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Istanbul. La guida in 7 imperdibili indirizzi per mangiare e dormire

venerdì, 11 Agosto 2017 di

svinando

Ho avuto la fortuna di godere di una collocazione invidiabile a casa di un caro amico che per lavoro vive a Istanbul da 3 anni, Gianni Mastrangelo, un gentleman napoletano del nuovo millennio, ma con il buongusto del vecchio ospite straordinario e prodigo di quelle dritte che rendono permanenza una vacanza: i suoi 5 metri dal Bosforo battono le stelle dei grandi alberghi e mi hanno guidato nei 7 Scatti di Gusto che vi propongo.

1. Dove dormire a Istanbul

Istanbul è sconfinata, brulicante, magmatica, piena zeppa di scoperte, sorprese, abitudini diverse dalle nostre (i turchi amano mangiare e star fuori di casa a tutte le ore), da qui folla e traffico a ciclo continuo: se non vi collocate in modo strategico, quanto meno sul breve periodo, non riuscirete ad abbracciarla in modo soddisfacente. Per come l’ho vissuta, la collocazione migliore non può fare a meno della scena del Bosforo (dai delfini alle petroliere): più sarete vicini al Bosforo, più entrerete nel cuore della città.

La primissima fila ce l’hanno luxury hotel come Four Seasons Bosphorus, Ciragan Kempinski e Les Ottomans, ma che consiglio sarebbe? Lavorate perciò su Airbnb e simili, ma nei sobborghi di Ortaköy, Kurocesme, Bebek-Arnavutköy, Istinye, Yeniköy, nel centralissimo giovane di Karaköy, o in quello più tranquillo di Cankurtaran, oppure in Asia, a Kuzguncuk, Kadiköy e Uskudar, dove sarete costretti agli orari dei traghetti, ma non soffrirete disagi se imposterete la giornata in modo conseguente, con 6/8 h fuori di casa, e la serata nella tranquillità del vostro sobborgo in riva al Bosforo.

2. La taverna per iniziare e terminare il viaggio

Il ristorante, anzi la meyhane (taverna), con cui aprire o chiudere il viaggio: il Cibalikapi a 2 passi da Balat, quartiere che tra l’altro non potrete fare a meno di vedere, insieme ai limitrofi Fatih e Fener. Non una scoperta ma una conferma, con un più attento rilievo alla storia che si porta con sé. Il suo patron è Behzat Şahín, un ex-giornalista tv che oltre 15 anni fa perse il lavoro e decise di assecondare la passione del cibo, solo in parte perseguita professionalmente fino ad allora. Più o meno come se il ns. Vincenzo Pagano decidesse di aprire un’osteria, dove servire tutti i suoi saperi e pensieri di cibo e cucina, a un prezzo accessibile a tutti.

Dunque, Cibalikapi (che nel tempo ha aperto una 2a sede a Kadiköy) è consacrato al pesce, da qui il gioco di parole nel suo nome, tra Cibali, la zona in cui si trova, Balik, pesce, e Kapi, porta, e alle esperienze di ricerca e passione che Behzat è andato facendo negli anni a Istanbul e in tutto il suo paese, nell’Egeo e anche più lontano nel Mediterraneo. Si parte con il grande vassoio con ca 25/30 meze (antipasti), che ruotano tra i 200 ca inclusi nel repertorio dello chef Mehmet Aras, in omaggio a spesa, disponibilità di mercato e stagioni, e con alcuni piatti principali, che seguono lo stesso criterio.

A parte la Purea di fave, inserita per la sua semplice bellezza, si è mangiato quello che vedete nelle foto (Behzat è anche appassionato fotografo), e altro ancora: Cibalikapı Usulü Girit Ezmesi (Patè cretese di olive verdi), Balık Turşusu – Saraylı (Pesce in marinatura ‘da sultani’), Fava, Kuru Börülce Salatası (Insalata di piselli degli occhi neri), Levrekli Kurutulmuş Domates Dolması (Involtini di pomodori secchi e spigola), Izgara Kalamar/ Ahtapot /Hamsi Kuşu (Calamaro, polipo e alici grigliati), Cibalikapı Tatlısı (Cibalikapi dessert). Tutto ben presentato e soprattutto buono, servito con solerzia da camerieri che vanno infaticabili su e giù per le scale che collegano i 4 piani del piccolo locale (e che, non solo per la distanza linguistica, non indugiano in quelle pappardelle esplicative dei piatti, che qui da noi fin troppo spesso risultano un po’ appiccicate). Senza superare i 20 € a testa in 4, per una quindicina e forse più di meze, 2 piatti principali (calamaro e polipo grigliato, entrambi freschissimi e di impeccabile fattura), 2 cestini con pani fragranti, 2 dessert e vario bere (abbiamo aperto con una birra Efes ghiacciata, e poi seguito la modalità locale di accompagno delle meze con raki e acqua minerale bella fresca, che a Istanbul arriva ovunque di default).

I vini tuttavia non mancano e costano il giusto. A margine posso dire che a casa ho bevuto un Çancaya Kavaklidere (Anatolia, emir narince – sultana) e un Suvla Behramli (Gallipoli, cabernet sauvignon – karasakiz), entrambi degni di rispetto e al di sotto dei 10 € in origine. Perciò, fossi in voi, mi farei consigliare da Behzat proprio dei vini turchi, né mi farei mancare 4 chiacchiere con la sua naturale gentilezza, e aggiungerei il poco che basta per l’acquisto del libro che lui stesso ha scritto con la storia e le ricette di Cibalikapi, souvenir di rara quanto utile concretezza. Anzi, se non ci fossi andato in chiusura, ci sarei tornato una seconda volta, così avrei assaggiato tutto il repertorio del periodo o almeno quasi.

Cibalikapi, Kadir Has Caddesi 5, Cibali – Haliç, (0212) 5332846, 5332789, Mobile (0533) 0225151

3. Lokantasi, ovvero le trattorie popolari, e i take away

Altri posti dove mangiare? Direi meglio altri modi, specie se la giornata dovesse avervi stancato un po’. In caso di collocazione ideale in front of Bosforo, per esempio, non vi farete mancare economici e funzionali take away, soprattutto dalle lokantasi, trattorie semplici e popolari, disseminate ovunque, così mangiate bene spendendo poco e magari sfruttate la vostra invidiabile location casalinga, che appunto non sempre è alla portata di questo tipo di locali. In più, in quasi tutti i quartieri ci sono i Belediyesi Sosyal Tesisleri, ovvero i ristoranti della municipalità, con cucina, servizio e prezzi davanti ai quali ci si può solo togliere l’indispensabile cappello anti sole, in alcuni casi provvisti di location niente male, vedi Haliç e Kasimpaşa, sulle rive del Corno d’Oro, Istinye, Bebek-Arnavutköy, Cankurtaran, dove ho mangiato con soddisfazione su un pezzo di lungomare (dedicato a Kennedy), apparentabile a celebrità come via Caracciolo e il Malecon, ecc.

Risiedendo a Ortaköy, ho fatto dei take away impagabili da Kuru Fasulyecisi, con cayeli kuru fasulyesi (il piatto turco della casa, fagioli cotti in sugo di carne), bizce köfte (polpette di manzo), çorba (zuppe), molto buone a meno di 2 €, giusto per dare un prezzo orientativo, oltre a vari altri contorni di giornata da provare; Şişko Dürüm, per il kebap; Ortaköy Firini, per pane, biscotti e dolci; Elise Karadeniz, per il lahmacun e la pide, la pizza turca (che ho mangiato ancora più buona e servita al tavolo con simpatia da Hocapaşa Pidecisi, a Sirkeci, alla fine di uno dei giorni dedicati ai monumenti di Sultanahmet).

4. Il pesce è di casa a Istanbul

Una giornata in Asia, a Kadiköy, dove c’è l’altra sede di Cibalikapi, un quartiere sempre in movimento, che si può cominciare a scoprire con un bel giro completo in un vecchio tramvetto circolare di linea. Per mangiare, aggiungerei anche Kadi Nimet Balikçilik, dove all’esterno, avrete alle spalle il profumo, le forme e i colori del banco della loro pescheria; oppure, a distanza di pochi metri, potrete cavarvela come tanti turchi con gli imbattibili varietà e prezzi di Haydar Usta Döner, ovvero con un semplice balik ekmek (panino di pesce grigliato, con insalata e cipolle) a 1€, o qualsiasi altro tipo di locale street food. In alternativa e in energia, si può ripartire alla volta di Uskudar, che non è tanto distante, per andarsene all’ombra del vicino verde tranquillo di Kuzguncuk. Oppure riprendere un traghetto per Karaköy, altro quartiere centralissimo, pieno zeppo di locali e localini, dove si sta lavorando alacremente a una ristrutturazione complessiva, e ci si può riposare con un pranzo ben servito nel fresco lindo e condizionato della Karaköy Lokantasi (es.: un maccarello grigliato a 8 €, ma era il piatto più costoso), mentre per un menu più ricercato, si può andarci di sera, quando i prezzi salgono e si trasforma in una meyhane di charme, anche grazie alle pareti tutte maiolicate.

5. Il giro del Bosforo con 1 €

Un giro nel traghetto di linea da Beşiktaş a Rumeli Kavagi: vedrete con meno di 1 € tutta la costa europea del Bosforo in 1h e 30’ ca (compreso il castello di Rumeli Hisari, del quale si può passare il giro sugli spalti sotto il sole battente), senza l’oppressione dei tour operator, ma in compagnia degli abitanti dei sobborghi lungo la strada. In più, con altri 50 centesimi, il barista di bordo vi servirà un buon tè bollente nel classico bicchierino di vetro. Una volta arrivati al capolinea, restate sul traghetto e scendete invece sulla via del ritorno, che è immediato, a Istinye (a ridosso delle case di Yeniköy, le più belle che ho visto sul Bosforo, ma mi è stato detto che ce ne sono di più sulla riva opposta). Vi scegliete una delle tante opzioni di balik a portata di mare o di frasca, e con un bus piuttosto frequente in poco tempo tornate a Beşiktaş o lungo la strada, a secondo della vostra collocazione.

6. I monumenti e lo shopping

Se avete solo 7 – 10 giorni a disposizione, i luoghi monumentali da vedere davvero sono 5: Topkapi e Dolmabahce Sarayi, che, per motivi legati alla grandezza o alle modalità di visita vi porteranno via 1 giorno a testa, dato in 3/4h il limite museale giornaliero; Basilica Cisterna, Aya Sophya e Moschea Blu, tutti e 3 da colpo solo, anche per vicinanza. Discorso a parte per il Kapali Çarşi, ovvero il Gran Bazar, 1 giorno se si vuole veramente comprare (anche per il dovuto rito della contrattazione), molto meno se basta curiosare (stesso dicasi in misura ridotta, per il Misir Çarşisi, ovvero il Bazar delle Spezie), entrambi inseribili come pendant nella 3 giorni complessiva dedicata ai pezzi da museo.

7. Il rito del tè e i consigli di Anthony Bourdain

Ci metto un giro nel numero uno dei centri, Istiklal Caddesi, da piazza Taksim alla Torre di Galata. Con sosta tè in uno dei 2 pasaji, da vedere entrambi, Cicek e Hatzopoulos; e una visita al Pera Palas, dove un invitante vetturiere vi farà entrare per un tuffo di sguardi nella vecchia Istanbul.

Mentre per mangiare si può utilizzare il dedalo delle stradine dalla parte destra, magari seguendo uno dei tanti consigli di Anthony Bourdain, che ha stazionato a lungo in città, come Kenan Usta Ocakbaşi, che si trova facilmente.

Da evitare

La gita, appunto, alle Isole dei Principi, e a Buyukada in particolare. Come andare a Ischia o Capri la domenica, partendo però da una ventina di milioni di potenziali visitatori. Infestate da carrozzelle, scortesia, turismo della domenica spalmato per tutta la settimana, prezzi più alti e bassa qualità generale. Non valgono la giornata che richiedono, tranne forse che in bassissima stagione, ammesso che ce ne sia una. Vi ho improvvisato, purtroppo all’ultimo momento e senza telefono, la ricerca della casa dove sembra che l’esule Lev Trotsky abbia cominciato a scrivere la sua Storia della rivoluzione russa: ho chiesto ad almeno 30 locali inconsapevoli, e l’ultimo, che pure sembrava sapere il fatto suo, ci ha portato davanti a una priva di conferme poi rivelatasi sbagliata. Il segno che la rivoluzione russa, almeno tra quei principi, russa veramente della grossa.

Mentre invece Istanbul è sempre sveglia, viva e lotterà di sicuro insieme a voi, pronta a traghettarvi ogni giorno sulla riva di qualcosa o, meglio ancora, di qualcuno.

[Alessandro Spinaci. Immagini:Behzat Şahín, Alessandra Spinaci, Tour2Tr.com, Too Istanbul, SUITCASE MagazineTrekEarth,OrangeSmile Tours]