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Sirio Maccioni. Addio al re della cucina italiana negli Stati Uniti

Sirio Maccioni, classe 1932, aveva aperto il mitico ristorante Le Cirque a New York e ci ha lasciato all'età di 88 anni, compiuti il 5 aprile
lunedì, 20 Aprile 2020 di

svinando

La morte ha colto Sirio Maccioni, ristoratore di fama mondiale, nella sua abitazione di Montecatini Terme, la sua città natale. Aveva compiuto 88 anni il 5 aprile scorso.

Aveva costruito la sua fortuna in America quando nel 1974 si era messo in proprio ed aveva aperto il ristorante Le Cirque a New York. A dare la notizia agli amici della Valdinievole è stato il figlio Mauro che si divide tra la Toscana e gli Stati Uniti.

Maccioni aveva iniziato la gavetta in Italia al Grand Hotel La Pace di Montecatini e poi si era trasferito all’estero: al Plaza Athénée di Parigi, all’Hotel Atlantic di Amburgo e sulle grandi navi da crociera lungo la rotta Europa-Usa.

Ma il successo arriva con l’apertura del ristorante Le Cirque, nel 1974, all’interno del Mayfair Hotel, che diventa il simbolo della ristorazione nella Grande Mela e viene frequentato dai personaggi più noti del jet set internazionale, a partire dai presidenti USA, Nixon, Carter, Reagan, Clinton sono ospiti abituali. Ma anche celebrità come Sophia Loren e Kirk Douglas.

Le Cirque, come dice il nome, proponeva cucina francese, e italiana. Lo dice il figlio Mario in questa intervista del 2015: al 70% cucina francese, al 30% cucina italiana. Tuttavia, Maccioni alza l’asticella della ristorazione italiana in America proponendo una cucina di alto livello e importando le materie prime dei suoi piatti direttamente dall’Italia. All’epoca, una vera e propria novità per gli Stati Uniti.

Per raggiungere il successo si preoccupava di far apparire il ristorante sempre pieno e i camerieri erano abilissimi nel far sparire i tavoli vuoti dalla sala: “Io distraevo i clienti seduti, loro erano abilissimi a togliere di mezzo tavoli non occupati. Sembravo sempre al completo”

Le Cirque chiuse e riaprì al Palace Hotel con l’insegna Le Cirque 2000 nel 1997. Ci fu anche una terza apertura, nel 2006, alla Bloomberg Tower, chiusa nel 2017. Con l’aiuto della moglie Egidiana e dei figli Mario, Marco e Mauro, Maccioni aprì altri locali a Las Vegas (Hotel Bellagio), in India, Abu Dhabi, Repubblica Dominicana. 

Maccioni è rimasto sempre legato all’Italia e alla Toscana; ritornava spesso a Montecatini, dove ospitava a cena personaggi come Woody Allen o Robert De Niro. E della Toscana ha portato negli Stati Uniti i prodotti migliori, come il lardo di Colonnata.

«Negli Stati Uniti la gente vuole una cucina semplice. Tutti mi chiedono la pasta. In questi anni, però, ho capito che i piatti toscani sono quelli che piacciono di più. Per esempio, il bollito come lo fa mia moglie, non lo fa nessuno» disse in una intervista nel 2012. E il bollito misto, leggermente rivisitato, era uno dei piatti che anche i suoi colleghi chef, a partire da Paul Bocuse, più apprezzavano. Henry Kissinger amava i suoi ravioli di baccalà, Woody Allen la sua crème brulèe, reinventata da Maccioni e sua moglie, che negli anni Ottanta del secolo scorso è diventata un simbolo della rinascita della ristorazione mondiale.

Un altro dei grandi vecchi del mondo della ristorazione che se ne va, gente come Gualtiero Marchesi, Paul Bocuse, Michel Roux, ma anche Giacomo Bulleri: uomini che hanno influenzato, e cambiato, profondamente la cucina, e i ristoranti, del loro tempo.

Congedandosi da Giovanni Paolo II, qualche anno fa, Maccioni gli disse che per lui ci sarebbe stato sempre posto nel suo Le Cirque. E aggiunse: “Santità, prenoti invece un posto per me e per lei in Paradiso”.

[Immagine: Sabrina Wender/New York Post]

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.

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