Da Anavà a Roma ritornano le pennette alla vodka e sono buone

Anavà a Roma è la nuova avventura di Danilo Mancini, chef di lungo corso e di più lunghe vedute. Con il nuovo ristorante, aperto in via dell’Umiltà (Anavà significa proprio “umiltà”) ha (ipse dixit) mano libera.
E ora cavalca l’onda vintage che sta attraversando le cucine della Capitale rispolverando i piatti più famosi degli anni ’80.
Dalle pennette alla vodka al cocktail di gamberi (a onor del vero da sempre i capisaldi del menù del Jakie’O, il ristorante della Dolce Vita), Anavà regala nuova vita ai sapori della gioventù di molti di noi, con quel tocco aggraziato che è proprio di Danilo Mancini.

Anavà a Roma, al piano terra del bellissimo boutique hotel Je Rom (The Ner Collection) si aggancia alla new wave dei ristoranti d’hotel. Ristoranti che dal Covid in poi, si sono aperti e si raccontano molto di più al pubblico non residente. La formula ibrida funziona. La cucina aperta dalla mattina al dopocena accontenta sia i turisti che i locali, mentre le atmosfere eleganti che si intravedono dalle vetrate stuzzicano la curiosità dei passanti.

L’architettura stessa delle sale si è evoluta, e comprende la possibilità di variare oltre che la mise en place, anche la divisione degli spazi a seconda del tipo di servizio. Rilassato e informale al mattino, diventa più essenziale e ritmato per la pausa pranzo, mentre si veste da sera per la cena. La sala si fa più intima, le luci si abbassano, il tempo si ferma, inizia lo spettacolo.
Prima di cena

All’ingresso, appena varcata la soglia di Anava a Roma, c’è un bel bancone bar ad accogliere gli ospiti, in blu pavone e giallo oro, una sorta di foyer. Le sedute sono in velluto, sgabelli per il bancone e poltroncine per i tavoli. La continuità tra sala e bar è spaziale e cromatica, è naturale passare dal drink pre-dinner al bancone al tavolo per la cena.
I drink, a cura dei bar tender Alessio Di Stefano e Massimo Romano sono pensati in armonia con il menu. Quindi la mixology può tranquillamente transitare per tutto l’arco della cena. La versione signature del Bellini, ad esempio, virata su note più acidule (shrub di pesca gialla) e bollicina di Bellone, già prepara il palato e racconta di una vocazione il più possibile autoctona e territoriale di Anavà.
Il menu di Anavà a Roma

A via dell’Umiltà, a due passi da Fontana di Trevi, non si può non fare cucina romana. Ma cucina romana non è solo carbonara. Esistono tanti piatti, che per molti sanno soprattutto di ricordi. Preparazioni fatte in quantità, per le occasioni conviviali, quando si era in tanti a condividere il cibo. Piatti come il pollo con i peperoni, ad esempio.
Gusti intensi, decisi, tradizionalmente di famiglia. Danilo Mancini ha riaperto le pagine di quei ricettari, e ne ha ricavato “mozzichi e bocconi”.
Quanto costa mangiare a mozzichi e bocconi

Vale a dire miniporzioni, spesso singoli bocconi, che riaccendono i ricordi (o ne creano di nuovi) per la fedeltà della sensazione al palato. Con in aggiunta una nuova eleganza nella presentazione e la possibilità di spaziare tra tanti sapori e proposte. Mozzichi e bocconi è il format antipasto di Anavà a Roma (tra 5 e 10 euro ciascuno).
Gioca a nascondino con la tradizione, con il prosciutto di mare abbinato al melone, il cucciolone versione salata del Biscotto (crema al parmigiano e patè di fegatini). Oppure la celebra, come nel cocktail di gamberi e salsa rosa, o il sauté di cozze (ma servito sullo spiedino).
La carta di Anavà a Roma regge il gioco, e annovera il mitico tagliolino “Mare e monti”, in cui il mare interpreta anche la parte di terra, grazie a un lardo di seppia lavorato. Mentre le imperturbabili Pennette alla vodka puntano su tecnica e materia prima per elevarsi in gusto ed eleganza. Tra i secondi, il Filetto al pepe verde riporta indietro nel tempo. Mentre il Saltimbocca e il Cordon Bleu si ripropongono con nuovi protagonisti: la rana pescatrice e il pesce spada.
Non manca nel menu di Anavà a Roma (e come potrebbe?) la trimurti Carbonara-Amatriciana-Cacioepepe. Ma è in una sezione a parte Omaggio alla tradizione. Come per dire: se proprio ci tenete…
Come si mangia da Anavà a Roma

Alla cena stampa, in attesa di dare il primo “mozzico”, arriva un gustoso cannolo di pasta fillo con ricotta, bottarga e crumble di olive, molto delicato. A seguire, la macedonia di frutta e verdura con le sue note acidule e lievemente speziate che ricordano il tabouleh. Riporta all’altra cucina dello chef, quella mediorientale del Masa Rooftop, sulla terrazza dell’Hotel Major a Santa Maria Maggiore (stessa proprietà).

Mozzichiamo il “Prosciutto e melone”, per il quale si è gentilmente sacrificata una ricciola. Marinata in erbe e infusa in gin alcool-free e leggermente affumicata si sposa molto bene con le sfere di melone, che esaltano la parte iodata senza fastidiosi retrogusti metallici.

Con il “Cocktail e Gamberi” (non “di”) in cui la mayonese è rosa di bisque di gambero di Mazara arriva anche il drink a base di tequila, bitter Sorbale diluito con acqua e acido citrico. Che riporta il palato in equilibrio.
Nel calice il Catalanesca “Cervone” del monte Somma IGT di Le Lune del Vesuvio, autoctono vulcanico che fermenta e matura in acciaio. Iodato e agrumato, dal sorso salino e lievemente pepato, si accompagnava bene ai bocconi più delicati.
Il gioco dei sapori

Veramente squisito il sauté di cozze di Anavà a Roma, servito su uno spiedino e da inzuppare nel brodino, che va bevuto una volta mangiate le cozze. Il mio “mozzico” della serata.

Classicissima e molto buona la lingua di manzo in salsa di carciofi e cipolle di Tropea. Più creativa la versione della coda alla vaccinara nel plin fritto e servito su maionese di sedano rapa scottato.

Un vero bon bon esplosivo il Pollo ai peperoni, qui un elegante rivestimento a specchio, servito sul suo fondo intenso e saporito. Le nonne non sarebbero d’accordo, ma stavolta vince Danilo Mancini.

Torniamo nell’ambito della cucina famigliare con l’alice in carrozza, veramente super con le scarole ripassate e la panna al prezzemolo.
Qui è Ramatico, l’Aleatico rosato di Antonella Pacchiarotti a dirigere le danze. Frutto croccante, note di karkadè e piacevole acidità: con affumicature e spezie si capiscono che è un piacere.
I primi piatti di Anavà a Roma

E finalmente le Pennette alla vodka (22 €), ricordo piacione e cremoso dei pub di gioventù. Ritrova dignità la panna in cucina, se abbinata al datterino giallo, al pomodoro del Piennolo, al gel alla vodka e alla pancetta affumicata. Sorprendentemente buone.

Con il tortello ripieno di ricotta di mandorle e zucchine alla scapece (23 €) entriamo nell’orbita della cucina addirittura vegana fa Anavà a Roma. La terra di nocciole e il gel di limone e camomilla regalano più di un tocco di eleganza a una proposta priva di proteine animali, e apprezzabile anche dagli onnivori. Unico appunto (ma è cercare il pelo nell’uovo) è forse la pasta un po’ troppo spessa.
Secondo e dessert

L’interpretazione del Filetto al pepe verde di Danilo Mancini (28 €) prevede l’anatra: rosolata e cotta a puntino, e servita con cime di rapa saltate e un croccantissimo taco di mais. Forse è il piatto che ricorda meno quello da cui trae ispirazione, ma è ben fatto e ben abbinato, nelle cotture, nelle sue parti amare e grasse, nel gioco tra morbido e croccante.

Il fine pasto da Anavà a Roma è affidato alla pastry chef Flora Amitrano, che ha scelto una carta dei dolci giocata su acidità e freschezza. Ecco quindi l’Ananas al maraschino degli anni Settanta o lo sgroppino, mai passato di moda.
Per noi arriva una Mousse di fragole (12 €) che riporta addirittura indietro agli anni Sessanta. È però attualizzata da un crumble al cioccolato bianco e da gel alla vaniglia. Delicata, fresca, molto apprezzata, ma forse un po’ semplice a conclusione di un percorso articolato e interessante, in cui l’appeal del ricordo è stato in grado di stimolare, oltre che l’appetito, anche la conversazione.
Quanto costa mangiare da Anavà a Roma

Due i menu degustazione. Revival da 4 portate più entrée, pre dessert e dolce al più che ragionevole prezzo di 55 euro per ripercorrere i grandi classici degli anni ’80.
Oppure Anavà con 4 portate più entrée, 2 mozzichi, pre dessert e dolce al prezzo competitivo di 85 euro.
Alla carta, il prezzo medio per una cena di 3 portate è di circa 60 euro.
