Pandoro-gate Chiara Ferragni: 500 euro alla nonna di Avellino

Chiara Ferragni ha raggiunto un accordo per risarcire con 500 euro Adriana L, pensionata di 76 anni di Avellino, costituitasi parte civile nel procedimento penale che vede l’influencer indagata per truffa aggravata in relazione al caso del Pandoro “Pink Christmas”.
La signora Adriana aveva acquistato il pandoro a edizione limitata. Convinta, come molti consumatori, che parte del ricavato sarebbe stata devoluta in beneficenza all’Ospedale Regina Margherita di Torino. La promozione aveva portato a un prezzo maggiorato del dolce per il consumatore finale. Ma la donazione all’ospedale era già stata effettuata in cifra fissa e in precedenza dall’azienda Balocco, e non era legata alle vendite del prodotto.
Sentendosi truffata, e in quanto fervente cattolica che teneva particolarmente a fare beneficenza, la donna ha chiesto di costituirsi parte civile. Durante la prima udienza del 23 settembre, ha presentato la costituzione di parte civile, firmata dall’avvocato Mario di Salvia. La signora lamentava un danno economico pari alla differenza tra il prezzo del pandoro griffato (9,37 euro) e il prezzo originale del prodotto (3,68). Dunque, cinque euro e rotti. Ai quali sommare i danni “non patrimoniali” per la “frustrazione dell’intento solidaristico” e della “lesione della fiducia e della buona fede”. Oltre “la mortificante percezione di essere stata strumentalizzata per fini commerciali”.
La quantificazione del danno patrimoniale e non patrimoniale è stata di circa 500 euro (la signora avrebbe comprato una decina di pandori).
La Decisione e le Conseguenze
Gli avvocati di Chiara Ferragni, con l’intenzione di chiudere rapidamente la posizione relativa alla parte civile, hanno acconsentito al risarcimento.
- Cosa comporta per la signora di Avellino: Con l’accettazione del risarcimento, la signora di Avellino dovrebbe rinunciare alla costituzione di parte civile nel processo.
- Cosa comporta per Chiara Ferragni: Questo risarcimento chiude la vertenza civile con la singola consumatrice. Tuttavia, il procedimento penale per truffa aggravata contro Chiara Ferragni, in cui sono coinvolte anche altre associazioni di consumatori, proseguirà. La mossa legale è interpretata come un tentativo di sminuire gli elementi di danno nel quadro complessivo dell’inchiesta.
Le associazioni dei consumatori e il caso pandoro Ferragni

Le reazioni delle associazioni dei consumatori al risarcimento offerto da Chiara Ferragni alla signora di Avellino sono state di cautela. Questo atto, pur chiudendo la singola vertenza civile, non influenza l’aspetto centrale del procedimento penale e le richieste di risarcimento collettive.
Mentre la signora di Avellino, accettando i 500 euro, probabilmente rinuncerà a costituirsi parte civile, il procedimento penale per truffa aggravata contro Chiara Ferragni prosegue. E vede la presenza di due associazioni – Adicu e Casa del Consumatore – che hanno chiesto di essere ammesse come parti civili. La prossima udienza è fissata per il 4 novembre quando le accuse dovranno essere dimostrate nell’aula del tribunale di Milano.
Le associazioni in pratica ritengono che il danno non è solo individuale. Per loro, la questione non è liquidabile con il risarcimento a un singolo consumatore, ma riguarda un potenziale danno collettivo e la presunta truffa aggravata che avrebbe ingannato migliaia di acquirenti.
L’accordo con la signora di Avellino può essere interpretato dalla difesa come un tentativo di conciliazione. Ma per le associazioni non annulla la gravità dell’accusa di aver utilizzato la beneficenza come leva di marketing in modo non trasparente. Un elemento già evidenziato anche dall’Antitrust.
La posizione del Codacons
Il Codacons, una delle associazioni più attive in questa vicenda, aveva inizialmente presentato una querela. Tuttavia l’associazione aveva raggiunto un accordo economico con la Ferragni (un’ingente donazione a favore di un ente di beneficenza) e ha ritirato la denuncia. Pur continuando a monitorare la situazione e a chiedere rimborsi per i consumatori che rappresenta.
Le conseguenze del Pandoro-gate per Chiara Ferragni

Oltre alle implicazioni legali nel processo penale, il caso del pandoro Balocco ha avuto per Chiara Ferragni una serie di importanti conseguenze extra-penali. In particolare sul piano amministrativo, economico e di immagine.
Ecco un riepilogo delle principali:
1. La sanzione dell’Antitrust (AGCM) per il pandoro-gate della Ferragni
- Multa: L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto una pesante multa alle società riconducibili a Chiara Ferragni (Fenice e TBS Crew) e a Balocco S.p.A.
- Società Ferragni: Oltre 1 milione di euro
- Balocco: 420.000 euro
- Motivazione: La sanzione è stata imposta per pratica commerciale scorretta. L’AGCM ha ritenuto che la comunicazione veicolata avesse fatto credere ai consumatori che, acquistando il pandoro “Pink Christmas” a un prezzo maggiorato (circa 9 euro contro i 3,70 euro del pandoro Balocco tradizionale), stessero contribuendo direttamente alla donazione a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Cosa non vera poiché la donazione era già stata effettuata in cifra fissa e mesi prima da Balocco.
2. Risarcimenti e accordi (amministrativo/civile)
- Successivamente, il Tribunale Civile di Torino ha accolto il ricorso di alcune associazioni di consumatori, giudicando l’operazione “Pink Christmas” come una “pratica commerciale scorretta”. E aprendo di fatto la strada ai risarcimenti per gli acquirenti ingannati.
- L’accordo con il Codacons (con una donazione benefica) ha portato a stabilire un indennizzo per gli acquirenti rappresentati dall’associazione. In alcuni casi quantificato in 150 euro ciascuno.
3. Danno di immagine ed economico dal pandoro-gate per Chiara Ferragni
- Per Chiara Ferragni l’impatto più significativo del pandoro-gate è stato sul piano della reputazione. Il caso ha incrinato la percezione di autenticità e affidabilità dell’influencer, soprattutto in relazione a iniziative benefiche, portando a una crisi d’immagine.
- Nei mesi successivi allo scoppio dello scandalo, Chiara Ferragni ha registrato una significativa perdita di follower sui suoi canali social.
- Diverse aziende e marchi di alto profilo hanno interrotto o non rinnovato le collaborazioni e le sponsorizzazioni con l’imprenditrice. Portando a un impatto negativo sulle sue entrate e sul valore percepito del suo brand.
Il caso delle uova di Pasqua di Chiara Ferragni

L’indagine sulle uova di Pasqua del marchio Dolci Preziosi, promosse da Chiara Ferragni nel 2021 e 2022, si è sviluppata in modo parallelo al caso del pandoro. E, secondo l’accusa, rientra nel medesimo schema di “truffa aggravata”.
Ecco i principali sviluppi relativi a questa vicenda:
1. Rinvio a giudizio e accusa
- La Procura di Milano ha esteso l’accusa di truffa aggravata a Chiara Ferragni e all’amministratore delegato di Cerealitalia ID SpA (proprietaria del marchio Dolci Preziosi) anche per l’iniziativa delle uova.
- L’imprenditrice digitale è stata rinviata a giudizio (con citazione diretta) per truffa aggravata in concorso. L’udienza predibattimentale è fissata per la stessa data in cui si discuterà il caso Pandoro.
- L’accusa sostiene che anche in questo caso la comunicazione abbia indotto i consumatori a credere che, acquistando le uova “griffate” Ferragni, avrebbero contribuito alla donazione a favore dell’associazione “I Bambini delle Fate”. In realtà, il contributo devoluto da Dolci Preziosi (stimato intorno ai 36.000 euro totali) era fisso, e non legato al volume delle vendite. Mentre le società di Ferragni avrebbero incassato un compenso di oltre 1 milione di euro in due anni per la licenza e la promozione.
2. Le misure extragiudiziali
Anche per le uova di Pasqua, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) aveva avviato un’istruttoria, conclusasi poi con un accordo.
- Per chiudere il procedimento amministrativo, le società riconducibili a Chiara Ferragni hanno versato 1,2 milioni di euro all’impresa sociale “I Bambini delle Fate”.
- Contrariamente al caso dei pandori, il procedimento AGCM si è concluso senza l’accertamento di infrazione e senza sanzioni nei confronti di Cerealitalia ID SpA (Dolci Preziosi). La società si è impegnata a non promuovere o pubblicizzare in futuro le proprie attività benefiche legandole alla vendita dei prodotti. E ha ribadito l’assenza di maggiorazione del prezzo rispetto alle altre uova a licenza.
3. Il processo uova e pandoro
Nonostante le donazioni e gli accordi extragiudiziali, la Procura di Milano ha ritenuto sufficienti gli elementi per portare avanti l’accusa penale. Contestando un “medesimo disegno criminoso” per entrambe le operazioni del pandoro e uova di Chiara Ferragni. Il rinvio a giudizio significa che la questione sarà discussa in tribunale a Milano il 4 novembre e la Procura dovrà dimostrare l’inganno continuato ai danni dei consumatori.
In quella sede, si discuterà anche l’eventuale ammissione dei riti alternativi. C’è infatti la possibilità che Chiara Ferragni decida per un rito abbreviato che consentirebbe un processo più rapido e una riduzione della pena in caso di condanna. Al momento – precisa il Corriere della Serra – è probabile che si possa arrivare a un processo con rito abbreviato. Le udienze sono già fissate per il 25 novembre e il 19 dicembre e la sentenza arriverebbe a gennaio 2026




