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Milano. Al ristorante filippino Bulaluhan non più di tre birre a testa

giovedì, 06 Settembre 2018 di

TripAdvisor dice che i ristoranti filippini a Milano sono solo 7. La prima cosa che si nota entrando da Bulaluhan sa Milan è il cartello: non più di tre birre a testa.

Che forse segnala subito il tipo di locale: una specie di trattoria di quartiere, dalla clientela “normale”, che magari tende ad alzare un po’ il gomito.

Bulaluhan sa Milan è in posizione #5 su 7, ma a punteggio pieno, con sole 3 recensioni. Difficile quindi soppesarne la reale percezione. Anche perché su TripAdvisor le recensioni di filippini sembrano scarseggiare.

Comunque a titolo di cronaca, le birre in carta sono Heineken e Moretti, più una birra filippina, Red Horse Beer, il marchio più importante dell’arcipelago (fa capo alla San Miguel). Extra strong, 8% alcol, Amber Lager.

Siamo in via Popoli Uniti, una traversa di viale Monza. Quattro vetrine su strada, vetri opacizzati, insegne dipinte e illuminate solo da faretti. Interni molto minimal, pareti bianche, luci modello lampioni (buona l’illuminazione); alle pareti, ciuffetti di verde che spuntano da sopra e sotto assi di legno bianche inchiodate alle pareti, peccato che il verde sia di plastica, come nei vasetti di plastica sui tavoli. Un bancone bar all’ingresso, personale filippino, alcuni non parlano ancora bene l’italiano.

Il menu, plastificato, su due pagine, consiste in una lunga sequenza di piatti, pressoché tutti in versione normale e, con 2,50 € in più (+ 0,50 con una bibita in lattina), con riso e una bottiglietta d’acqua. E comunque, a una rapida occhiata, non si superano mai i 10 € per piatto.

La lettura del menu è ovviamente facilitata dalla traduzione, in qualche caso un po’ approssimativa, in italiano. Peraltro, qualche parola la si capisce, o la si conosce: chopsuey, verdure con carne, escabeche, lo scapece, portato in Spagna dagli arabi, e da lì arrivato da noi, e nelle Filippine, il tilapia, un pesce tropicale che mi sa sia già arrivato nelle nostre cucine…

Insomma: io e Bruno abbiamo optato per un piatto unico (Platong Overload), costo 10 €: un assaggio di cose diverse, in modo da farci un’idea generale.

Il suo: Chopsuey, riso, Lechon Kawali, ovvero pancetta di maiale croccante, Lumpiang Shanghai, involtini di carne.

Il mio: Pansit, spaghetti di riso con verdure e carne, riso, Lumpiang Shanghai, Longganisa, salsiccia. Nome quest’ultimo che ricorda la luganega norditalica, ma direi solo alla lontana. Coincidenze.

Piatti discreti, nel complesso, belli pieni: ci sono piaciuti molto gli involtini di carne, e a me è piaciuta la salsiccia, dall’inquietante colore rosso-bordò scuro, ma saporita e gustosa. Niente male anche i miei spaghetti (pansit). La pancetta di maiale croccante erano pezzi di carne, non fette come avevamo pensato. La carne, non male. Ma la cotenna era troppo cotta, molto dura, pressoché immangiabile.

Per dolce, Leche Flan, ovvero crème caramel. Buona. Ho preso la monoporzione (1,90 €), senza rendermi conto che con 7,50 € potevo avere la porzione per 4-5 persone.

C’era gente da Bulaluhan (non ho chiesto il significato del termine, ahimé): più della metà della settantina di posti disponibili erano occupati. Italiani, solo noi due, e una coppietta. Se è vero che i locali filippini non sono molti, è anche vero che, se c’è tanta gente “locale”, è un buon segno.

Se YUM, altro locale di cucina filippina che abbiamo visitato, sembra muoversi in una direzione più raffinata, per lo meno come presentazione gastronomica, e generale, e Jollibee rappresenta il fast food più popolare dell’arcipelago, Bulaluhan, con i suoi arredi sottotono, i suoi camerieri filippinofoni con ancora qualche difficoltà con l’italiano, e i suoi piatti che si presentano comunque come “normali”, rappresenta probabilmente la trattoria media, familiare – non per niente molti piatti vengono proposti i versione per 2, 3 o più persone. Locale modesto e gentile, cucina onesta – ma devo comunque approfondire le mie esperienze gastrofilippine.

Bulaluhan sa Milan. Via Popoli Uniti, 7. Milano.

[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]

 

 

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.