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Enologica e Povero Diavolo. Il mondo che verrà

domenica, 21 Novembre 2010 di

Portategli il discorso su argomenti
Che richiedano acume e sottigliezza,
vi saprà sciogliere il nodo gordiano
di tutto, come la sua giarrettiera
(W.Shaspeare, Enrico V)

Venerdì stavo ad Enologica, la bella manifestazione organizzata da Giorgio Melandri a Faenza su i vini e prodotti locali. Mi avevano invitato per discutere di futuro e contemporaneità, il titolo modaiolo e divertente era “dal passaparola all’ipad”. L’argomento era interessante e inaugurava il ciclo del “caravanserraglio” lo spazio culturale di Enologica.

Cosa ci riserva il futuro? Io non credo nelle rivoluzioni, penso che la storia dell’uomo si nutra di approssimazioni successive. Sono convinto che solo menti semplici, taglino tutto con la daga. Non ho mai subito il fascino di Alessandro Magno che recide il nodo di Gordio, credo che la conquista dell’occidente sia la capacità di scioglierli i nodi con santa pazienza e ragionamento.

Enologica-caravanserraglio-bocchetti-boco

Insomma quello che dicevo al pubblico che si era fermato a sentire me e Antonio Boco che chiacchieravamo di futuro e possibilità, è che non credo che la rete o gli ipad cancelleranno la carta. Sono convinto che il kindle non sostituirà mai i superstruzzi Enaudi.  La realtà è molto più sfumata di come ce la immaginiamo e raccontiamo, fatta di sfumature e non di scelte draconiane.

E’ fuori di dubbio, che il web è stato la novità della comunicazione e critica (non solo enogastronomica) del nuovo millennio, la velocità ed accessibilità del mezzo ha gettato i presupposti di una democraticizzazione del settore. Chiunque in punta di tastiera e con una macchina fotografica sottobraccio può raccontare a un pubblico più o meno numeroso le sue impressioni e la sua interpretazione di una cena, di una bottiglia.  Con la conseguenza diretta di de-sacralizzare il ruolo della critica e far viaggiare le informazioni ad alta velocità. Ma è altrettanto fuori di dubbio che la rete non abbia ancora l’autorevolezza e la solidità per scalzare forme più classiche di editoria. C’è poco da fare: continuiamo a parlare (bene o male non conta) delle guide, a dibattere se l’anonimato sia vero, a chiederci cosa sia passato nella testa di quel curatore che non ha premiato il nostro pupillo, a domandarci come mail il barolo di pincopallo non è apprezzato quanto desideriamo. Insomma, a mettere sempre al centro del nostro cogitare la vecchia editoria e le vecchie guide, croce e delizia. Altro che morte, altro che schiantate dal web 2.0! Del resto sono macchine rodate che lavorano con sicurezza e solidità, sarà molto complicato e lungo sostituirle.

Lo vedo bene anche sulla mia pelle, quando scrivo sul web sono molto diverso da quando scrivo su una guida o una rivista del settore. Nel secondo caso sono un mezzo, un servizio. Cerco quanto più possibile di essere neutro e obiettivo, di diventare strumento di una testata che ha un progetto a diffusione generalista ampio e strutturato, il mio ideale in questi casi è entrare in un ristorante, mangiare, bere, pagare il conto e uscire senza che nessuno si sia accorto di me. Un atteggiamento impensabile quando racconto sul web: qui mi interessa la narrazione, la storia. Mi nutro di confronto e rapporto con il cuoco o il patron di un locale, sulla scia della narrazione classica, in stile e continuità con quanto facevano Soldati o Piovene. Cerco come loro di raccontare al mio lettore un’emozione ed un sapere, qualcosa da apprezzare nel tempo.

Enologica-caravanserraglio

Vedete sono due mondi separati, che parlano di argomenti comuni ma con un’idea completamente differente. Non credo che ci sia uno giusto e uno sbagliato, non credo che questa continua via Pàl che è diventata l’enogastronomia italiana faccia del bene al settore.

La vera scommessa del futuro, la vera cifra della contemporaneità sarà integrare e far convivere questi mondi. Possibilmente contaminando gli uni con gli altri. Il meticciato sarà la cifra del contemporaneo in enogastronomia come in tutto.

Questo mi frullava nella mente mentre guidavo tra le vie torte della Romagna, abbandonando Faenza in direzione Torriana. Pensavo a come quadrare il cerchio di tutto questo ragionamento. Poi la sera a cena al tavolo di legno del Povero Diavolo, vinto da una gragnuola di piatti che mi arrivavano a getto continuo, di sapori moderni e innovativi, che si nutrivano però di climat e tradizione, mi è stato tutto chiaro. Finalmente a casa, non più avanguardia contro tradizione, guelfi e ghibellini, giusti o sbagliati: ma solo il giusto fluire del tempo, una progressione logica che ha in se tutto il presente, il passato e il germe del futuro.

Talvolta non è tanto importante puntare l’obiettivo, la destinazione. Ma concentrarsi sul viaggio…