mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Alassio. 7 punti per capire il nuovo corso sushi del ristorante Panama

giovedì, 11 Aprile 2019 di

Nel cuore storico di Alassio, ha appena riaperto tutto nuovo il Ristorante Panama, con colori e con calore.

E con un nuovissimo menu parallelo: gourmet e nippo-brasiliano.

E perché questa doppia anima?

Per coccolare la clientela consolidata fedele al menu tradizionale e per conquistare il popolo del sushi andando addirittura oltre il sushi. Da qui la proposta fusion, creolizzata, che è inedita in Riviera (anche se già affermata a Milano e noi ve lo abbiamo raccontato).

Delle inaugurazioni, come delle riaperture, si dicono sempre le solite cose “c’era questo e c’era quello, all’insegna di questo e nella splendida cornice di quello …”.
Vade retro.

Scegliamo un’altra strada: 7 parole-chiave.

1. Panama, questo nome esotico

Appartiene al locale dal 1957, rappresenta il sogno di chi ha il mare davanti e fantastica. Il nome è uscito a caso, facendo girare un mappamondo e puntando il dito. Comunque, Panama, che bella metrica. Solo a me sa di canzone di Paolo Conte? Se poi ti accoglie con un antipasto di Cappasanta alla Rossini, su una scaloppa di fegato d’oca e caviale di tartufo…

2. Nikkei Burajiru jin, la cucina nipponica alla brasiliana


Pronunciate “nikkei B(u)rasìu giin”: oltre che essere un passo avanti, sentirete aria di Giappo-Brasìu, e l’essenza del sushi versione carioca. Lo hanno creato le comunità giapponesi emigrate intorno al XX secolo, aggiungendo ai classici ingredienti molti più fiori, colori, sapori. Proprio come nella parata esuberante di bocconcini che sono arrivati al nostro tavolo: opera dei due sushimen del Panama, Kássio Defrizze e Uallis Alencar, che sono appassionati e si divertono parecchio.

3. Plin. Alla ligure, come il coniglio


Quando viaggio, sono molto attenta ai plin, delicati pizzicottini di pasta dal contenuto infinitamente variabile. Quelli del Panama, in omaggio alla cucina ligure e alla vegetazione dell’entroterra, sono ripieni di coniglio e serviti con due salse “grafiche” – bianca di ricotta e color arancio di ricci di mare – più fiori di borragine e pinoli tostati qua e là.

Anzi, quando sono in viaggio, mi piace anche sentire la versione locale del baccalà, pesce simbolo di spostamenti e di commerci. E quello del Panama mi è piaciuto molto: cotto al vapore, con crema di pomodoro giallo, fave e basilico (in schiuma, peccato). Verde-oro cioè brasileiro? Dovevo chiederlo allo chef…

4. Barlady. Per cocktail a tutto pasto

I cocktail di Shani Bacchi, barlady versiliana, capelli rossissimi e competenza costruita in Italia, a Londra, in Australia. Shani ama demolire i confini tra ciò che si beve e ciò che si mangia: “ho fatto una Chartreuse Verde Fat Wash alla mozzarella di bufala, una vodka sour alla patanegra. Ceci fritti caramellizzati per le mie guarnizioni”… Ed eccovi servita la tripletta fusion-mixologist-cocktail a tutto pasto, con parecchi fiori e corolle da gustare.

5. Pieds dans l’eau, sentendo le onde

Fronte mare vuol dire essere proprio lì, che quasi lo si può toccare, bagnarsi i piedi. E i colori del mare e della sabbia sono anche il tema degli interni, ridisegnati da Simona Ivaldi, che ha preservato il vecchio, come le antiche pareti, armonizzandolo col nuovo. I coperti, che pure sono 100, sono distribuiti in tavoli ben spaziati che riescono a dare intimità e tranquillità a chiunque si sieda.

6. Raku. Pezzi unici e metallescente décor

Voi guardate la mise-en-place quando mangiate fuori? Il cibo è anche bellissimo nei piatti di ceramica raku di Renza Sciutto, ceramista e responsabile del Museo di Arte Ceramica a Pechino. Sono stoviglie d’artista, pezzi unici creati in esclusiva sulla palette dei blu, dei tortora, dell’oro e dei riflessi metallescenti, con impronte vegetali. Gli stessi colori caldi, confortevoli e profondi del décor degli interni.

7. Una famiglia – alla terza e quarta generazione

Sempre ad Alassio, sempre nello stesso budello (carrugio, parallelo al mare); osteria di pescatori ai primi del novecento, poi locanda con ristoro nel dopoguerra, poi ristorante di pesce e infine gourmet e sushi come è adesso, il Panama è sempre stato guidato dalla famiglia Cosso. Ora Nuccia, caschetto pepe e sale e sorriso rasserenante, sovrintende all’azienda con il figlio Stefano, artefice del restyling e della parte fusion.

Dall’antipasto al dessert, in definitiva è una famiglia che riunisce le famiglie: “da noi possono venire tutti – chi vuole mangiare tradizionale e chi invece vuole il sushi” hanno dichiarato madre e figlio, quasi con le stesse parole, in due momenti diversi passando al nostro tavolo.

Sbirciando il menu e i prezzi…

In carta, la sezione fusion propone sushi a piccoli pezzi come i nigiri dai 4 € ai 20 € dal salmone al manzo wagyu o 2 gunkan carioca sui 10 €… Sul versante tradizionale, segnaliamo ceviche di ricciola, ciuppin di cozze e vongole, polpo rosticciato… e i dessert molto curati. Calcolate 3 € per il servizio, che prevede in tavola olio di frantoio, pane e grissini da farine di mulino biologico e macinate a pietra. Dai primi di aprile i giovedì del mese sono dedicati alla degustazione4 portate a 50 €, che alternano cucina tradizionale e fusion.

Ci piace molto questa Liguria sperimentatrice e sorridente.

Ristorante Panama. Via Brennero, 27. Alassio. Tel. +39 +39 0182 646052

[Immagini: iPhone di Daniela; Ristorante Panama]

Di Daniela Ferrando

Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.