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Roma. Critica alla pizzeria Da Michele di un napoletano in trasferta

giovedì, 02 Febbraio 2017 di

Roma, ore 20.20. Arrivati in via Flaminia 80 ci accingiamo ad entrare nello spazio interno antistante la pizzeria Da Michele. Capiamo subito che ci sarà d’attendere: siamo in 6 e ricevo il numero 66 (forse un presagio?), contestualmente chiamano il numero 23 (altro presagio?).

pizzeria Da Michele Roma Flaminio

Forse l’attesa infinita all’ingresso è l’unico know how che Michele è riuscito ad esportare con cura. Dopo circa cinquanta minuti d’attesa, a fronte di una sala che contiene all’incirca 150 coperti, finalmente riusciamo ad entrare.

Lo scenario che avevamo potuto già osservare dall’esterno è qualcosa per me urticante che definirei radical kitsch. Dominano sulla parete all’entrata delle tammorre con Sofia, Eduardo e Totò, le foto di Michele e della pizzeria (quella originale a Forcella), ma l’arredo è reso freddo dal mal riuscito tentativo di renderlo caldo, a scapito della voglia di vivere un’esperienza autentica. In una parola arresecato.

Dopo dieci minuti il primo dei cinque camerieri che incontreremo ci porta un menu. Il cameriere certamente napoletano che figura da caposala prende la comanda infastidito e con aria sbrigativa. Prendiamo una sorta di zeppoline fritte annodate che servono con una burratina e salsa di pomodoro a parte. Devo dire non male, sebbene fossero arrivate senza averci servito né piatti né bevande, ma la fame cominciava a farsi sentire sul serio.

Nonostante i miei “percaritàdiddio”, su insistenza dei miei amici romani prendiamo anche una pizza fritta da mettere al centro, ma siccome il caposala obietta facendomi notare che “tu allora a ‘cca nun t vuo aizà proprj chiu” lasciandomi intendere che c’è una discrasia tra cucina e forno, la lasciamo arrivare insieme alle pizze.

menu pizzeria Da Michele

Quindi, “cinque margherite e una marinara”, parte la comanda. Un secondo dopo arriva un mio amico andato in bagno e cambia idea sulla marinara. Chiamiamo il cameriere, questa volta uno più giovane e confuso, che dopo circa tre minuti riesce a cambiare una marinara con una margherita, datosi che nel tragitto tra Napoli e Roma pare che Michele abbia dimenticato i blocchetti di carta coi quadretti e abbia rimediato dei raffinatissimi tablet con un software evidentemente poco efficace. Ma in un locale così grande ci può anche stare.

pizza margherita Michele Roma

Non ci può stare che dopo 20 minuti dall’arrivo della prima margherita ne passeranno almeno altri 40 prima che qualcuno si rendesse conto che c’era un problema, nonostante ben tre solleciti a due camerieri diversi (non è che andavo girando per il locale è che se ne presentavano sempre dei nuovi) e il caposala. Non ci può stare che una delle cameriere sostenga che il problema fosse che “voi avete cambiato la comanda”, poiché non esistono stati del mondo in cui il tuo lavoro non è efficace “perché il cliente ha sbagliato”.

Comunque, dopo l’intervento del gestore, le altre cinque pizze e la fritta arrivano a destinazione, sebbene una delle mie amiche avesse già digerito. Sono le 22.30.

pizzeria Da Michele Roma pizza

Veniamo a quello che dovrebbe essere l’unico oggetto della serata. Siamo sicuramente di fronte ad una pizza nettamente sopra la media di qualunque pizzeria millantata napoletana a Roma. Cottura giusta, dimensione giusta, ingredienti di discreta qualità ma dosati bene. La mia pizza è buonina. E’ la pizza che a Napoli prendi sotto casa il sabato sera di pioggia a meno che non abiti nei pressi di alcune zone tipo via Tribunali, come nel mio caso (lol).

pizzeria Roma Da Michele doppia mozzarella

Il vero problema di questa pizza è la pasta. E’ decisamente lavorata troppo (forse anche male) probabilmente anche con un uso eccessivo di farina. E il risultato si ripercuote inevitabilmente sulla margherita con doppia mozzarella della mia amica Chiara, che si sfalda al centro dopo il primo taglio. Immangiabile.

pizza fritta Michele Roma

A quel punto riceviamo anche un minimo di attenzione (e ci mancherebbe), ma dopo questa epopea rifarsi fare una pizza alle 22.50 è veramente troppo. Per Chiara sarà meglio ripiegare su un tiramisù di Bellavia offerto dal gestore. Poco male. La fritta non mi va neanche di commentarla come qualunque napoletano capirebbe solo dalla foto.

scontrino pizza da michele Roma

Non mi va di disquisire neanche sui prezzi poiché non conosco abbastanza i costi e le scelte strategiche del marchio, ma lascio lo scontrino in foto così ognuno potrà farsi un’idea.

Io la mia ce l’ho, ma me la tengo per correttezza. Però non mi sento scorretto nel dire che la pizza vera è lontana, quella di Michele è lontanissima e che per aprire un’attività di quella portata, con certe (giustissime) pretese, devi assumere un personale che sia altrettanto qualificato.

pizzeria da Michele

Le serate storte ci stanno e ci saranno sempre, ci mancherebbe altro, ma per me la pizza napoletana migliore di Roma resta sempre quella che trovi vicino Termini, sul primo treno per Napoli.

[Testo e foto: Francesco Simone Lucidi]