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8 Novembre 2025 Aggiornato il 8 Novembre 2025 alle ore 19:27

Peppe Vessicchio, addio al grande Maestro di musica, vino e cibo

Con la scomparsa di Peppe Vessicchio a 69 anni, l'Italia non perde solo un Maestro di musica ma anche uno sperimentatore del cibo e del vino
Peppe Vessicchio, addio al grande Maestro di musica, vino e cibo

Il sipario sulla vita terrena di Giuseppe Peppe Vessicchio si è chiuso l’8 novembre 2025, nella sua residenza romana, all’età di 69 anni. La scomparsa del Maestro, nato a Napoli il 17 marzo 1956 , ha interrotto non solo una delle carriere musicali più longeve e riconoscibili della televisione italiana, ma anche una singolare e affascinante incursione nel mondo dell’enogastronomia e della ricerca scientifica applicata al gusto. La notizia, riportata immediatamente dalle principali agenzie, ha commemorato il “Maestro” per antonomasia, figura costante tra il Festival di Sanremo e i programmi televisivi.   

Vessicchio ha plasmato il panorama musicale italiano per decenni. Ha diretto l’orchestra di Sanremo dal 1990 in maniera quasi ininterrotta. Collezionando quattro vittorie come direttore (2000, 2003, 2010, 2011) e numerosi premi come miglior arrangiatore. Le sue collaborazioni spaziano da icone pop come Andrea Bocelli (per cui compose Sogno) e Zucchero, fino a Roberto Vecchioni (con cui vinse Sanremo nel 2011) e gli sperimentatori Elio e le Storie Tese. Un curriculum che include anche la composizione di musica classica, con opere come Tarantina eseguita persino al Teatro alla Scala di Milano.   

Questa autorità incontrastata nel campo dell’armonia, della composizione e delle frequenze, elementi fondanti della musica, è il ponte che il Maestro utilizzò per trasferire il suo capitale di credibilità culturale verso un campo inusuale: quello della fisica vibrazionale applicata agli alimenti. Il suo ethos di Maestro, unito alla sua ubiquità televisiva, conferì una legittimazione straordinaria ai suoi progetti enogastronomici. Questi non furono percepiti come un semplice celebrity marketing, bensì come l’applicazione di principi astratti (l’armonia, la vibrazione) a prodotti tangibili (vino e pomodoro). Il pubblico era disposto ad accogliere l’idea che, se Vessicchio poteva orchestrare il caos sonoro in una sinfonia perfetta, poteva fare lo stesso con le molecole del gusto.

Le radici del gusto: l’ancora napoletana di Peppe Vessicchio

La ricerca dell’armonia nel sapore da parte di Vessicchio non era un’astrazione intellettuale. Ma affondava le sue radici in un legame viscerale con Napoli e la sua tradizione culinaria. La sua passione per la gastronomia campana emergeva con forza nei suoi racconti personali, in particolare quando rammentava il trasferimento a Roma per motivi lavorativi. Lontano dalla sua città, il Maestro sentì il bisogno impellente di assicurarsi i prodotti essenziali considerati vitali per mantenere viva la tradizione a tavola: pomodori, mozzarella di bufala e friarielli.   

Questo gesto—il “trafficare” questi prodotti fondamentali per la sua sopravvivenza culinaria —sottolinea la sua altissima considerazione per l’autenticità e l’eccellenza delle materie prime. Questi stessi ingredienti costituiscono la spina dorsale dell’alta ristorazione e delle pizzerie campane, dove la qualità e la tracciabilità sono valori non negoziabili. La ricerca ossessiva di Vessicchio per l’armonia nel vino e nel pomodoro si traduceva, dunque, nel desiderio di perfezionare l’ingrediente di base, influenzando implicitamente l’intera filiera gastronomica che serve il Sud Italia e oltre.   

Il Sesto Armonico: quando la Fisica incontra l’Enologia

Peppe Vessicchio e il progetto del vino

Il progetto più celebre e discusso di Vessicchio nell’ambito enogastronomico è certamente Musikè Vini. Nato dalla collaborazione con l’imprenditore Riccardo Iacobone, questa cantina abruzzese si è affermata con la pretesa di essere la prima ad affinare il vino attraverso la musica. L’offerta principale è costituita da due etichette: il Montepulciano d’Abruzzo DOC e il Trebbiano d’Abruzzo DOC, entrambi commercializzati con il nome evocativo di “Sesto Armonico”.   

La genesi di Musikè Vini e la ricerca dell’armonia naturale

Il nome stesso è la chiave di volta per comprendere la filosofia dietro l’iniziativa, poiché, come spiegato da Iacobone, “alla base di tutto è armonia”. Il progetto non si limitava a un mero esercizio di novelty, ma ambiva a essere riconosciuto nel settore. Come dimostra la sua partecipazione a eventi di rilievo. Ad esempio, al Trentodoc Festival, dove la sua sparkling story è stata presentata come un esperimento affascinante sull’armonia naturale e la musicoterapia. L’ambizione era quella di superare la curiosità, proponendo il progetto come un caso studio sugli “aspetti proporzionali del suono”. E su come questi potessero riflettersi nella bellezza e nel sapore avvolgente del vino.   

La filosofia vibrazionale e il metodo Freeman

L’approccio di Vessicchio all’enologia era profondamente radicato in una visione quasi metafisica della fisica. Egli sosteneva che la realtà è fondamentalmente vibrazionale e che ogni elemento, visibile o invisibile, è frutto di un’onda capace di esprimere qualcosa. In questo contesto, la musica classica, per la sua capacità di agire sugli organismi biologici (come riconosciuto in musicoterapia), poteva influenzare anche il vino.   

Il cuore del processo, denominato metodo Freeman (acronimo di Frequenze e Musica Armonica Naturale), consisteva nell’applicazione di specifiche frequenze armoniche direttamente sul vino in fase di affinamento. Nello specifico, si mettevano casse acustiche a contatto con le vasche d’acciaio per trasmettere “musica e armonia e frequenze”. L’obiettivo tecnico dichiarato era quello di indurre un movimento nelle “parti sospese” nel vino, riequilibrandole. Questo riequilibrio molecolare, secondo la teoria, avrebbe dovuto rendere il vino finale “più morbido più bevibile e più digeribile”. I sostenitori del metodo arrivavano a citare la “catalisi ristrutturativa” come meccanismo d’azione, in grado di apportare modifiche molecolari e addirittura garantire una “aumentata resistenza all’invecchiamento”.   

La scelta del nome, “Sesto Armonico,” non era casuale. In teoria musicale, il sesto è un intervallo consonante. Ma con una ricchezza e una complessità che va oltre la semplice perfezione delle ottave e delle quinte. Questo suggerisce che l’intento del compositore e arrangiatore Vessicchio non era la generica diffusione di sottofondo musicale, ma l’applicazione mirata di specifiche proporzioni armoniche. L’approccio era dunque più ambizioso di quanto apparisse. È il tentativo di creare un vero e proprio ponte concettuale tra fisica acustica e chimica enologica. Trasformando un concetto artistico in una presunta ingegneria vibrazionale per il miglioramento del prodotto.

Non solo vino: anche la grappa

Peppe Vessicchio e la grappa

Al Vinitaly 2024 Peppe Vessicchio è allo stand di Berta per presentare Ditirambo, grappa invecchiata a tiratura limitata della storica azienda piemontese. Nata in collaborazione con Innova Veris, progetto del Maestro Peppe Vessicchio e di Andrea Rizzoli. Si tratta della prima grappa al mondo sottoposta a un trattamento a base di musica armonico-naturale, sapientemente composta dal Maestro Vessicchio. La scelta poi della “base”, la grappa su cui è stata applicata l’armonizzazione, è una selezione di grappa SoloPerGian, invecchiata 8 anni in botte grande e 2 botte da 100 litri e poi sottoposta al trattamento. Bastano 20 minuti di armonizzazione in botte per trasformare in maniera permanente il prodotto e dare vita a una grappa di accresciuti sentori e maggior complessità.

La grappa Ditirambo verrà prodotta in circa 600 esemplari con bottiglia firmata dal Maestro Peppe Vessicchio e messa in commercio nell’autunno 2024.

L’estensione al cibo e il progetto pomodoro di Vessicchio e Danicoop

Il Trattamento Armonico oltre l’uva

La sperimentazione del Maestro Vessicchio non si è arrestata alla bottiglia. Ispirato da pubblicazioni scientifiche che suggerivano che le mucche producessero più latte ascoltando Mozart , Vessicchio decise di replicare gli studi. Optando per i vegetali data la mancanza di mucche a disposizione. Iniziò con piantine grasse, per poi concentrarsi sul pomodoro, “l’oro rosso” che tanto lo aveva affascinato fin da bambino.   

Questa ricerca lo portò a collaborare con Danicoop, un’azienda campana con radici storiche nella coltivazione del pomodoro, guidata da Paolo Ruggiero. La partnership permise di sperimentare l’influenza delle vibrazioni armoniche sulla conserva di pomodoro. Secondo i promotori, i risultati erano evidenti per tutti coloro che partecipavano alla sperimentazione, inclusi agricoltori, agronomi e assaggiatori specializzati. Sorprendentemente, il trattamento sonoro era descritto come un intervento rapido, che necessitava di appena dieci minuti di esposizione del liquido a un dispositivo emettitore di suono per innescare la riorganizzazione molecolare.   

Dal Grana Padano all’olio

L’ambizione della teoria vibrazionale del Maestro non conosceva confini e si estendeva ben oltre l’uva e il pomodoro. Vessicchio riteneva che questa metodologia potesse essere applicata a una vasta gamma di prodotti agricoli e trasformati. Inclusi olio, pasta, formaggi e ortaggi in generale. Nella sua visione, l’olio stesso era “musica di per sé,” e i prodotti naturali, una volta lavorati dall’uomo, diventavano come “strumenti” nelle mani di un esecutore.   

L’affermazione più clamorosa e suggestiva riguardava la stagionatura dei formaggi. Si sosteneva che le vibrazioni armoniche potessero alterare i processi di invecchiamento e fermentazione in modo così significativo da permettere a una forma di Grana di “guadagnare 6 mesi” di stagionatura. Questo elemento sposta il progetto dal miglioramento organolettico all’ottimizzazione del tempo produttivo.   

Il tentativo di Vessicchio di manipolare il tempo e la decadenza attraverso la forza immutabile dell’armonia rivela che la sua ricerca era, in ultima analisi, una ricerca di perfezione e di eternità del sapore. Egli cercava di dare una base razionale, invocando la “Fisica” e la riorganizzazione molecolare , a quello che, in assenza di prove empiriche conclusive, si configura come un affascinante mito produttivo. Un artista che aveva dedicato la vita a creare opere durature (le sue composizioni musicali) applicava ora i medesimi principi matematici dell’armonia per contrastare la caducità dei prodotti naturali.

Dissonanze e critica empirica: Il confrontosensoriale del ‘Sesto Armonico’

Peppe Vessicchio al Castello di Rocca Cilento
Peppe Vessicchio al Castello di Rocca Cilento

L’ingresso di una figura mediatica e artistica così autorevole nel settore enologico ha suscitato grande interesse, ma anche un comprensibile scetticismo da parte della critica enogastronomica specializzata. Nonostante l’affetto per la sua persona, la stampa del settore ha espresso riserve sulla “scientificità del metodo sbandierata” dal Maestro Vessicchio, in particolare riguardo alla controversa teoria della “catalisi ristrutturativa”. L’alto profilo delle rivendicazioni (mutazioni migliorative delle caratteristiche organolettiche e resistenza all’invecchiamento) ha imposto la necessità di una verifica empirica rigorosa.   

L’analisi sensoriale comparata

Per valutare l’effettivo impatto delle vibrazioni armoniche, è stato condotto un test d’assaggio comparato. L’analisi ha messo a confronto il Montepulciano d’Abruzzo “Sesto Armonico,” trattato con musica, e un suo omologo (“gemello”) prodotto dalla stessa cantina e dallo stesso enologo, ma senza l’esposizione sonora.   

I risultati dell’assaggio comparato sono stati percepiti come inequivocabili. In bocca, i due vini risultavano essere “pressoché identici”. Entrambi erano descritti come morbidi, ricchi di sapore, ma privi di tannicità eccessiva. La critica ha stabilito che l’effetto ipotizzato dal metodo Freeman non aveva prodotto miglioramenti organolettici rilevabili nell’assaggio alla cieca. L’ironia della stampa, nel concludere che la “catalisi ristrutturativa” si fosse “fermata dal geometra”, ha certificato il fallimento della dimostrazione scientifica sul piano sensoriale. Anche per un altro vino citato, la Barbera in Rocchetta, Vessicchio stesso aveva ammesso che era “già buona di suo”. Suggerendo che l’eccellenza del prodotto finale fosse primariamente dovuta alla qualità intrinseca della materia prima e del lavoro enologico tradizionale.   

L’interpretazione del fenomeno Vessicchio: storytelling vs. sostanza

Il verdetto critico finale fu che l’innovazione del Maestro risiedesse, non nella chimica, ma nella narrativa. Definendo il metodo come uno “storytelling accattivante, nulla di più”.   

Questa conclusione è cruciale per inquadrare l’eredità enogastronomica di Vessicchio. In un settore dove il dibattito è spesso dominato dal rigore del terroir, dalla chimica analitica e dai parametri scientifici, Vessicchio ha introdotto un elemento di poesia e di arte performativa. La sua figura ha inconsapevolmente codificato una forma di marketing emozionale per l’enologia. Se i risultati empirici erano nulli, il successo del progetto derivava dalla storia che il vino raccontava. Ha venduto l’esperienza sinestetica, dove l’autorevolezza del compositore garantiva che il vino avesse un’anima, un’armonia interna, che il consumatore era incoraggiato a percepire grazie all’induzione emotiva. Il Maestro ha dimostrato che la risposta emotiva e la credenza indotta dal concept possono, nel mercato moderno, differenziare un prodotto tanto quanto un miglioramento organolettico verificabile.

Vessicchio, la gastronomia e l’identità Italiana

La passione di Peppe Vessicchio per l’enogastronomia era l’espressione più pura della sua arte, una sinestesia in cui suono e sapore si fondevano. La sua affermazione che “l’olio è musica di per sé”  e che i prodotti sono “strumenti” nelle mani di chi li lavora  evidenzia come egli vedesse il mondo del cibo attraverso la lente del direttore d’orchestra. Per lui, la preparazione di un piatto o l’affinamento di un vino richiedeva la stessa precisione e la stessa ricerca di consonanza necessarie per una partitura complessa.   

Questa unificazione filosofica si basa sul principio che la bellezza —s ia essa estetica, uditiva o gustativa— rispecchia una precisa armonia, ossia la proporzione corretta. L’idea era che, applicando l’armonia, si potesse raggiungere una proporzionalità ottimale nel sapore, rendendolo avvolgente e perfetto.   

Il contributo indiretto a ristoranti e pizzerie

i pomodori con Peppe Vessicchio

Sebbene non fosse un ristoratore, l’influenza di Vessicchio sulla gastronomia italiana si esercitava attraverso l’insistenza sulla qualità della materia prima e l’elevazione dell’ingrediente di base. La sua tenacia nel procurarsi i migliori pomodori o i migliori friarielli e la sua successiva sperimentazione per innalzare la qualità della conserva di pomodoro campana riflettono la battaglia quotidiana per l’eccellenza che definisce la gastronomia italiana d’alto livello.   

In un contesto come quello della pizzeria, dove il pomodoro e i latticini sono cruciali, la ricerca di Vessicchio di un “prodotto speciale” con vibrazioni armoniche  erviva a rafforzare il messaggio che non basta la tecnica di cottura. Ma è fondamentale partire da un ingrediente perfetto. Per Vessicchio, un piatto o una pizza impeccabile doveva avere la stessa esecuzione irreprensibile di una sinfonia diretta magistralmente. Ogni elemento doveva risuonare al suo massimo potenziale, al suo “sesto armonico.”   

Inoltre, la sua ambizione di rallentare la decadenza, sia attraverso l’aumentata resistenza all’invecchiamento del vino sia mediante l’accelerazione controllata della stagionatura dei formaggi , suggerisce una ricerca di immortalità nel gusto. In quanto artista che aveva creato opere destinate a durare, egli cercava di imprimere questa permanenza anche nei prodotti alimentari. Elevando la ricerca enogastronomica a un piano quasi metafisico.   

Vessicchio pioniere eclettico tra frequenze e sfumature

Peppe Vessicchio non è stato un enologo né un chimico alimentare nel senso stretto del termine. Ma la sua eredità è quella di un pioniere culturale che ha osato sfidare le convenzioni, utilizzando la sua profonda conoscenza dell’arte per esplorare nuove strade verso la perfezione del gusto. Il suo progetto Sesto Armonico e le sue ricerche sul pomodoro hanno agito da catalizzatori per un dibattito necessario sul confine tra scienza, arte e percezione sensoriale nel cibo e nel vino.

La critica empirica ha stabilito che la magia del “Sesto Armonico” risiedeva prevalentemente nel potere suggestivo del suo storytelling, piuttosto che in mutazioni molecolari misurabili. Tuttavia, la sua figura incarna la capacità unica dell’Italia di fondere arte, passione e commercio in una narrativa irresistibile. Dove il concept e l’autorevolezza culturale dell’artista possono diventare un fattore di differenziazione più potente dell’evidenza scientifica.

La sua scomparsa l’8 novembre 2025 chiude l’ultima esecuzione di una vita dedicata all’armonia in ogni sua espressione. Vessicchio lascia dietro di sé un’eredità ibrida. Non solo la musica che ha fatto da colonna sonora a generazioni di italiani, ma anche un invito a ricercare la bellezza proporzionale in ogni calice e in ogni morso. Ricordandoci che il gusto più profondo spesso si trova nella perfetta esecuzione dell’armonia tra i sensi.

[Foto di copertina elaborata a partire dalla copertina della rivista Gambero Rosso]

Argomenti:
pomodori
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