Zazà Ramen è uno di quei pochi ristoranti la cui definizione potrebbe tranquillamente stare sotto la ‘I’ di Impresa di marketing perfettamente riuscita e la ‘B’ di Buona cucina. La scommessa è quella di portare un piatto poco conosciuto (almeno in Italia) della tradizione giapponese, il ramen, in un locale nuovo di zecca con vista sul grattacielo Unicredit e a due passi dalla bertoniana doppietta di Dry e Pisacco. Il nome, invece, richiama l’ispettore di Lupin III, appunto ghiotto di ramen.
Niente sushi e sashimi che impazzano in città, niente frettoloso servizio ‘made in China’, niente colori scuri e violetti tipici delle atmosfere nipponiche a Milano. No, tutto il contrario: un menu preciso, composto da ramen declinati in modi diversi, e da una breve lista di antipasti – prima – e dolci – dopo. Un servizio che alterna visi italici a tratti tipicamente giapponesi. Un interior minimalista dal sapore nord-europeo.
Dietro l’idea, si nascondono Brendan Becht – chef olandese che ha lavorato con Gualtiero Marchesi, con Pierre Hermé al Fauchon e con Alain Senderens al Lucas Carton – e un gruppo di investitori giapponesi. La faccia, invece, ce la mette un direttore toscano che non esita a spiegare, con simpatia, le proposte in menu.
Per cominciare, fantasia di stuzzichini: le polpette di riso onigiri, i ravioli yaki-gyoza e gli spiedini yaki-tori di cosce di pollo e porri. Ma anche entrées più raffinate, come le cime di rapa e daikon cotto in brodo con senape giapponese o l’insalatina di cavolo cappuccio al sesamo nero.
La vera sfida, è inutile negarlo, si gioca sul ramen. Piatto della working class giapponese, il ramen non è altro che una ciotola di pasta lunga (se dovessimo a tutti i costi trovare una somiglianza con quella italiana, potremmo identificarla con delle tagliatelle sottili) immersa nel brodo e accompagnata da verdure, pesce o carne a seconda delle varianti.
Da Zazà Ramen si possono ordinare due tipi di pasta (anche integrale) e tre tipi di brodi alleggeriti di varia intensità (shoyu, ambrato e dal gusto deciso; shio, chiaro e più delicato; miso, dolce e vellutato).
Ma non solo. La scelta si basa anche sugli accompagnamenti, in tutto sei. I ramen a base di carne sono quattro e giostrano gli ingredienti tra pollo e friggitelli, maiale e cavolo verza, manzo con spinaci e rucola e, infine, anatra e zucca buccia verde. I vegetariani troveranno un’ordinazione sicura nel ramen verdura, pomodorini e tofu, mentre gli amanti dei sapori mediterranei andranno dritti sul ramen pesce e frutti di mare con finocchio.
La vera sorpresa è la pasta: basta scendere le scale del locale e si arriva al laboratorio, dove ogni giorno viene preparata pasta fresca confezionata con farina e acqua privata dei sali minerali.
Da bere, una vasta scelta di birre – inusuale per i locali milanesi di questo genere – tra cui quelle (care, ma artigianali) del birrificio Coedo, e una selezione più ristretta di vini. A chiudere il pasto, ci pensano i dessert in menu, tra cui spicca il tiramisù Zazà al tè verde e maraschino.
Ottima anche la cheesecake giapponese, quanto di più distante al mondo dall’originale statunitense e più simile a una torta morbida italiana. Rivedibili le presentazioni dei dessert, sorprendentemente buoni per essere serviti in un ristorante che fa del solo ramen il proprio cavallo di battaglia.
A scaldare le atmosfere invernali, non solo il brodo bollente del ramen, ma anche la scelta dei materiali di arredo totalmente in legno chiaro e la gentilezza del personale. Il piatto della working class giapponese passa ampiamente la prima prova, e si dimostra tale anche nei prezzi: bastano una ventina di euro per uscire dal locale piacevolmente accontentati.
Zazà Ramen. Via Solferino, 48 Milano. Tel. +39 02 3679 9000
[Immagini: Caterina Zanzi, Facebook\Zazà Ramen, noodle bar & restaurant]
Quando mi si tocca il Giappone vado un po’ in modalità precisino del cavolo e rompiscatole….
Sorvolando che dalle foto è poco giapponese, manca il topping verde di cipollotto che contraddistingue il Ramen, questo è uno vero nippo mangiato a Nikko
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Poi, i tagliolini in brodo, o noodles, hanno un nome, Soba: La variante è l’ udon, che è tipo uno strozzaprete a forma di fettuccina, o se vogliamo una fettuccina acqua e farina spessa come uno strozzaprete.
Non si è fatto riferimento alla caratteristica principale del Ramen, che quando lo si mangia si fa tanto tanto rumore, e last but not least, in Giappone un pasto Ramen e birra sta intorno a 1300/1500 Yen, l’ anno scorso 15€ quest anno 13 e spicci…
Coedo non è ‘sto gran birrificio, ma trovare roba giapponese è molto difficile, si apprezza lo sforzo.
Milano vicino all’Europa… e meno male… a Londra ci sono già 3 o 4 catene specializzate in ramen. In Italia manco l’ombra, meglio tardi che mai.
a milano esiste anche un altro localino dove si fa un ottimo ramen: il Nozomi in viale Piave 5
Se per questo Nozomi, come si può verificare sul sito ufficiale del ristorantino, dovrebbe aprire a breve (anzi avrebbe già dovuto aprire alcuni mesi fa) un secondo locale totalmente specializzato sui ramen, questa si sarebbe una cosa da non lasciarsi scappare!
Provato stasera, selezione concentrata e non composta da mille prodotti, liste giuste e tutto eseguito perfettamente ed alla luce del sole, personale iper professionale, easy ma di stile, nota di gran merito, capacità dell’accoglienza alla “toscana” di rendere tutto simpatico , divertente e ineccepibile, sopratutto farci sentire a casa nostra, il tutto condito da sorriso e battuta onnipresente.ottimo lavoro.
Ci sarà mai qualcuno che penserà ad aprire un ristorante Wagamama in Italia?
Provato un paio di mesi fa. Insignificante. Asettico. Insapore. Modaiolo. Fastidioso.
Peccato.
Leggendo questo articolo ho voluto provare e sono andata a pranzo con dei colleghi. Tutto come le aspettative che mi sono state trasmesse dall’articolo, anzi voglio sottolineare la grande professionalità del proprietario che, a fronte di una lunga attesa, ci ha addirittura offerto il pranzo.