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Cilento. Scoprire l’antico Aglianicone che rinasce quest’anno riempie di gioia

martedì, 19 Gennaio 2016 di

Ripaudo Paestum

In Cilento, il cognome Macellaro ha già avuto successo con il Pietro dei dolci, ma attenzione perché questa volta le eccellenze son vini. Si parla tanto di giovani che ritornano all’agricoltura, ma io ne ho visti ben pochi e Ciro Macellaro è di certo uno di questi.

Figlio di un contadino di Postiglione, Ciro frequenta l’Istituto Tecnico Agrario di Eboli e si innamora fin da subito del mondo dell’enologia. Così, non perde tempo: lascia momentaneamente gli Alburni che ignari lo aspettano e si iscrive alla Facoltà di Agraria più vicina, a Potenza. La famiglia aveva sempre venduto qualche prodotto qua e là, nei paesi vicini, ma ancora ce n’erano di terreni nudi e poco coltivati. Ecco che ancor prima di aver compiuto 30 anni e di aver finito gli studi universitari, Ciro decide di voler dare vita a queste terre di famiglia in abbandono. Così si rimbocca le maniche e nel 2010 inizia i primi impianti di vigneti, per altro in un paesaggio strepitoso, tra la Valle del Sele e quella del Tanagro, quell’area che inevitabilmente vi distrae scendendo per la A3, dopo Eboli prima di Maratea.

vigneti Tenuta Macellaro Cilento

Grazie al nostro giovane imprenditore, oggi ai piedi degli Alburni ci sono quasi 7 ettari vitati, da quest’anno con certificazione biologica. Tra le prime soddisfazioni c’è anche Luca Gardini che, dopo aver assaggiato il suo vino, ha dichiarato di essersene letteralmente innamorato. “In tutti i miei vini mi piace marcare la presenza di aromi primari intrinsechi dell’uva”.

Ci sono tre ettari di bianco, due di Fiano e uno di Falanghina: da queste due varietà nasce il Ripaudo (70% Fiano e 30% Falanghina).

AglianicoPanormo vino

Gli altri tre ettari, invece, due di Aglianico e uno di Montepulciano, dai quali nasce il Panormo (70% Aglianico e 30% Montepulciano), dal nome del più alto degli Alburni.

Aglianicone

E infine, nell’ultimo ettaro Aglianicone: qui esce la parte più profonda dell’anima di Ciro, prima come persona, perché vi ha dedicato tutta la sua tesi di laurea e poi come cilentano, perché l’Aglianicone sarebbe uno dei genitori degll’Aglianico, quindi uno dei primi e più antichi vitigni cilentani.

vigneto aglianicone

L’Aglianicone, o Aglianicone Nero, da sempre così denominato, in passato era il più diffuso dei vigneti nella zona. Poi con il tempo si è perso sempre di più, quando avrebbe potuto invece marcare la storia vitivinicola cilentana. C’è da dire che l’Aglianicone ha una discreta fertilità delle gemme, con fenomeni di acinellatura del grappolo a volte marcate (forse per difetti di morfologia floreale) e questo è stato uno dei fenomeni che ha portato all’abbandono. Così nel tempo è stato sostituito con altre varietà più produttive, dimenticando che dal punto di vista enologico la varietà è molto preziosa e si comporta in modo eccellente dando vita a prodotti di qualità.

aglianicone cassetta

Ad esempio, differisce dal figlio Aglianico, per la presenza di tannini poco aggressivi, che riducono di molto il tempo di affinamento ma, allo stesso tempo, avendo dal punto di vista aromatico tutti i descrittori dell’aglianico con un intensità di gran lunga superiore. I vini ottenuti da uva Aglianicone sono caratterizzati da un ottimo contenuto alcolico, compreso tra 12 e 13,50 % vol. Con queste caratteristiche, il vino ottenuto può essere destinato al consumo sia nell’anno successivo alla vinificazione quale vino fruttato e particolarmente armonico, sia all’affinamento in acciaio e/o botte/barrique/bottiglia, per essere poi consumato dopo un periodo d’invecchiamento.

L’animo di Ciro non si ferma sul personale, ma spazia nel sociale con il Progetto Aziendale “Terre dell’Aglianicone“: l’intento è quello di riportare più persone possibile alla sua coltivazione, con conferenze e iniziative che coinvolgano anche gli altri viticoltori cilentani. Oggi questo tipo di lavoro di recupero è fondamentale per la creazione di questa etichetta, anche perchè l’Aglianicone dopo l’abbandono è resistito solo in terreni isolati e abbandonati, quindi necessita più che mai di tutela.

E mentre in paese lo guardano come un pazzo alle prese con un’opera tanto ardua quanto impossibile, e gli continuano a chiedere “ma chi te o fa fa?”, noi aspettiamo ancora un anno, quando nel dicembre 2016 nascerà il suo Aglianicone 100%, frutto di un lungo lavoro sociale e culturale, che si chiamerà Quercus perché come la Quercia è radicata alla terra, così l’Aglianicone lo era al nostro territorio”.

Tenuta Macellaro. Contrada Vespariello. Postiglione (Salerno). Tel. +39 0828.300956