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Il Fiano di Picariello e il Taurasi di Molettieri applauditi a Le Coq

lunedì, 23 Aprile 2012 di

Prima uscita pubblica per Stefano Preli, nuovo chef de Le Coq, il bistrot di Monteverde che più di una volta abbiamo citato su queste pagine. L’arrivo di Preli è stata l’occasione per organizzare un incontro con i lettori di Scatti di Gusto. Titolo, Irpinia Superstar, dovuto alla presenza di due produttori di eccellenza della Campania: Ciro Picariello e Salvatore Molettieri.

Fiano e Taurasi per un personale omaggio a due vini che accompagnano le mie estati. Il fiano di Ciro Picariello è invincibile abbinato all’entrée del tramonto con mozzarella di bufala e gamberi crudi, mentre il Taurasi di Salvatore Molettieri dà colore alle serate colte da temporali e anticipa i sapori di terra dell’autunno.

Un piacere condiviso dai commensali che hanno partecipato all’evento e che ringraziamo per aver animato l’accoglienza ai fornelli del locale di Silvia Battistel e Claudio Fiorini di Stefano Preli.

Un panino con porchetta ha avviato la cena di degustazione e ha accompagnato le piluccature dei tre fiano di Ciro Picariello. Un buon inizio semplice e di timbro profondo come ti aspetti in un bistrot.

L’uovo in camicia di pane raffermo con salsa al parmigiano e asparagi verdi è un antipasto solido con il formaggio invecchiato e la verdura che sostiene la spinta. Con il fiano mette in evidenza la nota più affumicata.

La prova del nove è affidata al Mantecato di riso Carnaroli, burro, acciughe del Cantabrico, nocciole e caffè. Rispetto alla versione di prova, Stefano Preli ha aumentato il peso dell’acciuga il cui sapore contrasta efficacemente il burro francese. All’abbinamento, il fiano 2006 sembra quello più interessante.

Il Taurasi di Salvatore Molettieri ha trovato un ottimo compagno di strada nel Filetto di maiale porchettato su salsa di asparagi verdi e cipolla infornata. Ha “retto” benissimo alla potenza del 2001 e del 1996. La salsa di asparagi è la verdura giusta per dialogare con un maiale di ottime fattezze.

Per la Riserva abbiamo scelto di accompagnare il vino con due altre eccellenze presentate da Francesco Apricò de La Tradizione di via Cipro.

A tenere compagnia al vino, un pecorino bottaiolo, cioè un pecorino del Monte Amiata (confermo il conflitto di interessi territoriale) ricco di erba e fiori che viene asciugato in grotte naturali della Valnerina (e qui lo massaggiano con olio e aceto) prima di metterlo in barili con foglie di noci ed erbe aromatiche di montagna per un affinamento di 100 giorni. Risultato, un formaggio corposo che sa di fieno e di tartufo. Da vino strutturato, insomma.

Ancora più piacevole e intenso il “Campa…vallo”, fiore all’occhiello della produzione di Renzo Fantucci. E’ prodotto in Irpinia con latte di vacche al pascolo e tecniche di lavorazione di vecchia tradizione. E poi portato in villeggiatura a Vallo di Nera e prima dei 3 anni non viene rilasciato (ma arriva tranquillamente a 6-7). Gli ultimi sei mesi affina sepolto sotto la coltre di floglie di noci ed erbe aromatiche di montagna. Molto pungente in bocca, è il formaggio che risveglia i sensi. Un matrimonio d’eccezione per l’Irpinia Superstar da cui trae origine.

Chiusura affidata a un cannolo con ricotta e visciole.

Ecco di seguito le note di degustazione di Alessandro Bocchetti, Carlo Bertilaccio, Stefano Ronconi e Maurizio Valeriani dei vini con la solita scalita in scatti da 1 a 4 e la menzione speciale del secchio nel caso di beva “esagerata”.

Ciro Picariello

DOCG Fiano di Avellino 2010
L’ultima uscita è un grande prospetto di Fiano: una lama affilata ricca di acidità, profumata di agrume giallo e verde, cedro, semi di limone, qualche accenno di fumè, grande bevibilità che porta alla beva compulsiva.
Da aspettare con pazienza.
  e secchio

DOCG Fiano di Avellino 2007
Quasi atipico nella sequenza dei vini di Picariello ma specchio fedele dell’annata calda e anticipata: naso di nocciola, frutta matura, retrolfatto fumè e finale di caramella d’orzo e di frutta secca. All’assaggio frutta matura, qualche nota sulfurea, pronto e godibile a tavola; potenziale evolutivo quasi al massimo. Piacevole oggi e ancora per 2/3 anni.
Per la tavola.
 e ½

DOCG Fiano di Avellino 2006
Ancora indietro nel tempo per apprezzare il grande potenziale evolutivo del Fiano: inizia con qualche nota di riduzione che presto lascia spazio a note di agrume candito,  legno di cedro, macchia mediterranea; in bocca risulta vitale,  ancora fresco, di buona complessità e ancora in grado di maturare bene per 4/5 anni.
Grande prova di fiano.
 e ½

Salvatore Molettieri

DOCG Taurasi Vigna 5 Querce 1992
Prima annata imbottigliata come DOCG da Salvatore Molettieri; il naso parte veramente ampio con note di  curry, spezie orientali, legno, poi con la permanenza nel bicchiere si spegne appena. In bocca presenta acidità fin troppo esuberante note terrose e scure, le note fruttate sono mature e concentrate,  il tannino è ancora spigoloso, l’evoluzione ulteriore incerta.
Annata problematica.
 e ½

DOCG Taurasi Vigna 5 Querce 1996
Annata che regala una interpretazione del Taurasi  sensuale con un naso sanguigno e ferroso, note di sottobosco e fungo secco, goudron e note scure;  vino evoluto che dona sensazioni di grande piacevolezza. Connubio di trama tannica fine e frutto rosso, ciliegia e prugna, ancora integro e godibile.
Piacevolezza immediata.

DOCG Taurasi Vigna 5 Querce 2001
Vino monumentale con grande peso e materico: parte chiuso e restio poi si concede con qualche sbuffo alcolico, con note scure , di frutta in confettura e humus, in bocca si allarga facendo percepire l’abbondanza di materia equilibrata da acidità e tannini di qualità con un frutto rosso ancora croccante: è spigoloso come i Taurasi di razza  ma con un potenziale evolutivo ancora inespresso.
Monumento di Taurasi
 e ½

DOCG Taurasi Vigna 5 Querce Riserva 2004
L’unica riserva assaggiata nell’occasione: si concede con qualche ritrosia aristocratica all’olfatto che rivela dopo qualche minuto note balsamiche, speziato e di  frutto rosso ancora croccante;  in bocca rivela un equilibrio superiore , tessitura di grande qualità, tannino in quantità ma fine, acidità vivissima, bevibilità eccellente.
Da bere e ribere.
 

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.