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8 Dicembre 2025 Aggiornato il 8 Dicembre 2025 alle ore 15:54

Pizza e pizzaiuolo napoletano: l’omaggio al riconoscimento Unesco

Al museo Madre di Napoli, la giornata dedicata dal progetto Praesentia all'arte del pizzaiuolo napoletano Patrimonio Immateriale Unesco
Pizza e pizzaiuolo napoletano: l’omaggio al riconoscimento Unesco

Correva l’anno 2017 e il 7 dicembre l’Unesco registrava “l’arte del pizzaiuolo napoletano” come Patrimonio Immateriale dell’Umanità degno di tutela. Non la pizza anche se per brevità – errata – si fa riferimento al prodotto invece che a chi lo produce. Ma i pizzaiuoli sono azzurri nell’anima, anche per vocazione. Non solo perché orgogliosamente figli naturali o adottivi di Napoli, ma per uno spiccato senso di italianità. I pizzaioli sono così, custodi di un’arte senza tempo e senza confini. Un’arte priva di stereotipi e ricca di archetipi fatti di sogni. Più di un mestiere, un “rituale sociale che trova il suo posto tra la panca del pizzaiolo ed il forno, sempre al centro del palcoscenico”. Così l’Unesco identifica l’arte del pizzaiuolo napoletano, quintessenza di una cultura divenuta a ragione marchio di italianità nel mondo.

Lo ha ricordato “Praesentia”, progetto della Regione Campania che ha l’obiettivo di valorizzare il turismo enogastronomico e culturale. Celebrando identità, sapori e tradizioni attraverso eventi legati a prodotti tipici. Come la Dieta Mediterranea (l’Onu a giorni formalizzerà la Giornata Internazionale ad essa dedicata – il 16 novembre), mozzarella, vini e ovviamente pizza. 

evento per l'arte del pizzaiuolo napoletano

Per questo la tappa conclusiva di Praesentia si è svolta al museo MADRE di Napoli. Momento centrale, la tavola rotonda con Elisabetta Moro, curatrice scientifica di Praesentia, Rosanna Romano, Eva Elisa Fabbris, Marino Niola. Insieme ai promotori della candidatura dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Pace, Gianluca Pirro, Antimo Caputo. Cioè i motori dell’associazionismo e degli imprenditori che rappresentano il mondo pizza napoletano.

La pizza è l’unicum che va in giro per il mondo

la margherita del pizzaiuolo napoletano

Pizza come unicum e non già semplicemente alimento, che si trasforma da cibo a simbolo. Una bandiera planetaria dell’Italia che, da pietanza del genetliaco dei Faraoni e icona delle tavole dell’Antica Grecia e degli Imperatori, evolve nella città di Napoli con il pizzaiuolo napoletano.

È tra i vicoli di Partenope che prende vita tra il ‘Cinquecento’500 ed il ‘Seicento’600 la Mastunicola, considerata la prima pizza “veramente napoletana”. Frutto di quell’ingegno figlio delle ristrettezze socio-economiche dell’epoca, è l’antesignana della più nota Margherita e preludio delle prime botteghe. Luoghi semplici, con banconi di marmo, qualche tavolo per i clienti e poco altro. Tanta, invece, l’affezione verso quello street-food che già si delineava nella sua valenza culturale e nel suo ruolo di “pronto soccorso dello stomaco” (Matilde Serao), capace com’era di saziare a lungo.

La pizza a Napoli si fa quindi pluridimensionale, inclusiva; abbatte le diversità e le barriere. Figlia del grano, dell’acqua, del tempo. Ma anche delle relazioni, dell’attesa e del saper fare. E per questo depositaria di un linguaggio universale, glocal, in grado di omaggiare la storia, ma anche il “qui e ora”. Un disco di pasta che sa parlare tante lingue e ascoltare con attenzione; un rituale quasi sacro e un cibo da onorare e non solo consumare.

Il riconoscimento dell’arte del pizzaiuolo napoletano

Il riconoscimento dell’arte del pizzaiuolo napoletano a patrimonio immateriale nasce dunque per preservare il mestiere di chi è deputato a tramandare un’antica tradizione nel tempo. Una tradizione fatta di ritualità e gesti compiuti quasi con sacralità devozionale; di attesa e di speranza. Tradizione che non significa autocelebrazione, ma fare; non vuol dire cullarsi, ma ereditare linguaggi, poesia e significati profondi. Spetta al pizzaiolo elaborare quest’eredità, adattandola all’esperienza attuale, sviluppando caratteri di appartenenza ad una tradizione che ha implicita la prassi dell’invenzione costante.

Se la pizza si fa così iconica di una saggezza popolare, l’arte dell’ammacco diventa una sorta di tatuaggio inciso su quel “disco secolare e fragrante” che deve il proprio successo ad una personalità duttile e inclusiva, abile nel parlare un linguaggio comprensibile a tutti. Un cibo democratico che sa nascondere sotto il velo di farina una sapienza secolare, e nelle mani che stringono con cura l’impasto il valore sociale della vita quotidiana.

Un cibo che oggi, come nel passato, continua a formare comunità ed identità; una comunità che non esclude, ma divulga messaggi di convivialità e valenza socio-culturale. Perché una pizza è un emblema di felicità, uno spicchio di storie infinite, il sorriso dei più piccoli di fronte ad un disco fumante!  

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