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19 Aprile 2020 Aggiornato il 19 Aprile 2020 alle ore 09:15

Coronavirus. Il grattino per il jogging e niente ristoranti il 4 maggio

Il distanziamento interpersonale è la misura di prevenzione del contagio più plausibile al ristorante come negli stabilimenti balneari
Coronavirus. Il grattino per il jogging e niente ristoranti il 4 maggio

“Si è da poco conclusa la riunione della Cabina di regia tra Governo, Regioni ed enti locali durante la quale, con i ministri competenti, ho voluto aggiornare la delegazione di governatori, sindaci e presidenti di provincia sullo schema di lavoro per la ’fase due’ che l’Esecutivo sta portando avanti, coadiuvato dalla Task force di esperti e dal Comitato tecnico scientifico”.

Il post del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte appare su Facebook a mezzanotte.

Lo leggete qui, ma non troverete alcuna data se non quella del 4 maggio, giorno in cui scadono le disposizioni del decreto attualmente in essere: “Anche i rappresentanti dei governi locali hanno espresso adesione al disegno dell’Esecutivo di adottare un piano nazionale contenente linee guida omogenee per tutte le Regioni, in modo da procedere, ragionevolmente il 4 maggio, a una ripresa delle attività produttive attualmente sospese, secondo un programma ben articolato, che contemperi la tutela della salute e le esigenze della produzione”.

Della distanza e dei plexiglass nei ristoranti

Nel balletto delle date e delle misure che verrebbero adottate uscite in questi giorni e di cui abbiamo cercato di darvi tempestivamente notizia – dalla presumibile data di ripartenza delle attività di ristorazione il 18 maggio, alle misure adottate a Shanghai, dai ragionamenti degli stellati all’incubo dei plexiglass proposti da alcune aziende – il 4 maggio sembra aprirà ben poco delle attività commerciali.

Anche il segnale di ripartenza della speranza che era stato assegnato alle librerie è in buona misura naufragato.

Il problema principale è il distanziamento interpersonale e l‘utilizzo diffuso delle mascherine che evitino alle goccioline di spandersi tutto intorno. Cui si aggiunge l’utilizzo dell’app per tracciare gli spostamenti ed evitare che gli inconsapevoli positivi non sintomatici diffondano il contagio. Siamo ancora alla navigazione a vista e già il nome scelto per l’app “Immuni” dà il metro della misura: far pensare anche per un secondo che con un’app si diventi Immuni desta qualche perplessità. Meglio sarebbe stato chiamarla “Fate Attenzione”, “Rispettate le Distanze”. Ma la voglia di fare figo sembra superiore. Naming, questo sconosciuto.

Prima del 4 maggio riaprirebbe poco o nulla, se non alcune aziende manifatturiere nelle Regioni dove il sistema sanitario è in assoluta sicurezza e sono stati approntati i covid hospital.

L’autocertificazione oraria per lo sport all’aperto

jogging

Cosa ci aspetterà il 4 maggio? Sembra che sarà varato “il grattino del jogging”.

«Dobbiamo dare agli italiani maggiore libertà di movimento tenendo conto del senso di responsabilità delle persone. La regola applicata da Zaia mi sembra ragionevole», ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.

Tradotto: esibire l’autocertificazione con l’orario di uscita da casa per evitare che lo sport si trasformi nella scusa per rimanere fuori tutto il giorno.

Sarà l’occasione per nuovi challenge quanti chilometri faccio in un’ora o, se dovesse essere sempre ristretta la distanza rispetto al portone di casa, quanti giri di isolato nell’ora?

Certo è che bisognerò superare le date simbolo del 25 aprile e del 1 maggio che potrebbero diventare occasioni di assembramento e di nuovi focolai.

Occhi puntati sul 4 maggio e sui termoscanner

termoscanner

Dunque si va verso il 4 maggio quando la fase 2 sarà misurata dai termoscanner con l’obbligo di misurarsi la febbre prima di salire su bus e metro dove si dovrà viaggiare seduti e a posti alternati per garantire la distanza tra i viaggiatori. Mascherine e file ordinate e distanziate dovranno fare il resto insieme allo smart working che sta assumendo sempre più i contorni di un’attività essenziale e non marginale del lavoro prossimo venturo.

Il Corriere della Sera prova a mettere in fila i provvedimenti della fase 2: “Prima le aziende manifatturiere, poi le costruzioni, infine il commercio, i bar, i ristoranti, sembra basandosi rigorosamente sulle classificazioni di rischio dell’Inail. Solo in un terzo momento toccherà al turismo, alla cultura, al tempo libero e alla scuola (a settembre)”.

Classificazioni che hanno segnato il rischio nei ristoranti come medio basso. Procedendo per una non scontata analogia con il servizio pubblico di trasporto si può ipotizzare il contingentamento degli ingressi nei locali di ristorazione, la misurazione della febbre e il distanziamento interpersonale.

Il rebus dei posti a tavola

distanza tra tavoli

Si fanno i conti con i metri quadri e le sedute a disposizione con qualche dubbio: una famiglia di 4 persone o gli amici che hanno viaggiato insieme nella stessa auto potranno sedersi allo stesso tavolo? Il buonsenso direbbe di sì, le norme di distanziamento da rispettare a casa in presenza di un familiare positivo non sintomatico, cioè di quei soggetti che il tracciamento vorrebbe appunto isolare per evitare il contagio inconsapevole, farebbero propendere per il no.

Ecco quindi la domanda cui in questi 15 giorni la task force di Colao e il comitato scientifico dovrebbero rispondere: sarà possibile il servizio al tavolo e in che condizioni considerato che nella primissima fase di emergenza antecedente il lockdown erano stato permessa l’apertura delle attività di ristorazione esclusivamente con il servizio al tavolo restringendo e poi azzerando del tutto gli orari di apertura?

Quelle disposizioni, alla luce delle esperienze e della conoscenza maturata, probabilmente sono errate.

Ecco perché si inizia a scommettere sul delivery e sull’asporto (anche nelle nuove formule della cucina e delle pizze “surgelate”) che permetterebbe di contingentare il numero dei clienti e di limitare i contatti. Proprio come avverrebbe sui mezzi pubblici di trasporto.

Il chiarimento per gli stabilimenti balneari

pranzo in spiaggia ad Acciaroli

La speranza di riaperture più complete, quindi con il servizio al tavolo, che in un primo momento era stata affidata alla cartina al tornasole delle riaperture delle scuole (che ha analoghi problemi di distanziamento e picchi orari) sembra tramontata.

Ora si guarda alle attività concesse agli stabilimenti balneari poiché con un «chiarimento» inserito sul sito del governo è stato consentito l’accesso agli stabilimenti balneari dei concessionari esclusivamente per la manutenzione. Un passo in avanti che fa sperare nella possibilità di andare al mare durante l’estate, anche se appare già scontato che l’ingresso dovrà essere contingentato.

Scia e risposte sulla questione consegne a domicilio

consegne a domicilio ristoranti

Nelle stesse Faq, ci sono gli elementi utili alle attività di ristorazione:

  1. La consegna a domicilio di alimenti e bevande è consentita solo alle attività di ristorazione o vale anche per le altre attività di produzione e vendita di alimenti e bevande, come per esempio un bar o una pasticceria?
    Tutti gli esercizi autorizzati alla commercializzazione e somministrazione di cibi e bevande, compresi i prodotti agricoli, possono consegnare a domicilio tali prodotti. Devono essere rispettati i requisiti igienico sanitari, sia per il confezionamento che per il trasporto. Chi organizza l’attività di consegna a domicilio – lo stesso esercente o una cd. piattaforma – deve evitare che al momento della consegna ci siano contatti personali a distanza inferiore a un metro.
  2. Gli esercenti devono presentare una nuova SCIA o chiedere un’autorizzazione specifica per poter vendere con consegna a domicilio?
    No, sono sufficienti la SCIA già presentata prima dell’inizio dell’attività o, per i settori in cui è necessaria, l’autorizzazione già ottenuta a svolgere l’attività. Ad esempio, un ristorante potrà consegnare le pietanze a domicilio, anche se prima non rendeva questo servizio. Naturalmente, dovranno essere osservate tutte le norme di settore (incluse quelle igienico sanitarie e le tutele per i lavoratori che consegnano le merci) e dovranno essere evitati, anche al momento della consegna, contatti personali a distanza inferiore a un metro.

Il divieto di pizza e di cibi pronti a domicilio in Campania

pizza da asporto vietata

Ma attenzione, queste disposizioni non valgono nelle Regioni che hanno adottato misure più restrittive come in Campania al centro delle discussioni sull’opportunità di consentire nuovamente la consegna a domicilio di cibi pronti e segnatamente delle pizze sul cui terreno si è consumato uno scontro tra pizzaioli, associazioni di categoria e il Presidente della Regione Vincenzo De Luca che ritiene troppo pericolosa l’attività di consegna a domicilio e dunque l’ha vietata fino al 3 maggio.

Un paradosso esemplificato dalla foto del sindaco di Milano che sotto casa riceve le pizze napoletane da asporto.

[Immagini: Facebook Azzurra Rossi, Web Magazine 24, Scatti di Gusto. Immagine di copertina: vignetta di Bosc, Francia 1956]

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