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Scoprire che lo champagne Corbon va a nozze con il foie gras non ha prezzo

giovedì, 20 Dicembre 2012 di

Padre e figlia, Claude e Agnès; sei ettari di vigneto nel cuore del cuore del posto giusto, Avize, tutti con rating 100% e tutti in Grand Cru (sono 17 in tutto, i Grand Cru champenois); in casa, pochi vini molto meditati, e scelte drastiche e coraggiose (tipo far uscire prima un millesimo più recente, ma meno complesso e longevo, e poi quello precedente). Con in testa una sola missione: sentirsi, in bottiglia, autentica “voce” del territorio, e alfieri della storia “local” del saper fare. Saper fare Champagne, ovviamente…

Non a caso la loro etichetta bandiera, riassunto della filosofia della maison, si chiama Brut d’Autrefois, cioè “di una volta”: ha il tappo senza capsula, legato con lo spago, e la boccia dalla forma e il diametro delle sciampagnotte d’antan, e non delle più smilze o collocignute dell’era moderna.

Breve, eccole, in fila, le tre creature di chez Corbon. Un bel regalo di pre-Natale assaggiarsele insieme a Paolo Trimani, nella sua super enoteca & wine bar romano, e a Stefano Carboni (L’Unità, RistoDoc, e la mitica label organizzatrice di food & wine eventi MG Logos).

Eccoli allora in fila indiana: il Prestige Brut, metà Chardonnay orgoglio della casa, poi 25% a testa di Pinot Noir e Pinot Meunier a completare classicamente l’assemblage; quindi il millesimato tutto bianco 2004, dal top dello Chardonnay Grand Cru di cui sopra,; e infine il d’Autrefois, 80% Chardonnay e il resto Pinot Noir, sette anni sui lieviti, e un approccio decisamente originale e molto dialettico, come vedremo in dettaglio più giù. Anyway, ecco le note.

Corbon Prestige Brut s.a.
Il colore è fresco e vivo, il naso è tinto di giallo oro, fiori gialli e frutta gialla, abbondante, succosa, con una sfumatura esotica (mango, oltre la pesca) che si conferma anche in bocca. Dove, sorpresa (ma sarà una costante di tutti i vini dei Corbon), sotto l’aatesa accogliente fruttuosità si fa sentire una acidità decisa e una nota gessosa importante. Peccato solo che nel calice il vino, nel tempo, si scomponga e attenui un po’. Frutta e fiori dimagriscono, e la persistenza è un filo meno profonda di quanto si desidererebbe. 2 ½ scatti, con un pizzico di generosità

Corbon Chardonnay Brut Millesimé 2004 Vielles Vignes Batonné
L’etichetta è quasi un romanzo, racconta uve, nobiltà dei vigneti per età e classe, anno (splendido), modalità di di lavorazione (il batonnage implica fermentazione in legno, etc. etc.). Aggiungeteci che in casa Corbon non si filtra e n  si fa collage. Il risultato? Un vino serio, quasi austero al primo impatto. Poi, finissimo e lunghissimo. Convincente, perfino insinuante, ma senza piaggerie o lusinghe. Vino da tavola, a tutto tondo, quanto era da aperò il primo. Poche esitazioni, per il trio che assaggia è un 4 scatti.

Brut d’Autrefois
Lunga vita (da prodotto capofila) sui lieviti, scelta di non millesimale, festa della cuvée secondo tradizione e “sapienza” vignaiola. Champagne del viticultore, lo definiscono i due “autori”. E certo, il d’Autrefois non passa inosservato. Oro brillante, naso intenso, bocca impotante: ma, olfatto e gusto, estremamente dialettici. L’anima “matura” e la spina acida (forte, arricchita di salinità minerale e densità materica in bocca) pendolano, si alternano nelle sensazioni, ma ancora (questione di gioventù?) stentano a fondersi in un unicum. Dunque, 3 ricchi scatti, con un freccione che punta dritto verso un riassaggio futuro. P.S. i Corbon lo consigliano a tavola, con anatra, o scaloppa di foie gras ai fichi. Provare per credere…