia e beve, in via Orti 7 a un passo da Porta Romana. Sì, proprio quella porta
Milano. El Pecà, buona cucina di mare in Porta Romana

El Pecà, in milanese, vuol dire “il peccato”. Vi si pecca, cioè vi si mangia e beve, in via Orti 7 a un passo da Porta Romana. Sì, proprio quella porta Romana bella che un tempo era un po’ equivoca. Come dice la canzone omonima.

Da ascoltare, subito, qui.

Oggi via Orti è ancora piuttosto autentica, mentre El Pecà è un locale contemporaneo, molto. E nonostante i muri antichi, le nicchie, una granitica colonna in mezzo alla sala, non è in nessun modo un’operazione nostalgia.

Vedasi il sottotitolo “fish & cocktail” che, per l’appunto, suggerisce l’idea portante senza rivelarla del tutto. Perché i cocktail li fanno eccome e potete anche accompagnarli al pasto al posto dei vini. Ma poi c’è la cucina che è di pesce, di mare – e vi sorprende.

Biografia minima di un team ben assortito

El Pecà è nato nel 2018 come creatura di Filippo Cadeo e Carlo Carnevale, che avevano giusto in mente “un posto di storie”. Filippo è “figlio di” e somiglia anche nei modi gentili al papà Cesare Cadeo, volto televisivo nazionale venuto a mancare l’anno scorso. Carlo invece, giornalista di beverage e mixology, abitava al piano di sopra ed era talmente affezionato al luogo che è diventato socio nel nuovo progetto.

Comunque, una targhetta sul bancone lo ricorda come avventore.

Ai fornelli Romeo Poltronieri, un altro che può vantare esperienze da Cracco e al ristorante Marconi, coadiuvato da Alessio Ecora Lorusso.

Al bancone, Gabriel Garcia, con carta bianca sulla mixology.

30 coperti e una bella atmosfera

El Pecà è un bel posto piccolino, ci sono scarsi 30 coperti. Conviene prenotare, sarete ben accolti in un’atmosfera complice grazie ai colori, ai materiali, ai mobili di recupero, ai sorrisi.

Vorrete sapere che cosa si mangia. Bravi, ma il menu è mutevole e si adegua alla stagione, al mercato e al pescato. Il nostro è stato un pranzo stampa, un po’ antologico: assaggi, varianti e fuori carta, una delle esperienze che più amo. Ed ecco qua.

Entrée – pasticcini di mare. E cioè, Paté di tonno, orata e branzino con uvetta, su chips croccanti allo zenzero con sesamo e arancia, che ho inglobato senza fotografare.

Maionese alle alici, tartare di ravanelli marinati e alici del Cantabrico e Bon bon di baccalà mantecato, salsa al nero, quinoa soffiata e nocciole. Li ho ritratti singolarmente e degustati molto assorta, con un Fiano Rocca del Principe nel calice.

Per resettare il palato dopo i bon bon: un Antipasto in coppa, truccato da Martini. Loro dicono “una citazione”. E noi citiamo: gel al limone, crudo di scampo, caramella di olive (sia polvere sia succo, poi ristampata), meringa al pepe timut e pepe verde, spuma di Martini. Intrigante anche per chi non ama i cocktail, perché in effetti, tecnicamente, è una portata.

Risotto allo champagne mantecato al burro affumicato, gamberi arrosto del Mediterraneo e melograno.

Che sia in versione degustazione o un piattone ufficiale (lo vedete nella foto di apertura), mai sottrarsi al risotto. Mai sottrarsi ai rubini del melograno, portafortuna.

“Milano al mare” ossia Milanese di tonno – cubica, dorata, tenerissima – con insalatina di finocchi, arance e capperi e maionese alla bottarga. Si nota, la doppia panatura. Si notano, il tonno incredibilmente rosa e la crosta esterna croccante. Questo piatto pop, piacione, non si trova descritto in carta. Viene esclusivamente raccontato a voce. In modo convincente, pare, perché circa nell’80% dei casi lo ordinano.

Arrivati al dessert, c’era ancora chi ha voluto indulgere: a una Crème brûlée allo zabaione con mele caramellate al wasabi, affondandovi voluttuosamente il cucchiaino…

… e al Certosino di Bologna: dolce tipico festivo a base di frutta candita, miele e frutta secca, simile al panpepato, ma reinterpretato dallo chef aggiungendo semi di canapa e bacche di goji.

Ecco i prezzi

Dei drink, è di 8-10 € tranne per il Monkey Kong, cocktailone con gran storytelling a base gin, il cui costo è 14.
Vino al calice,  6-7 € e birra 5-7 €.
Gli antipasti, sui 12-15 €, i primi e i secondi mediamente 18 €, i dessert sugli 8-10 €.

Quando peccare?

Il locale è aperto da lunedì a mercoledì dalle 18:30 alle 00:30 e da giovedì a sabato dalle 18:30 alle 01:30. A pranzo solo il sabato dalle 12:00 alle 14:30. Chiuso la domenica.

Andate dunque, e peccate in pace.

El Pecà – fish & cocktail. Via Orti 7. Milano. Tel. + 390224164750

[Immagini: iPhone di Daniela; Giorgia Giuliano-Giulia Gattiglia]

Daniela Ferrando
Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.
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