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Guida Michelin 2018. Perché Norbert Niederkofler ora ha tre stelle

sabato, 18 Novembre 2017 di

Sono anni che penso che il St. Hubertus di Norbert Niederkofler sia il ristorante perfetto, saldamente da almeno un lustro il miglior ristorante d’Italia.

Oggi arriva la sua consacrazione con le meritatissime 3 stelle Michelin che in Italia i cugini gallici centellinano con attenzione maniacale e parsimonia sospetta.

Si sta bene fra queste sale alpine, tra loden grigi e legni chiari, accuditi da un servizio millimetrico e con una cura quasi maniacale al nostro piacere.

Mille attenzioni, mille cortesie, che fanno di ogni cena un’esperienza unica, elegante e insieme intima.

E su tutto la cucina di Norbert Niederkofler.

Ci sono cuochi istrionici, mediatici, sensuali, ci sono cuochi di ogni tipo, ma Norbert è semplicemente un grande cuoco: tecnica, cervello, cuore e sentimento al servizio di una cucina assolutamente italiana. Qui sul cocuzzolo estremo dello stivale, da anni, silenziosamente e con rispetto, sta portando avanti una vera e propria rivoluzione. Abbandonato ogni supereffettazione alla moda, nel ristorante di un hotel cinque stelle, tra i migliori in Italia, esercita il sacro rito della cucina sulle montagne.

Potremmo sederci bendati e riconoscere immediatamente dove siamo: prodotto locale, tradizione, tecnica moderna e antica fuse in un abbraccio intenso e delicato.

Nessuna concessione alle mode gastronomiche del momento, niente manzetta prussiana o pluma iberica, solo una rete di produttori locali, e non, che offrono quanto di meglio si possa cercare per una cucina fortemente italiana e a tratti alpina.

Questo secondo me è l‘insegnamento migliore del St. Hubertus a San Cassiano, che dovrebbe far molto pensare e riflettere sul futuro della ristorazione italiana. In questo angolo meraviglioso d’Italia, in un hotel frequentato dal jet set internazionale, un montanaro con la barba bianca e il piumino da alpinista sempre indosso sbaraglia tutto e tutti servendo l’Italia interpretata al suo massimo.

Non è forse questa la vera modernità?

“Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto”