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Nuovo Dpcm il 7 novembre per evitare il lockdown dei ristoranti

Lo scenario 4 per l'Italia significherebbe essere a un passo dal lockdown . Il Governo lavora a un nuovo Dpcm che lo eviti ma il tempo è poco
venerdì, 30 Ottobre 2020 di

Il soft lockdown, se così vogliamo chiamarlo, di Germania e Francia sembra lasciare poco spazio di manovra all’Italia che li insegue con l’impennata della curva dei contagi. Un nuovo Dpcm è dato per scontato la settimana prossima a meno di una miracolosa inversione della curva e un raffreddamento dell’indice Rt che avrebbe già superato quota 1,5. Un numero che apre le porte sul baratro dello scenario peggiore, il 4 cioè il più grave nella scala di pericolosità, e del lockdown totale.

La parola non piace a Giuseppe Conte che cerca di evitare lo strumento che condannerebbe l’economia del Paese. Le indicazioni che arrivano dal Comitato Tecnico Scientifico sono chiare, meno quelle normative che cercano di salvare il salvabile.

La ristorazione al momento è tra i settori più colpiti come dimostrano le tabelle dei ristori previsti dal Decreto Legge che deve sostenerla. Sono messi peggio solo le discoteche e i locali notturni a guardare l’indice del 400% di ristoro.

Come è cresciuto il contagio

I segnali che avevano fatto sperare in un possibile miglioramento delle misure restrittive sono naufragati nello spazio di 24 ore. La tanto discussa ordinanza della Provincia di Bolzano che permetteva la chiusura dei ristoranti alle 22 è stata ritirata. Anzi, nel quadro sanitario che si delinea, l’Alto Adige è in zona critica insieme a Liguria, Lazio e Valle d’Aosta. Anche se tra chi rischia di più un lockdown localizzato c’è la Campania, che ha superato i 3.000 contagiati in un giorno (Napoli è a quota 603), e la Lombardia con 7.399 casi.

“La crescita del contagio non è mai stata così impetuosa. I positivi sono otto volte di più di tre settimane fa. Con questi numeri nessun sistema sanitario, tantomeno quello italiano, sarà capace di reggere”, ha detto in conferenza stampa il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri.

La finestra temporale per decidere interventi si sta chiudendo velocemente. Il weekend di Ognissanti, che in tema di ristorazione probabilmente sarà segnato dalle polemiche degli alberghi che offrono stanze a prezzo scontato per consentire la cena, è arrivato. E con esso il possibile moltiplicarsi dei contagi.

Il calendario del nuovo Dpcm

Giuseppe Conte nuovo Dpcm

Mercoledì 4 novembre è in calendario il voto alle Camere sulle dichiarazioni di Conte relative alle misure adottate nel nuovo Dpcm (quello del 24 ottobre) che potrebbe diventare vecchio. Con i dati del monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità che arriveranno oggi, lo scenario potrebbe cambiare ulteriormente. E in vista del voto in Parlamento, il Presidente del Consiglio potrebbe mettere sul tavolo misure più restrittive.

Non è questione di rincorrere le voci, ma di osservare gli andamenti. Le misure in atto daranno risultati tra 14 giorni, ormai lo sappiamo. Dieci giorni se dobbiamo credere che una quarantena sia efficace con lo sconto. Il 4 novembre è a questa distanza temporale e presumere che nuove misure siano disposte tra sabato 7 e lunedì 9 novembre è una possibilità conseguente. Misure che difficilmente potrebbero essere migliorative.

Almeno a leggere le dichiarazioni che arrivano dall’Istituto Superiore di Sanità: “In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte regioni siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie regioni, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato”. E infine: “Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive”.

Le tre settimane che ci separano dalle misure di contenimento molto aggressive scadono tra il 15 e il 22 novembre. Arrivare a quelle date con la crescita dichiarata da Arcuri di otto volte i contagiati e i ricoverati è un numero da fuori controllo.

Trasporti pubblici e scuola

Gli imputati sul banco del contagio sono essenzialmente due: trasporti pubblici e scuola. Cui si aggiunge la capacità di reazione in termini di risultati dei tamponi e conseguente tracciamento. Affievolite le possibilità che il tracciamento “verticale” sia possibile come in altri Paesi dell’estremo oriente, resta solo la leva della mobilità.

Quella mobilità che la chiusura alle 18 di bar, ristoranti e pizzerie cerca di limitare. Spegnere le tentazioni per spegnere il contagio. Non è in discussione la bontà delle misure di prevenzione adottate dai ristoranti (o che dovrebbero adottare), ma tutto l’insieme dei caratteri di mobilità che portano al ristorante e dal ristorante a casa. Diciamo che il ristorante è il mezzo e non l’obiettivo anche se questa considerazione non migliora la situazione dei ristoranti.

A qualcuno che mi ha chiesto sul paradosso della chiusura alle 18 rispetto ai mezzi pubblici affollati, ho risposto che in linea teorica sarebbe stato meglio chiudere il trasporto pubblico alle 18 e consentire l’esercizio serale dei ristoranti dalle 20 alle 23. Ovviamente è come guardare al proprio ombelico.

Sulla scuola, il modello francese che cerca di salvare le lezioni in presenza ad ogni costo è quello che maggiormente ispira Giuseppe Conte. Dall’altro lato c’è il duro attacco dei presidenti delle regioni Campania e Puglia che le hanno chiuse. E sono partiti all’attacco della ministra dell’istruzione Lucia Azzolina. Lo ha fatto Vincenzo De Luca, lo ha fatto Michele Emiliano supportato anche da una quota di esponenti del PD che hanno costretto Nicola Zingaretti a confermare la fiducia a Conte.

Il nuovo Dpcm e il timore del lockdown per la ristorazione

Una partita, scuola e trasporto pubblico, che sarebbe chiusa con un lockdown. La soluzione estrema avrebbe bisogno di un consenso di tutto il Parlamento per evitare immaginabili disordini sociali. Una corsa contro il tempo che è l’unico giudice in grado di somministrare medicina più leggera o più pesante. Prendere tutto quello a disposizione sembra la strada seguita oggi dal Governo.

Cosa può temere la ristorazione a questo punto falcidiata dalle disposizioni in vigore? Poco, penseranno in molti. Già diversi ristoranti e pizzerie hanno deciso di chiudere fino al 24 novembre, data in cui scadranno le norme del Dpcm del 24 ottobre. Non c’è sostenibilità economica che giustifichi l’apertura solo a pranzo e gli ultimi fuochi saranno sparati probabilmente questo fine settimana. Da lunedì, martedì si tireranno le somme e le chiusure temporanee potranno diventare numerose. Le indicazioni di Massimo Bottura per salvare i ristoranti hanno avuto magra soddisfazione nel Dl Ristori.

Un nuovo Dpcm per salvare Natale

La richiesta di lockdown totale arriva da numerosi ristoratori e commercianti che ragionano su un arco temporale più ampio. Chiudere a novembre del tutto per salvare almeno il Natale in una sorta di stop&go mensile che permetterebbe di accumulare un “malus contagi” da pagare a gennaio per ripartire con la primavera e la Pasqua e ritornare in pista per l’estate.

È la visione parziale di un settore che cerca di sopravvivere a questa pandemia e non tiene conto della priorità del Governo, cioè la presenza a scuola. Funzionasse il modello adottato, avremmo un restringimento della scuola con le feste natalizie, casomai da anticipare, e un allargamento della ristorazione. Una compensazione che non tiene conto dell’oste virus.

E della possibilità di misure molto aggressive adottate con il nuovo Dpcm. Limitazione alla mobilità interregionale e chiusura anche a pranzo diventerebbero altri paletti che lascerebbero aperta la strada alle sole consegne a domicilio e all’asporto.

Senza contare che la formula albergo + cena, la staycation che di fatto aggira la chiusura alle 18 del Dpcm, potrebbe essere limitata sul modello tedesco. In Germania il soggiorno in albergo è possibile solo a condizioni che ci siano necessità di lavoro. Il turismo, cioè la mobilità e le tentazioni, sono un fattore di rischio.

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.