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27 Giugno 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:23

Vino, convince a metà il nuovo brand Sicilia

Nuovo giro di valzer sui vini a denominazione d'origine. Il Comitato Nazionale Vini d'Origine del Ministero delle Politiche Agricole ha detto si a nuove
Vino, convince a metà il nuovo brand Sicilia

Nuovo giro di valzer sui vini a denominazione d’origine. Il Comitato Nazionale Vini d’Origine del Ministero delle Politiche Agricole ha detto si a nuove richieste di riconoscimento di Doc, Docg e Igt e di modifica di disciplinari già esistenti.

Nascono tre nuove Doc, che salgono in totale a quota 314, una Igt e tre Docg. Le nuove denominazioni sono, in Sardegna, la Doc “Cagliari”, in Sicilia la Doc “Sicilia” e l’Igt “Terre Siciliane”, in Puglia la Doc “Tavoliere della Puglia” e le Docg “Castel del Monte Nero di Troia Riserva”, “Castel Del Monte Rosso Riserva”, “Castel del Monte Bombino Nero”.

Sono stati inoltre modificati i disciplinari delle Doc “Moscato di Pantelleria”, “Passito di Pantelleria” e “Pantelleria” e della Doc “Moscato di Siracusa” che cambia il nome in “Siracusa” e d’ora in poi ingloberà diverse tipologie monovarietali tra cui il moscato. Luce verde anche sulla modifica del disciplinare della Doc Castel del Monte (cambia la zona di produzione delle uve dopo la nascita dell’omonima Docg e entra la tipologia spumante) e della Doc “Colli Pesaresi”. In Sardegna via libera alle modifiche al disciplinare delle Doc “Cannonau di Sardegna”, “Nuragus di Cagliari” e della Igt “Isola dei Nuraghi”.

I nuovi riconoscimenti ai aggiungono a quelli approvati ad aprile e a quelli introdotti a maggio quando avevano visto la luce le Docg venete “Colli di Conegliano”, “Montello Rosso”, “Friularo di Bagnoli” (ora sono 14 le Docg del Veneto, seconda in lista per numero di Denominazioni di Origine Garantita dopo il Piemonte), la Doc “Romagna” (che accorpa le vecchie Doc “Cagnina di Romagna”, “Pagadebit di Romagna”, “Romagna Albana Spumante”, “Sangiovese di Romagna” e “Trebbiano di Romagna”), e la Doc “Terre di Cosenza” che assorbe come sottozone le vecchie Doc Donnici, Pollino, San Vito di Luzzi, Savuto e Verbicaro.

Si brinda in Sicilia dopo un’attesa durata vent’anni e un percorso di affrancamento graduale dall’immagine di un territorio patria dell’uva da taglio. Un percorso che ha già fruttato la creazione di 21 vini a denominazione d’origine dell’isola. “Nel 1991 il 93% del prodotto isolano era indirizzato o al mercato dello sfuso o al sistema assistito della distillazione”, è la ricostruzione che di questo percorso fa il sito siciliainformazioni. “Se oggi il 15% raggiunge i mercati come prodotto confezionato in Sicilia e un altro buon 35% come prodotto identificabile e proveniente dalla Sicilia, un buon passo avanti è stato fatto in un mercato caratterizzato da importanti reti d’impresa del nord e centro Italia e affollato di vecchi e nuovi protagonisti sulla scena internazionale”.

“Sarà un modo per rivitalizzare il comparto vitivinicolo dell’Isola”, ha dichiarato  Michele Cimino, Assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia. “Chi teme per la qualità sappia che i controlli saranno rigorosi”. Eppure la creazione di un brand unitario, che vincola le aziende ad utilizzare almeno il 50% di vitigni autoctoni, non convince, secondo una recente indagine condotta dalla rivista online Cronache di Gusto, più del 46% delle aziende vitivinicole siciliane.

 

Fonte: asca.it, agi.it, siciliainformazioni.com, economiasicilia.com, civiltadelbere.it

Foto: foggiaefoggia.com, agrigentoggi.org

 

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