Guerra dei Pizzaioli: armiamoci e partite

“Mi si nota di più se sono partito o no, se vado o non ci vado? Se arrivo in orario o in ritardo?”. Il pizzaiolo scissionista ragionava ad alta voce davanti allo stagnum del calidarium mentre scucchiaiava nervoso la neve al sapore di fragole OGM.
“Che magnifica questa canzone d’estate, che meraviglia questa estate che ho trascorso mandando piccioni viaggiatori a destra e a manca per tutta la Terra della Pizza di Mezzo”, fece quasi risollevato dai dubbi che lo attanagliavano.
“Ma dimmi orsù, mio fido scudiero, quanti piccioni ci sono rimasti e quanti sono tornati dalla loro missione che ho ancora voglia di sproloquiare?”.
“Sire, perdonami, ma qui di piccioni ne sono rimasti un paio sì e no”, gli fece devoto il pizzaiolo famoso per contare i tempi di lievitazione e di cottura con la sua clessidra da polso modello Rolls-Royce. Si diceva fosse il regalo di Crono quand’era andato con la sua biga tutta d’oro nella città di Mediolanum. L’unica in cui si poteva portare senza paura una così cotanta importante ed esclusiva clessidra.
“E dove sono andati questi maledetti piccioni partiti che io pure ingrasso con il migliore granoturco e hanno imparato anche a beccare il grano tenero?”, fece lo scissionista piuttosto alterato.
I piccioni

“Da quel che mi dicono, sono finiti alla royale. I pizzaioli della Terra di Mezzo hanno pensato che volessi fare un discorso alto, altissimo e alla fine li hanno messi nel piatto. Insomma, qui di cartucce non ne vedo più, ahimè”.
“Ma per Zeus e per tutti gli dei dell’Olimpo. Me li avevano prestati con promessa di ritorno centinaia e centinaia di oscuri pizzaioli che volevano far vedere a tutta la Terra di Mezzo quanto fossero bravi a impastare e fare pizze. E ora che dico loro?”, si infuriò.
“Che li hanno cucinati in crosta invece che alla royale? Che sono polli invece di piccioni”, ci provò il pizzaiolo della clessidra mentre la girava per contare il tempo della tripla lievitazione.
“Non dire eresie, qui ci vuole il grano per allevarne di nuovi, più belli e più forti”, sentenziò come se avesse una nidiata di pulcini pronti all’occorrenza.
“Ma non deviamo dalla domanda principale: meglio andare o non andare, essere in tempo o oltre tempo? Suvvia, tu che ti gingilli con la clessidra dovresti sapermi rispondere!”, si spazientì nuovamente.
Vado o non vado?

“Sire, tu non puoi varcare i confini della Pizza di Mezzo. Finiresti nelle oscure segrete del Podus Regalis senza nemmeno passare per il Via. E poi ci vorrebbe la questua per tirarti fuori prima delle idi di marzo”, gli fece spaventato. “Lascia fare a noi che siamo liberi di andare e venire in ogni dove e goditi lo spettacolo dal tuo calidarium, per Hera!”.
“Ancora con questa storia? L’ha messa in mezzo lo Scriba che non capisce nulla di pizza e tantomeno di Dura Lex sed Lex. Non dargli credito e dimmi piuttosto dell’ora e del luogo. E se devo andarci prima, durante o dopo a questa cena dei 50 che sono 100 e forse 101 o 103 che ci sono gli ex aequo”, ribatté ancora più spazientito con le narici che sembravano pronte a risucchiare la tempesta annunciata di fronte al Novus Mastivus.
“Sire, sient’ a me: statten’ a cas'”. Lo implorò mentre la clessidra faceva un altro giro. “Saremo in tanti, tantissimi a protestare per i piccioni alla royale che finiranno sulla tavola di Partenope”, provò a rassicurarlo.
La sag(r)a dei piccioni partiti

“Ma che dici? I miei – si fa per dire – piccioni partiti sulla tavola di Magnataro, Papilionem e Iulia Pugna? Ma che figura di sterco ci facciamo con i pizzaioli affamati fuori dal Palazzo Reale? Sembrerà una tragedia messa in scena nella Cavea. Forse hai ragione, meglio stare a casa…”, disse dubbioso e ormai irritato.
“Te l’ho detto, saremo io e i firmatari dell’editto con cui chiamiamo a raccolta i Magister Equitum della Pizza di Mezzo”, gonfiò il petto guardando la clessidra che era a metà dell’opera.
“Ma se siete 4 felis”.
“3 per la precisione e senza di te diventiamo 2, ma contiamo almeno per 100, anzi 101, forse 103”, contò con le dita che la clessidra era già impegnata con la lievitazione.
“Bene, mi fido dei tuoi conti. Sarete un nugolo pronto ad opporvi alla cena. Ma mi raccomando, portate via tutti i piccioni e pure le giacche dei pizzaioli che hanno fatto un simile scempio. Che vergogna, invece di fare le pizze pensano ai piccioni e ai premi”.
“Sarà fatto Sire”, mentì spudoratamente che i pizzaioli oscuri avevano altro cui pensare.
“Bene. Allora armiamoci e partite verso un futuro di gloria. Godiamoci questo tramonto di guerra che domani ci sarà un’alba di pace”.
Partita la Guerra dei Pizzaioli Oscuri

Magnataro stava mangiando con soddisfazione gli ‘mbrugliatieddi consigliati dallo Scriba per lenire il mal di Capalia che le continue discussioni sul fritto gli avevano provocato. “La capra si fa bollita come a Cannalonga o si spadellano le interiora come a Vallum. Che c’entra la frittura proprio non lo capisco”, disse a Papilionem.
Che aveva dismesso da tempo gli abiti del perfetto presentatore per indossare elmo e corazza. Chino sul lungo tavolo ingombro di scontrines consultava nervosamente le mappe della Terra di Mezzo.

“Orsù mio buon amico e socio per 1/3 da tempo immemore, partiti i soldatini lascia tutto e vieni al desco. Dopo tanta pizza un po’ di interiora di capra ci stanno bene”, lo esortò allungando la ciotola con le frattaglie.
“A prescindere che abbiamo 100, 101 o forse 103 piccioni da servire, forse non ti rendi conto del momento grave. Uno dei soliti esclusi dalla cena dei 100-101-103 mi ha detto che c’è un manipolo di felis che vogliono razziare i piccioni e finanche le giacche così faticosamente cucite dalle vestali di Iulia Pugna”, fece sconfortato Papilionem.
Il teatro delle operazioni

“Ma che dici? Tutto questo lavoro per fare una scenografia nella cavea che va a puttane? Sono stato mesi e mesi a selezionare tessuti in tutta la Terra della Pizza di Mezzo e anche oltre per la cena del Mondo sano. Ma siete tutti ammattiti?”, si disperò il Cavalier Servente.
“Non temere mio amato consorte, nulla potranno contro di noi”. L’armatura di Iulia Pugna brillava agli ultimi raggi di sole dell’estate che andava via. “È partito un tramonto di un giorno di guerra ma sarà un’alba di pace”, sentenziò mentre si aggiustava i capelli ammaccati dall’elmo modello Chanel XX-XXV, dono di Caseus II per il suo matrimonio.
“Leggo ora il papiro di saluto di Massimo Decimo Meridio Gluten che ha inviato i suoi migliori Centurioni a presenziare la cena dei 100-101-103 e ne sono felice”, esclamò Papilionem che muoveva i soldatini lungo le piazze di Partenope. “Abbiamo truppe che potremmo muovere Pugna a non so quanti nemici”.
“Io non mi muovo dalla Cavea”, ribattè Iulia Pugna infastidita al solo pensiero che la sua corazza modello Giorgio XX-XXV potesse ammaccarsi. E peggio ancora si sarebbe potuta macchiare di pomodoro la preziosa tunica modello Versus XX-XXV dono di nozze di Pomoaureo.
Partite le truppe in campo

“Non avrai bisogno di far nulla se non di salire sul palco e salutare le centinaia di pizzaioli che parteciperanno alla cena”, fece Papilionem che si stringeva le cinghie dell’armatura. Dopo tutta la maratona a raccogliere scontrines per tutta la Pizza di Mezzo era partito anche alla volta dei porti a raccogliere quelli che arrivavano da oltre il Mare Nostrum. Ed era dimagrito così tanto che avrebbe dovuto cambiare armatura. Ma non era il momento.
“Mi preparo alla Pugna, cara Iulia. Ho il manipolo scelto del Malum Puer tutto vestito di nero come le pareti della sua pizzeria Profundum Nigrum. Ci sono le armate di Tartagliano da Pozzuoli scese dal Castrum Ibericum. Achille Pizza Veloce ha garantito più di 1.000 piccioni blu. Abbiamo Alessandro Magno che schiera il Rapace pronto ad abbattere i piccioni che non sono ancora finiti alla royale. C’è Legionello da Succivo che marcerà con i suoi 100 fanti tutti uguali che non sai chi è lui e chi sono i fanti.
In rada ci sono le navi di Carletto pronto a far scendere le sue legioni con i canotti anche se non lo abbiamo invitato alla cena. Centuria con la sua guarnigione si è spostata dal Flavus Tiber. Nonnezus ha promesso pasta e patate gratis per tutte le truppe di stanza tra Cavea e piazze. Aedificium Maximum ha assicurato la cabina di regia delle operazioni di cielo, di terra e di mare dalla spiaggia liberata. Insomma, non c’è da preoccuparsi”.

“Va bene”, si spazientì Magnataro mentre dava l’ultima cucchiaiata. “Basta che non mi parlate di fritti e lasciate nelle buie segrete Frithurik Centum Milia. Che di cazzate ne ho fin sui capelli. Armatevi e partite che io mangio”.