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Assunta Pacifico, ‘A Figlia d”o Marenaro, è Dama di Solidarietà

giovedì, 05 Settembre 2019 di

Assunta Pacifico, la vulcanica Figlia d”o Marenaro, è stata insignita del riconoscimento Dama di Solidarietà assegnatole nell’ambito del Premio città di Napoli – Memorial Libero Bovio al Maschio Angioino.

Alla titolare della storica attività, situata in via Foria a Napoli, è stata assegnata l’onorificenza dall’accademia internazionale partenopea Federico II con il patrocinio, tra gli altri, dell’organizzazione delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, del Comune di Napoli, della Regione Campania, dell’Istituto Banco di Napoli fondazione.

Assunta Pacifico, moglie di Nunzio e mamma di Giuseppe, Maria e Carmela, è l’emblema della donna forte e determinata che riesce a prendersi cura della famiglia e del lavoro, portando nel mondo la napoletanità.

In anni di lavoro, è riuscita a circondarsi di uno staff-equipaggio entusiasta. Energica, perspicace e trasparente, Assunta Pacifico incarna per questo il ruolo di “Dama di Napoli”: l’imprenditrice è riuscita a portare l’enogastronomia partenopea in giro per il mondo, ma anche ad attirare tanti estimatori della cucina de ‘A figlia d”o Marenaro a Napoli.

Il riconoscimento valorizza ancor di più la sua ricetta de ‘a zupp ‘e cozzeche (la zuppa di cozze) del Giovedì Santo diventato vero e proprio signature dish del ristorante di recente ristrutturato e dotato di un ampio dehors sempre affollato.

La storia de ‘A figlia d’’o marenaro inizia nel secolo scorso. A soli sette anni, Assunta Pacifico aiutava i genitori nella preparazione di alcuni piatti tipici, come ‘o bror ‘e purpo che ancora oggi evoca visioni e sapori di una Napoli antica e di una pietanza street food ante litteram che veniva servita in un bicchiere e consumato per strada per riscaldarsi durante l’inverno.

La Assunta Pacifico bambina sedeva su una cassetta di birre Peroni e aiutava la famiglia nell’attività. Così, giorno dopo giorno, ha appreso l’arte di selezionare il pescato e pulire le cozze da papà Raffaele, detto “Papucc o’ marenaro”, e da mamma Maria “l’Acquaiola”, che avevano un locale a Porta Capuana.