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Palermo. Apre Le Cattive dei Tasca d’Almerita a Palazzo Butera

venerdì, 31 Agosto 2018 di

svinando

Il nome è proprio Le Cattive. Lo slogan Caffè Vino Cucina precisa meglio di cosa si tratta: un caffè, un posto dove fare colazione, pranzare o cenare, bere vino ovviamente proveniente da vitigni autoctoni del territorio. E, anche se il nome e lo slogan non lo esplicitano, anche uno spazio polifunzionale, vivo, di arte e cultura, un polo di attrazione per la città tutta.

Ma perché Le Cattive, ci chiediamo noi lettori non siciliani? Siamo a Palazzo Butera, uno dei luoghi-simbolo della città; e sotto la sua terrazza c’era (c’è) la Passeggiata delle Cattive, dove nell’Ottocento le captivae, le vedove “prigioniere” della loro condizione di lutto e di dolore, potevano passeggiare indisturbate, lontane da sguardi indiscreti. Ci troviamo nella Kalsa, nome arabo di questo quartiere (o mandamento) che significa “la pura, l’eletta”: è uno dei quattro quartieri storici, e dalla terrazza, anzi dalle terrazze, di Palazzo Butera e dei palazzi vicini, si gode una delle vedute più suggestive del golfo di Palermo  e della Cala, il porto più antico della città.

Un posto ricco di suggestione, quindi, per questo progetto della famiglia Tasca d’Almerita in collaborazione e unità d’intenti con la Fondazione Valsecchi. Particolarmente significativo proprio quest’anno, in cui Palermo è Capitale Italiana della Cultura.

Palazzo Butera è stato recuperato alla città grazie all’opera di restauro voluta da Massimo e Francesca Valsecchi, che ne ha fatto un “ponte” tra il fronte del porto, lo storico quartiere della Kalsa, e il polo costituito da Palazzo Steri, Palazzo Abatellis, Orto Botanico e Spasimo. Un’operazione che ha creato gli spazi e le condizioni per un programma di residenze di artisti in occasione di Manifesta 12, la biennale nomade d’arte contemporanea europea, di scambi e collaborazioni con musei e atenei internazionali, di worskhop e laboratori, in una “grande bottega creativa” d’ispirazione rinascimentale.

Artigianalità, sostenibilità, cultura dell’uomo i temi che attraverseranno anche il gusto de Le Cattive, uno studio approfondito sulle materie prime siciliane, esperienze che guardano sia i mercati popolari che la cucina di casa dei Monsù, sia le isole che le ricette contadine e montane. Un luogo di ristoro, incontro, scambio di idee, vetrina per un ideale viaggio culturale nella Sicilia enogastronomica. La locanda sarà una porta aperta alla città e al flusso dei turisti internazionali che animeranno le stanze di Palazzo Butera. E in questa sinergia tra arte e cultura l’intento de Le Cattive è quello di divulgatore dell’anima siciliana e della storia di Tasca.

Alla locanda Le Cattive si accede da Palazzo Butera e dalle Mura, dove ha preso forma un piccolo orto di erbe aromatiche. L’intera proposta gastronomica è stata affidata ad uno staff di giovani siciliani under 30 con interessanti esperienze in giro per il mondo. Alla guida della brigata, il giovane Daniele Olivastro (29 anni, archeologo palermitano, diplomato all’Alma e con trascorsi a Londra con il pluristellato Heston Blumenthal): l’obiettivo è la valorizzazione di un territorio e di una lunga tradizione locale che diventano fonte di ispirazione creativa, una locanda che possa essere fucina di idee e luogo aperto al confronto.

Il progetto architettonico dello spazio è stato curato da Giovanni Cappelletti, a capo del progetto architettonico e museografico di Palazzo Butera. Nel pavimento, una infilata di mattonelle originali provenienti dalla terrazza del Palazzo. L’intero spazio, diretto da Giuseppe Anselmi, gioca sulle cromie del luogo.

Le parole del comunicato stampa, le prime foto, quello che conosciamo e sappiamo di Palermo e della Sicilia, ci hanno convinto: sarà in successo.

[Immagini: Antonio Chinnici]

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Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.