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La frutta secca è in crescita

venerdì, 01 Gennaio 2010 di

Qual è la costante alimentare che vi ha accompagnato ininterrottamente in questi giorni di festa? La pasta? Beh, diversa e non tutti i giorni. Pesce? No, perchè alternato con la carne. Panettoni, pandori, struffoli, dolci? Nemmeno. La mia fonte di piacere a tutte le ore è stata la frutta secca! In attesa di, per accompagnare lettura e scrittura, per le bollicine con qualche amico di passaggio. In versione nude look che ben rivestita di cioccolato (praticamente tutta la produzione del mio pusher cilentano a base di fichi) è stata la vera costante di questo periodo. L’AGI riporta anche che ne abbiamo consumata di più rispetto all’anno scorso (Trend in aumento per la frutta secca (noci, nocciole e mandorle), che hanno segnato un piu’ 2,2 per cento nelle vendite). Il dato interessante indicato dalla Confederazione Italiana Agricoltori è la ricerca da parte degli Italiani di prodotti legati al territorio (Dunque, particolare attenzione ci sarà -segnala la Cia- per i tantissimi prodotti legati al territorio, che costituiscono un grande patrimonio per il nostro Paese. Non solo quelli a denominazione d’origine (Dop, Igp, Doc e Igt), ma anche quelli che hanno tradizioni profonde che sono oltre 4500. C’è, infatti, sempre una ricerca, da parte degli italiani, di prodotti di “nicchia”, frutto della paziente e secolare opera dei nostri agricoltori). Non sempre con la frutta secca questo trend può essere rispettato.

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Ho chiesto a Patrizia Spinelli Napoletano di presentare ai lettori di scattidigusto.it una delle sue famose interpretazioni scenografiche a base di cibo sul tema della frutta secca. Il risultato, secondo me, soddisfa sia l’occhio che il palato (discorso diverso per la bilancia, almeno a guardarla dall’alto…). Il fornitore della materia prima è stato soprattutto Lucio Cerrone che ha il suo punto vendita a Napoli, in via Manzoni. Il negozio è attivo da 40 anni, da quando il padre Gennaro lo ha aperto. Lucio sceglie la frutta secca a novembre per assicurarsi i calibri migliori. Tra le produzioni nazionali si distinguono le noci di Sorrento, le nocciole di Baiano e le castagne del “prete” di Montella. Il prodotto italiano spesso è difficile da trovare ed ha costi che non sempre il mercato è pronto ad accettare, spiega. Se la logica spinge a pensare che sia difficile trovare un ananas, un mango o una banana nostrani, meno prevedibile è che altri prodotti siano di importazione. Cerrone mi fa un elenco: prugne (Argentina), albicocche (Turchia), datteri (Israele), ananas (Brasile), pistacchi (California), uva sultanina (Argentina).

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L’attenzione si sposta sui fichi. Quelli arrivano dal Cilento. Ahiai, lo sappiamo in molti che i fichi cilentani in realtà hanno passaporto turco. In effetti possono venire anche dal Bosforo, annuisce Cerrone. Come distinguerli? E’ possibile identificarli guardando la forma e la base, ovale quello cilentano e con un foro più piccolo, più largo quello turco. Ma è soprattutto la morbidezza a farlo preferire in alcune lavorazioni: quello turco è più morbido. E poi c’è il fattore lavoro con la raccolta e l’essiccazione che hanno costi più elevati in Italia.

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Mi scopro non estremista in questo settore. Se l’albicocca mi piace non faccio caso alla sua provenienza. Anche perchè davanti a un banco assortito non so resistere…. Ma quanti leggono l’etichetta della frutta secca o acquistano solo in confezione?

Foto: Patrizia Spinelli Napoletano

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.