Guerra dei Pizzaioli: il cannone su Parthenope e la tavola dei 500

Piedi di Latta tirò forte con il naso. Le fioriture di grano non gli lasciavano scampo. Era tutto uno smoccolare a destra e a sinistra. “Mio

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Guerra dei Pizzaioli: il cannone su Parthenope e la tavola dei 500

Piedi di Latta tirò forte con il naso. Le fioriture di grano non gli lasciavano scampo. Era tutto uno smoccolare a destra e a sinistra.

“Mio eccellentissimo sire abbiamo approntato la macchina da guerra che farà piazza pulita della tavola dei 50, no dei 100, forse 500. Ma ci serve il tuo aiuto illuminatissimo sire che vedi oltre e anche nel tempo addietro”, disse Gourmerd.

“Che ti serve mio amatissimo acefalo?”, gli rispose mentre passava gomito avambraccio e pure dorso della mano sotto il naso.

Il piccione, i piccioni

“Il nome mio sire. Tu sai quanto sia importante la comunicazione al tempo del piccione blu. E questa arma che abbiamo messo a punto sconvolgerà le truppe dei pizzaioli della Terra e del Mondo di Mezzo che ogni anno si recano in pellegrinaggio a Parthenope”, fece con un inchino Gourmerd.

“Fama crescit eundo, sappilo mio due volte fedele. Non vi è arma più potente della palla di neve che cresce via via che scende e tutti travolge con la verità che vera non è”. A Piedi di Latta gli si gonfiò la vena del collo quasi a scoppiare mentre strappava l’impasto che aveva coccolato fino a quel momento. “Dovrei passare al filo della mia stecca quel maledetto Scriba ma lui si nasconde peggio di me che ho dovuto prendere la via della spiaggia delle caramelle. Lontano dal mio amatissimo Regno Regio”

“Ma vedi sire, abbiamo trovato il modo di cambiare testa e connotati ai nostri eccellentissimi pizzaioli che nessuno caga e sono diventati uguali di faccia e di pensiero a te. Pronti a invadere la Terra di Mezzo e a condurre la tua guerra senza che tu debba pensare ad altro oltre le tue caramelle di mare”, si prostrò al suolo Gourmerd che nemmeno un tappetino della Terra di Odino.

Il cannone è la tavola

“Dimmi che ti serve”, gli rispose mentre pensava alle nuove truppe che sarebbero scese in campo al posto di quelle di un lustro fa ormai logore.

“Il nome, il nome”, alzò le braccia il servitore in segno di supplica.

“Cannone, cannone. Più forte di una freccia, più forte di un piccione viaggiatore. Che lo si armi e sia pronto a sparare nel verecundiAE dies. Ma intanto per provarlo ci vuole un obiettivo più vicino”, pensò mentre illuminava la stanza in cui scorreva l’acqua del ruscello per impastare.

Uccelli cattivissimi

“Papilionem e Iulia Pugna” gli suggerì l’uomo che ogni legge piegava al suo volere e che era rimasto in silenzio. Ma lui pensava a Cocomerina.

“Taci, parlerai quando sarà il tuo momento. Non voglio perdere tempo con trastulli. Che sia cannoneggiato Magnataro. Sembrerà scontato – ragionò ad alta voce – e allora che ci sia anche Uccelletta che è amica della sorella della zia della cognata e ha voluto alla sua corte un pizzaiolo”.

“Ma scusami sire che c’entra ora un pizzaiolo che ha avuto la sventura di dover chiudere la sua pizzeria?”. Gourmerd era preoccupato della piega che stava prendendo il cannone.

“Non hai capito. Colpire 1 per insegnare a 100”, ribattè truce.

“Ma non è neanche invitato alla tavola, perché mai attaccarlo?”, provò a farlo ragionare Gourmerd.

“Non hai capito. Non si può essere cattivi. Si deve essere cattivissimi”.