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Milano. Aperture a Porta Nuova: Cör e Tenimmoce Accussì

venerdì, 10 Maggio 2019 di

Nei mesi scorsi, due ristoranti hanno chiuso, a pochi metri l’uno dall’altro, fra Porta Nuova e piazza della Repubblica – e altri due hanno aperto al loro posto. Questa zona di Milano, ai margini dei nuovi grattacieli di Gae Aulenti e delle ex-Varesine, sta rinnovando la propria offera gastronomica: a poche decine di metri, in Fabio Filzi, troviamo Mu DimSum, ottimo e fortunato fratello del Mu Fish di Nova Milanese, e Coco Loco, a sua volta fratello dell’omonimo ristorante napoletano; in via Cornalia troviamo l’ottimo Cabaret, bistrot-pasticceria; in Vittor Pisani ha aperto la nuova sede di FancyToast; e poco lontano il nuovo locale di  Pasquale Pometto.

Cör apre al posto di Le Vrai

La prima chiusura, in ordine di tempo, è stata quella di Le Vrai, ristorante-boulangerie francese all’inizio di via Galilei, di fianco ai Tre Cristi, ristorante in cui è arrivato da qualche mese Franco Aliberti.

Al suo posto, annunciato da lavori “marchiati” con il suo logo, troviamo ora Cör Italian Restaurant.

All’ombra dei grattacieli di Porta Nuova, nel cuore della nuova City milanese nasce CÖR Italian Restaurant, uno spazio in cui cibo, musica, arte e design si fondono in un unico concetto.

Aperto da qualche giorno, con festeggiamenti prolungati, il locale, visto da fuori, sembra seguire le dichiarazioni d’intenti.

Nella prima vetrina si vede un doppio acquario, con qualche granchio che si intravede (non so bene se per il vetro o il riverbero o l’acqua), e subito a fianco un banco per il pesce (tornato di moda…). L’acquario non fa comunque un grande effetto, soprattutto di fronte alle istanze animaliste – imprigionarli in poco spazio, dietro una vetrina al sole, ed esibirli così è in effetti un po’ crudele. Sarebbe ipocrita nascondere il fatto che prima di mangiarli noi, i vari pesci e crostacei erano vivi, ma probabilmente sarebbe meglio evitare l’effetto guarda-che-pesciolini-carini-mo’-ce-li-mangiamo.

Il lato “arte”, almeno di primo acchito, sembra affidato a una serie di sculture visibili dall’esterno – ho letto in un post alcuni nomi di artisti in esposizione, Sabrina Bertolelli, Andrea Fronda, Domenico Sorrentino. E Zoran Vuckovic, scultore, a cui appartengono appunto le opere in vista. Subito all’ingresso un bel divano bianco, cuscini, design, parete grigia luccicante, fanno il loro effetto, come la parete illuminata di profili di bottiglie verdi – non nuovo, ma piacevole.

Il menu: l’ho scorso velocemente, solo in inglese, molto pesce, prezzi in linea con la ristorazione medio-alta, direi. L’insieme, dalle sculture all’inglese, sembra un po’ volersela tirare. Online, non sul loro Facebook, si legge di un “nuovo concetto di movida, un locale destinato ad essere punto di riferimento della Milano Bene”.

Cör. Via Galileo Galilei, 1. 20124 Milano. Tel. +39 0240702815.

Tenimmoce Accussì ha aperto al posto di Sykèlaia

Il secondo locale invece ha aperto dietro l’angolo, in via Marco Polo, al posto di un ristorante siciliano, Sykelàia, dalla vita piuttosto breve, nonostante fosse bello, e grande, e (sembrava) apprezzato.

I suoi locali ora sono occupati da un altro ristorante di ispirazione campana, Tenimmoce Accussì da Gennaro. Sotto la placca con l’insegna, il simbolo della guida Michelin, piatto-e-posate. Strano per un locale aperto di recente (gennaio 2019) – in realtà, appartengono alla casa-madre, il ristorante omonimo aperto da Gennaro Fonzo, il titolare, a Napoli (anzi, a Casalnuovo di Napoli).

A Gennaio 2019, visto il grande successo della sede Napoletana, Gennaro decide di aprire a Milano il ristorante Tenimmuce Accussì da Gennaro, grande sfida per esportare al nord la sua esperienza da imprenditore, sul campo della ristorazione, mantenendo lo stile del ristorante principale napoletano.

Il che significa un (ricco) menu di pesce, con due menu degustazione, a pranzo (30 €) e a cena (60 €).

Tenimmoce Accussì da Gennaro. Via Marco Polo, 10. 20155 Milano. Tel. +39 0229014556. 

 

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.