Morto Italo Manca, patron della storica trattoria La Libera a Milano

Con Italo Manca, scomparso il 22 dicembre all’età di 89 anni, Milano perde un altro pezzo della sua storia. Storia della ristorazione, ma anche storia sociale, milanese tout court. Il suo ristorante La Libera in via Palermo, zona Brera-Garibaldi, è una delle mete fisse del milanese autentico. Un po’ come il Bar Jamaica o la trattoria Al Matarel, per restare in zona. Una Vecchia Milano che resiste alle mode, perché le mode le ha create.
Una storia milanese: Italo Manca e La Libera

Prima della Libera qui in via Palermo c’era un’altra trattoria storica, La Vittoria. Nel 1979 il proprietario, Gino Narducci, la vende a Italo Manca. Ben presto i due si mettono in società: nasce La Libera, birreria con cucina.
Birre dal Nord Europa e piatti della tradizione, una formula di successo. Civitelli, il primo importatore milanese di birre francesi e belghe, installa la sua prima spina proprio nel bancone in legno di inizio ’900, ancora oggi al centro del locale.
Dopo tre anni, Gino e Italo ampliano la carta dei vini e il menu, mantenendo un forte legame con la cucina milanese, ma senza rimanere chiusi su Milano. Dopotutto, Italo Manca veniva da esperienze internazionali.
I piatti storici della Trattoria Vittoria sono rimasti in carta, come il risotto alla birra Il Liberato. Come del resto i piatti più tipici, risotto alla milanese, risotto al salto, ossobuco, mondeghili.

Una cucina che attirava una clientela milanese ma anche internazionale. Non mancano infatti i VIP che si sono seduti alle sue tavole. Dall’amico Gualtiero Marchesi a Woody Allen, al direttore d’orchestra Daniel Harding, a Pino Daniele, a Mika Hakkinen.
La formula del successo


La carta, certo, con i piatti della tradizione (per saperne di più sulla Libera e sulle altre trattorie di Milano potete leggere qui), eseguiti con perizia. Ma non solo. Conta anche l’ambiente, i tavoli e le sedie in legno, le foto e i poster alle pareti color giallo Milano, i ganci dietro ai tavoli per appendere i cappotti.
E l’accoglienza. Questo era il campo d’azione di Italo Manca, patron della Libera. La sua filosofia di sala? “Preparare sempre come se ricevessi a tavola, come se tutte le sere organizzassi una cena a casa. Ci piace che i clienti si sentano in famiglia e mangino come a casa, ma con un professionista in cucina.”

Non solo patron, però. Italo Manca era anche un personaggio vero e proprio, sempre elegante e originale, dalle mise impeccabili, papillon compreso.
Un articolo di The Socialite Family lo racconta da questo punto di vista.
“Per Italo Manca uscire senza papillon e giacca sarebbe impensabile! Una “aberrazione” che farebbe sentire lui, uno degli uomini più eleganti di Milano, nudo, quasi illegittimo. Vero archivista della moda con le sue collezioni di orologi, scarpe e affascinanti gemelli, […] è l’illustrazione stessa dell’idea che si ha del capoluogo lombardo e del suo senso dello stile, e i suoi abitanti più anziani sembrano esserne i custodi.”
La Libera dopo Italo Manca

Lo scorso febbraio 2025, Italo Manca aveva ceduto La Libera a Marco Comito. “Gli avevamo preparato anche ieri i mondeghili, glieli avremmo dovuti consegnare a casa per cena,” ha dichiarato Comito a Repubblica. “Invece, nel tardo pomeriggio, ci hanno comunicato la sua scomparsa, improvvisa. Vale oggi ancor più di ieri la promessa di continuare a onorarne la memoria e la cucina lasciando la sua osteria esattamente come l’aveva lasciata. Il legame con lui, di rispetto, stima e amicizia, non si è mai interrotto e non dovrà mai interrompersi.”
[La foto di copertina è di Andrea Cherchi; immagini dalla pagina Facebook La Libera]




