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9 Settembre 2023 Aggiornato il 12 Settembre 2023 alle ore 13:23

Venezia: lo scontrino da 300 € scatena Cateno, uscito con la fame

Lo scontrino di un ristorante a Venezia indigna il sindaco di Taormina: “Spaghetti al pomodoro 30 €, conto da 300, sono uscito con la fame”
Venezia: lo scontrino da 300 € scatena Cateno, uscito con la fame

“Lo scontrino di Venezia”. Oppure: “Spaghetti scandal”. Sarebbero titoli perfetti per un thriller d’azione ambientato nella città dei cento canali. 

Direte che la situazione è definitivamente sfuggita di mano, se anche i sindaci si calano nel ruolo di “indignati speciali”.

Non dimenticate che a ricevere lo scontrino da un ristoratore di Venezia è stato il sindaco di Taormina, soprannominato “Scateno” e noto per il carattere esplosivo.

De Luca era nella città lagunare per una riunione del suo partito meridionalista Sud chiama Nord, quando ha deciso di cenare in un ristorante non lontano da Piazza San Marco. 

Lo scontrino di Venezia da 300 euro per quattro persone

Ma cosa ha ordinato il primo cittadino siciliano per arrivare alla bella cifra di 300 euro? 

Niente di che, a dire il vero. 

Acqua (15 euro), una bibita (6 euro), 2 calici di vino (10 euro l’uno). Coperto 5 euro.

Una porzione di rombo yakitori alla mugnaia (50 euro), due porzioni di risi e bisi con gamberetti di Mazara del Vallo (48 euro l’una) e una porzione di spaghetti al pomodoro (30 euro). 

Avete letto bene, e del resto lo scontrino di Venezia parla chiaro: 30 euro per un piatto di pasta con il sugo più semplice del mondo. Cifra allineata con i prezzi più salati della Serenissima, tristemente noti.

“Ma come si fa a pagare 30 euro per due spaghetti e un po’ di pomodoro? –si è lamentato De Luca– Pensavamo fosse l’assaggino, invece era tutto lì”. 

Siamo usciti dal ristorante con la fame, tanto che qualcuno ha proposto di andare al McDonald’s a saziarsi”. 

Il sindaco non ha avuto da ridire sulle altre portate, anche se ha precisato che erano “porzioni minuscole”. 

Il problema è proprio quello per De Luca, convinto che a parità di prezzo, al Sud si mangi meglio e soprattutto di più.

Per completare la cena, ci sono stati anche tre dolci (16 euro l’uno) e due liquori (12 euro l’uno). 

In totale, il prezzo medio recita 75 euro a commensale. 

La difesa di Venezia: “Bisogna consultare i prezzi sul menù”

Lo scontrino del ristorante di Venezia

La polemica del sindaco di Taormina con tanto di scontrino pubblicato sui social non è passata inosservata al Comune di Venezia. 

Ha replicato l’assessore al Turismo Simone Venturini: “Al ristorante è sempre bene consultare i prezzi sul menù. Venezia è una città dalla bellezza preziosa e costosa, e chi viene qui deve saperlo”. 

Come dire: se non ti piace, puoi anche andartene.

Ma De Luca, prevedibilmente, non si è fatto mettere in un angolo e ha ribattuto: 

“I prezzi li abbiamo controllati, ma gli spaghetti al pomodoro erano un fuori menù per un commensale dai gusti difficili. Non ci hanno detto quanto costavano, altrimenti avremmo ordinato altro. 

La giustificazione dell’assessore sui costi di Venezia non regge –ha aggiunto De Luca– sono due spaghetti e un po’ di pomodoro. Poi dicono che Taormina è cara”. 

Il confronto con Venezia: “A Taormina si mangia di più”

Ma lo “scatenato Cateno”, con la polemica dello scontrino da 300 euro, ha acceso il confronto social tra Venezia e Taormina. E a guardar bene, tra nord e sud. 

C’è chi ironizza sul fatto che gli spaghetti al pomodoro siano un piatto tipico veneziano, e chi suggerisce al sindaco De Luca di tornare a casa sua. 

C’è chi sostiene che Venezia sia una città unica al mondo, e chi la accusa di essere una trappola per turisti. 

E c’è chi, alla fine, afferma che un piatto di spaghetti al pomodoro è un piatto di spaghetti al pomodoro. Non importa quanto pittoresco sia il luogo in cui lo mangi.  

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