Gin come ginepro, pino e moscato: storia della famiglia Poli
“Ciò che volevo evocare con il gin era la passeggiata sull’Altopiano di Asiago: quei profumi di mugo, pino fresco e sottopino sono i profumi che ho avuto dentro per una vita”.
[do action=”jq”/]
Jacopo Poli, 53 anni, cognome genitivo sassone latino di Paolo. Siamo a Schiavon, vicino Bassano del Grappa, in Veneto, quando il 18 gennaio del 1885 il suo bisnonno apre un’osteria.
Fate però attenzione al concetto di osteria veneta dei tempi, che non prevedeva affatto cibo ma solo vino, al massimo accompagnato da un uovo, metà cetriolo e qualche acciuga.
Mentre era commerciante di cappelli di paglia, a Giobatta, al bisnonno viene un’idea destinata a tracciare in modo indelebile un solco profondo nella famiglia Poli: distillare la vinaccia.
Questa brama ha generato tante storie a lieto fine, segnando l’inizio dell’epopea dei grappaioli Schiavon, con una produzione ancora oggi rinomata per la vinaccia sempre sana e fresca, con distillazione immediata. Ci sarà qualcosa da raccontare se c’è anche il Poli Museo della Grappa, un atto di riconoscenza delle Distillerie Poli nei confronti di questi prodotto, oggi per altro anche con una seconda sede.
Ogni generazione di Poli ha lasciato la sua traccia: dai tempi di Giobatta al nonno Giovanni che ricavò un vero e proprio impianto di distillazione, fino al padre Toni che trasformò la Grappa da crisalide a farfalla.
E infine Jacopo, che insieme al fratello più piccolo Andrea e alla sorella Barbara, ha sempre sentito il desiderio forte di portare avanti questa epopea.
Ancor più, forte di una famiglia che non ha mai insistito, lasciandogli sempre la libertà di scegliere: “poteva essere o può sembrare un’eredità scontata, invece per me è stata una scelta di vita”.
L’impronta che sta lasciando è forse quella maggiormente destinata a marcare la storia dei Poli: due chiacchiere bonarie con un produttore di gin nel 2013, e i fatti si susseguono inarrestabili. Jacopo inizia a studiare tutte le potenzialità di espressione del gin, intuendone le maggiori libertà rispetto al mondo della grappa, dove pesa molto il vitigno. Invece, nella creazione del gin, tu sei l’artista, un giocoliere di botaniche che crea il proprio personale spettacolo.
Ecco in scena e in commercio Marconi 46, come ha chiamato questo suo figlio prodigo, distillato artigianalmente, in piccoli lotti con Crysopea, l’alambicco di Jacopo a bagnomaria sottovuoto: un metodo di distillazione unico che consente di ottenere profumi intensi, gusto pulito e lunga persistenza aromatica.
Ottenuto da un’infusione unica nel suo genere di bacche di ginepro, uva moscato, pino mugo, pino cembro, menta, al naso si apre con un intenso aroma di reso fresco e balsamico, in bocca la presenza dell’uva moscato dona un tocco di morbidezza e le percezioni retro-olfattive proseguono infinite con eleganti note di cardamomo e coriandolo. Marconi 46 vuole essere un omaggio alla sua anima italiana: Guglielmo Marconi, genio italiano, inventore del telegrafo e premio nobel per la fisica, 46 è la gradazione alcolica di piacere balsamico: meglio di una passeggiata nel bosco. E Via Marconi 46 è anche, a Schiavon, l’indirizzo delle Poli Distillerie.
Come dice Jacopo, non esiste la grappa: esistono solo le grappe. E questa filosofia che differenzia, caratterizza e tipicizza ogni prodotto, rendendolo unico, è la loro forza. Forza che negli anni ha fatto sì che i prodotti della famiglia Poli fossero nel tempo specchio e ritratto delle persone che ne sono state artefici. Ancor più oggi con un prodotto come il Marconi 46.
Le Poli Distillerie sono una realtà da scoprire, una struttura a porticato tipica delle antiche abitazioni rurali venete, dove a pochi chilometri dalla romanticamente brulicante Venezia, si consuma soprattutto vita.
Poli Distillerie. via Marconi 46, 36060. Schiavon (VI). Tel. +39 0444 665 007