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Milano. Il ritorno alla moka con Caffè Pascucci in Stazione Centrale

giovedì, 05 Luglio 2018 di

Un ambiente, largo e spazioso, e nuovo, qui davanti alla Stazione Centrale, annunciato della grossa insegna rossa che sormonta le due vetrine e che recita “Caffè Pascucci“.

Bella posizione, bell’ambiente. Gli auspici sono buoni, direi, per questa nuova, e seconda, apertura milanese di una catena che conta ormai ben 600 e passa locali (sì, esagero: questo è solo il 602°) in tutto il mondo. E oltre ai locali dove servire il caffè possiede anche le piantagioni dove lo coltivano.

Seconda apertura: la prima, che non tutti hanno notato, forse, è in San Babila/corso Europa, poco visibile perché in qualche modo oscurata dai lavori della M4, la nuova linea della metropolitana milanese. Una scelta attendista, coraggiosa, aprire lì.

Questo Pascucci si trova di fronte alla Stazione Centrale, praticamente all’inizio di via Vittor Pisani. Ottima posizione. Tavolini all’aperto, sotto il porticato, tavolini dentro, dietro, e sul soppalco: a occhio, un centinaio di posti. Aperto dal mattino a colazione fino alle 20, ci si può anche mangiare a mezzogiorno.

Ma qui, il piatto forte è la tazzina di caffè.

Con qualche cosa in più. Infatti, oltre alla consueta offerta di caffè degli altri locali, ci sono alcune peculiarità , come ad esempio le macchine da caffè “nude”, ovvero con il corpo sotto il bancone – sembra quasi di essere di fronte a un banco di mescita di una birreria. Ed è un bello spettacolo, vedere il caffè scendere sotto i tuoi occhi.

O l’azotizzatore – o Azomico, o come si chiama, un “portacaffè” sigillato in cui non c’è aria ma azoto, il che permette di conservare al meglio tutte le qualità organolettiche del caffè.

Azomico è composto da quattro silos per la conservazione del caffè che preservano a lungo gli aromi dei caffè Specialty (di particolare pregio e purezza, provenienti da coltivazioni selezionate), grazie alla presenza di azoto. Il caffè tostato ha infatti un grande “difetto”, invecchia rapidamente: a contatto con l’ossigeno si innesca il processo di ossidazione che in breve tempo porta alla perdita di aromi e all’irrancidimento. Nei silos di Azomico c’è l’azoto, un gas inerte, che conserva a lungo nelle migliori condizioni i chicchi tostati.

Ma soprattutto c’è la postazione della moka.

Tutto parte da una considerazione, che è capitato anche a me di considerare: ma perché costruire tutto un ambaradan di fabbriche aziende trasportatori per fare delle capsule, metterci dentro il caffè, e poi buttarle e doverle smaltire e si spera riciclarle? Dice Mario Pascucci:

La fretta e la superficialità hanno portato tante persone a dimenticare questo strumento per l’estrazione del caffè, immancabile in ogni casa italiana insieme alla napoletana, a favore delle capsule, che sono più pratiche, ma decisamente inquinanti. Vorremmo aiutare le persone a recuperare il piacere del rito del caffè fatto in casa con cura e attenzione e a ritrovare il tempo di sedersi insieme per condividere il piacere di una tazzina che veramente unisce. Speriamo che lo scarto prodotto da una tazza di caffè possa essere sempre e solo un humus ricco di vita e non un prodotto plastico da ritrovare nello stomaco di un pesce.

E allora ecco il banco dedicato alla moka (il primo fra tutti i 600 e passa negozi), con un rubinetto di acqua calda a 90° da mettere nel serbatoio, sei alloggiamenti per portare l’acqua a bollore – tempo, 2′ circa – e una serie di piccoli accorgimenti, come il riempire di caffè il filtro dosatore senza pressarlo, o l’interrompere l’estrazione a 3/4, in modo da conservare tutta la parte arometica e non arrivare a estrarre la parte amara. Vedere i gesti del barista, e sentire le spiegazioni, rendono il tutto particolarmente piacevole – ma purtroppo il caffè è proprio buono, e ti scordi subito la teoria. E allora dovresti prendere un’altra moka, e…

La moka è da 3 tazze, la dimensione classica diciamo, e costa 3 € sia che la si prenda in uno, in due o in tre (non so se si può anche in quattro…).

Già che ci siamo, ecco i prezzi di Caffé Pascucci: l’espresso costa 1,20 €, il doppio espresso 2,20, l’americano 1,30, il cappuccino 1,50, il flat white e il filter coffee 2,50; il caffè pompato 2,50 e lo specialty del mese 4 euro.

Non ho preso il caffè pompato (“un cold brew coffee, che, spillato nel bicchiere, si presenta simile a una birra Stout scura, cremoso e sormontato da una densa schiuma in superficie; in bocca è vellutato, denso, dal gusto pulito”), 2,50 €, né lo Specialty (“per tutto luglio è un Perù Coe della Finca San Pedro El Shimir di Fredy Guevara coltivato a 1800 metri; presenta un aroma complesso e fruttato che spazia dalla pesca alla vaniglia, dai frutti rossi al cioccolato fondente, con un’acidità dolce e piacevole”), 4 €, e tornerò per entrambi.

Ma tornerò soprattutto per l’idea della moka, idea che campeggia anche sulla parete a destra dell’ingresso, in un affresco con una moka “trafitta al cuore”, un gigantesco ex-voto che auspica la celebrazione del rito della caffettiera.

Caffè Pascucci. Piazzale Duca d’Aosta angolo via Vittor Pisani (Palazzo Generali). Milano.

Dove mangiare e bere in Stazione Centrale

  1. I dim sum e i piatti cinesi di Mu DimSum
  2. La pizza napoletana de L’Antica Pizzeria Da Michele
  3. Il bistrot dei fratelli Maio
  4. La pizza al trancio “milanese” di Spontini
  5. Lo street food da viaggio di La Puteca di RossoPomodoro
  6. Le specialità siciliane di LùBar.

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.