mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Miracolo a Milano/4 È amore con That’s Vapore, tranne i vaporini

martedì, 24 Gennaio 2012 di

svinando

“That’s Amore!”

“Ma no, Totò, leggi bene: questo posto si chiama ‘That’s Vapore’, davvero…”

Totò aveva proprio l’impressione che volessi fregarlo in qualche modo, non so se sospettasse che volessi portarlo in un locale tarocco coi mandolini scordati, le tovaglie a quadrettoni rossi madeinchina, le pizze plasticate o se semplicemente volesse farmi capire che a lui non lo fregavo, non era mica scemo…

Insomma, siamo andati in questo locale nuovo, nuovissimo anzi, aperto da un mese (esattamente, dal 21 dicembre) qui a Milano, all’inizio di Corso di Porta Vittoria. Come suggerisce il nome, il locale propone piatti cotti, appunto, a vapore.

Il posto si presenta molto curato: legno, e colori caldi; i tavolini sono suddivisi fra piano terra e piano soppalcato; un bel ficus troneggia al centro locale, forse anche troppo, dà un’impressione di “pieno” forse eccessiva… Alle pareti, foto di vapore – di fabbrica, di treno, ma anche di specchi appannati, persone riflesse fra le gocce e la condensa… e in questo dettaglio trovo un’attenzione, e un’idea di fondo, assolutamente ben pensate: si veda anche la frase shakespeariana dipinta sul soffitto, “L’amore è una nuvola fatta d’un vapore di sospiri”, da Romeo e Giulietta, che ha molto colpito Totò (forse perché ha ancora adesso l’aria un po’ tra le nuvole…).

“Bella frase… e senti qua – ‘In cucina è leggerezza e sapore. Nella storia è rivoluzione, in natura pura energia. Per noi il vapore è fantasia, libertà, ispirazione.’ Bello, no?” Totò ha letto le frasi stampate sulla tovaglietta di carta. Sì, bello – bella l’idea, il concept, giusto?, sembra tutto connesso, tutto a posto, prima ancora di mangiare qualcosa, il gusto del posto ci piace.

Una breve ricerca su Internet (a proposito: il sito non è ancora attivo) e trovo i nomi di Vanni Bombonato e Filippo Cadeo (gentili cordiali premurosi sorridenti, come tutto il personale direi: molto piacevoli; peccato per quella definizione di “vaporini” che ho letto sulle info su facebook): sono loro ad avere avuto e sviluppato l’idea, dopo aver visto un ristorante simile a Ginevra (ce ne deve essere un altro a Parigi), l’ambiente, e tutto quanto – affidandosi per l’ideazione del menu al corso Marc Farellacci, chef e manager, che ha appena curato il rilancio dell’Assassino, sempre qui a Milano.

Il menu: non c’è (ancora?) un menu scritto, ma c’è un bancone con tutti i piatti in bella mostra, già porzionati, ovviamente crudi, in vaschette di legno (di pino), che verranno poi messe in uno dei grandi forni a vapore e “vaporizzati” a 104° per pochi minuti, per uscirne perfettamente cotti (e bollenti) – e buoni, soprattutto.

Una rapida scorsa al bancone (ma il menu può variare, si possono aggiungere piatti nuovi ed esperimenti, come l’anatra): Fazzoletti di zucca, Panzerotti di magro, Ravioli di arrosto con carne, Tortelloni di salmone affumicato, Panzerotti di monococco al bagoss e ricotta, Verza ai due salmoni, Baccalà limone e prezzemolo, Cubi di salmone all’arancia, Pollo all’orientale con couscous, Straccetti di tacchino con funghi, Petto d’anatra in crosta di zafferano con verdure pomodori secchi chutney e spezie, Couscous con verdure, Gamberi e calamari con cime di rapa, Carciofi di Sardegna stufati, verdurine varie… E due zuppe: Mesciua spezzina e Vellutata potimarron e castagne. Dolci di una pasticceria artigianale, a parte il tiramisù di produzione propria. Juice bar. Brunch (con uovo al vapore… io e Totò ci guardiamo – lo vogliamo, ci torniamo).

Cosa non ci è piaciuto? Il termine “vaporino” per i ragazzi/e del servizio (oddìo, poteva andare peggio: se li chiamavano “vaporetti”, o “svaporati”…), la mancanza di un menu scritto, qualcosa di meglio sull’accoglienza forse. Ma comunque i “vaporini” (brrr) erano tutti giovani gentili e carini, per cui via questo punto di parziale demerito.

Cosa ci è piaciuto? L’idea, il concept, la coerenza del tutto. La vellutata di potimarron (è un tipo di zucca dolce, dalla forma e dal sapore che ricordano quelle delle castagne; è detta anche zucca giapponese) e castagne. Il petto d’anatra, adagiato sul suo letto di verdurine, cotto bene, morbido, saporito.

I panzerotti di monococco (un tipo di frumento, molto antico) col bagoss (una specie di grana proveniente da Bagolino, nel bresciano): buoni, anche loro su un letto di verdurine.

Il tiramisù (l’avrei preferito con un po’ meno cacao spolverato sopra, a dire il vero…), assolutamente ottimo, delicato, anche se probabilmente non cucinato a vapore 🙂 …

Insomma, buono, interessante, da riprovare. Prezzi? La vellutata, 5,50 €; i panzerotti, 9,50 €; l’anatra, 12 €; il tiramisu, 3,50 €.

Che ne dici, Totò?

“Beh – se il buongiorno si vede dal mattino…”

 

That’s Vapore. Corso di Porta Vittoria 5. Milano. Tel. +39 02.76281437

 


Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.