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Il tacchino ripieno arrosto, la ricetta

mercoledì, 27 Novembre 2019 di

Una delle festività più sentite negli USA è il Thanksgiving, il Giorno del Ringraziamento: viene celebrata il quarto giovedì di novembre, in segno di gratitudine per il raccolto e per quanto ricevuto durante l’anno trascorso. E come ogni festività viene celebrata a tavola – e il piatto forte delle celebrazioni è il tacchino ripieno arrosto.

La prima celebrazione del Ringraziamento risale al 1621, e venne proclamata ufficialmente come festività nel novembre 1623, quando William Bradford, governatore della Virginia, emise lun’ordinanza che diceva: «Tutti voi Pellegrini, con le vostre mogli e i vostri piccoli, radunatevi alla Casa delle Assemblee, sulla collina… per ascoltare lì il pastore e rendere Grazie a Dio Onnipotente per tutte le sue benedizioni.»

Il tacchino, e il mais, venivano allevati e coltivati con l’aiuto degli indigeni, e per questo fanno parte del menu tradizionale di Thanksgiving.

Il Mi View Restaurant by Artimondo, il ristorante al ventesimo piano del World Join Center di via Achille Papa, zona Portello, aperto a settembre, propone un menu dedicato alla festività: tacchino arrosto, con un ripieno di castagne, da accompagnare con una marmellata di mirtilli rossi leggermente senapata, pannocchie croccanti, pane di mais, un tortino caldo di patate e formaggio, insalata di peperone rosso e avocado, fagiolini verdi con bacon, purea morbida di zucca servita con riso selvaggio, e per dolce una frolla farcita con zucca e noci pecan.

Il tutto, cucinato dallo chef Cristian Spagnoli, viene preparato con ingredienti che provengono da Artimondo, il circuito di eccellenze artigianali curato dal patron del MiView Antonio Intiglietta (che troverà la sua espressione nell’Artigiano in Giera, nei prossini giorni a Milano): il tacchino viene da un allevamento italiano, e nel ripieno vengono usate le patate della Sila.

Ecco la ricetta del MiView per il tacchino del Ringraziamento.

La ricetta del tacchino arrosto

Ingredienti

1 tacchino maschio, peso intorno ai 15 kg  (se il tacchino è femmina, peso fra i 7 e i 9 kg)
Fette di lardo tagliato a spessore medio
3 arance

Per la marinatura
1 l di acqua
30 g di sale
15 g di zucchero
spezie e aromi
sale, pepe

Per il ripieno
4 kg di castagne
1 kg di patate
350 g di burro
1 mazzetto di rosmarino, salvia, timo e alloro

Parmigiano q.b.
rosso d’uovo q.b.

Procedimento

Per la marinatura

Preparare la salamoia e mettervi il tacchino.

Lasciare il tacchino in salamoia per almeno 2 ore (meglio se per una notte), rigirandolo spesso.

A casa si può avvolgere il tacchino in uno strofinaccio imbevuto di salamoia se non si può rigirarlo spesso.

Al termine della marinatura, asciugarlo e strofinare la pelle con una miscela di sale e pepe. 

Per il ripieno

Far rosolare le patate crude e ben tagliate bagnandole di tanto in tanto con del brodo.

Quando iniziano a sfaldarsi aggiungere le castagne già sbollentate.

Lasciare tutto sul fuoco finché non diventa una sorta di purea.

Togliere dal fuoco e legare con parmigiano e rosso d’uovo.

Con il composto finale riempire il tacchino e cucire in modo che non fuoriesca.

In base alla grandezza variano sia i tempi che le temperature. 

Se il tacchino fosse femmina e quindi tra i 7 e i 9 chili, partiamo da due ore a 160 gradi e poi l’ultima ora di cottura a 185 gradi. 

Per la cottura

Ricoprire il petto con fette di lardo medio spesse e procedere alla legatura del tacchino con uno spago.

Arrostire il tacchino in forno ricoperto di carta stagnola per 2 ore a 170 gradi.

Dopo due ore, estrarlo e scoprirlo, versare sul tacchino il succo di tre arance.

Infornarlo nuovamente, scoperto, e cuocerlo per 1 ora a 190 gradi.

Durante la cottura bagnare spesso con il fondo di cottura la pelle, così che non si secchi.

Servire con salsa gravy (il fondo di cottura ristretto).

A vederla tutta, questa ricetta si presenta abbastanza lussuriosa e lussureggiante: per questo vi ricordiamo la ricetta del tacchino arrosto, più “leggera” (il ripieno prevede verdure, sedano e cipolla, peperoni rosolati nel burro, brodo di pollo e panna, e pan sbriciolato), dell’Hard Rock Cafè.

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.