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Marc Veyrat perde la causa contro la Michelin oltre alla terza stella

mercoledì, 01 Gennaio 2020 di

Anno da dimenticare per Marc Veyrat, l’istrionico chef francese del ristorante La Maison des Bois che, dopo aver perso la terza stella Michelin quest’anno appena un anno dopo averla conquistata, è stato battuto in tribunale dal legale della Guida Michelin nella causa che aveva intentato contro la temuta Rossa.

Per Veyrat, gli ispettori della guida gli avevano levato la terza stella senza essere andati al suo ristorante. Affermazione poi corretta puntando il dito sull’incompetenza degli ispettori che erano sì andati al ristorante, ma non avevano capito che nel piatto ci fosse la sua prodigiosa emulsione di formaggi della Savoia e non una volgare fetta di cheddar: il colore era dovuto all’utilizzo dello zafferano.

Il Tribunale di Nanterre, cui si era rivolto lo chef diventato famoso presso il grande pubblico per il suo cappello nero a larghe falde, ha rigettato in toto le sue richieste.

Una vittoria pesante per la Guida Michelin che ha visto riconosciuta dal tribunale la posizione difesa dall’avvocato Richard Malka.

Lo chef, assistito da Emmanuel Ravanas, aveva domandato al tribunale di intimare alla Michelin di fornire le prove del giudizio che gli era costato il declassamento da 3 a 2 stelle a partire dalle ricevute dei pagamenti effettuati dagli ispettori oltre alle schede e ai documenti relativi alle visite a Manigod in Alta Savoia.

Le richieste comprendevano anche l’identificazione degli ispettori, che come noto visitano i ristoranti in anonimato, e la lista dei diplomi e degli attestati idonei a testimoniare la loro capacità di giudicare i piatti dello chef.

Dall’altra parte, l’avvocato della Guida Michelin aveva chiesto 30.000 € per danni di immagine e causa temeraria.

Il giudice monocratico che ha presieduto l’udienza del 27 novembre (l’agenzia AFP è entrata in possesso degli atti solo l’ultimo giorno dell’anno) ha rigettato le richieste dello chef.

Per il giudice non c’è contestazione sui documenti relativi a conti e fatture prodotte dagli ispettori su richiesta di Veyrat che ne conosceva l’esistenza considerato lo scambio epistolare tra lui e il direttore della Guida Michelin. E non emerge da questi documenti elementi a sostegno delle tesi dello chef (il signor Veyrat non produce alcun documento relativo all’esistenza del danno e al realtà del loro pregiudizio).

Quindi il tribunale considera inesistente la possibilità di azioni future basate sull’articolo 1240 del codice civile francese.

Quanto al punto relativo alle capacità degli ispettori, la memoria del giudice di Nanterre sposa le argomentazioni dell’avvocato della Guida Michelin. Veyrat non fornisce alcuna prova relativa alla necessità e all’utilità ci conoscere le capacità degli ispettori che hanno effettuato la valutazione poi pubblicata sulla guida nel 2018 e nel 2019. Sembra di capire che se i giudici erano stati capaci a dare le 3 stelle, lo sono altrettanto nel levarne una o come si dice addolcendo la pillola nel confermarne 2.

Di conseguenza, si deve rilevare che questi documenti non sono sufficienti per dimostrare l’esistenza di un motivo legittimo in grado di giustificare un attacco sproporzionato all’indipendenza della valutazione che costituisce la libertà di espressione degli ispettori della guida Michelin, garantita dall’articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini e dall’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” . Decidendo diversamente, il giudice in un procedimento sommario avrebbe aperto una notevole violazione.

Tuttavia, il tribunale non ha concesso a Michelin i 30.000 € richiesti, ma, più modestamente, 1.500 € per gli oneri del processo (e per analogia sottolinea Le Figaro, l’equivalente di quattro menu di degustazione bevande escluse presso la Maison des Bois.

L’avvocato dello chef ha dichiarato al quotidiano francese che non è stata presa alcuna decisione in merito a un possibile appello anche se Marc Veyrat vuole combattere ancora e non arrendersi. Lo fa per il bene delle professione tant’è che alla Michelin aveva chiesto il risarcimento simbolico di 1 €.

Ma, in un comunicato stampa, il suo avvocato ha affermato che “questa decisione (…) non sembra essere conforme alla legge, aggiungendo condizioni alla procedura provvisoria non previste nei testi. Va ricordato che non esiste una protezione giuridica particolare per i critici gastronomici che non siano anche giornalisti (…) Allo stato attuale, può solo continuare a pensare che la Maison des Bois sia stata vittima di un errore di valutazione con gli ispettori che hanno in particolare confuso una ricetta complessa basata sui prodotti della Savoia con una volgare fetta di formaggio cheddar. Marc Veyrat rimane determinato a scoprire la verità e ci farà presto sapere quali azioni intende intraprendere, perseguendo non un obiettivo finanziario, ma la semplice richiesta di essere tolto dalla Guida Michelin ” .

Marc Veyrat, sottolinea Le Figaro, è stato punito sul punto della doppia dichiarazione alla stampa: prima gli ispettori non erano andati, poi erano incompetenti e si è lamentato della perdita della terza stella. Ma la perdita, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, aveva aumentato in maniera significativa il fatturato del ristorante (7%).

Insomma, la Guida Michelin fa sempre notizia ed è la guida con il migliore tasso di conversione dei lettori in clienti dei ristoranti illuminati dalle sue stelle.

A noi in Italia resterà solo il dubbio delle sue affermazioni a Sud Radio. La guida è cambiata, ha detto, e non in meglio. Si dice che in Asia si possano comprare le stelle mentre in Italia sta per uscire una Guida Michelin nera. Guida nera o libro nero?

[Link: Le Figaro, AFP, France Info, Sud Radio. Immagine di copertina: Jacques Demarthon AFP]