mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Black Mamba e i cocktail. Spritz? Col Franciacorta! Meglio se da Duke’s!

giovedì, 12 Maggio 2011 di

svinando

“ il Rabbino Shimon ben Gamaliel prese otto torce fiammeggianti e le lanciò in aria, afferrandole e rilanciandole senza che si toccassero”… Sezione ‘Sukkah’ del Talmud.

Ho fatto outing già da parecchio tempo, lo ripeto: sono un’edonista gaudente, mangio e bevo come un camionista della via Emilia, come ebbe a dire Stefano Bonilli, che ringrazio perché mi ha fatto molto ridere, ed è altrettanto azzeccato il soprannome di Ruspa che mi ha regalato l’amico Luigi Cataldi Madonna, terrorizzato dalle mie epifanie nella sua dimora di villeggiatura verso l’ora di cena.

La verità è che io mi diverto molto, volteggio leggiadra come Oriella Dorella, dalla trattoria alle stelle Michelin, dall’enoteca alla birreria di Trastevere, dal wine bar del centro storico all’Hilton, dal salotto del Grand Hotel alle cantine del Chianti o delle Langhe. Insomma, lavorare nel mondo del vino è un privilegio, la mia più grande passione è divenuta il mio lavoro ed è uno dei più divertenti che ci siano. Ma non si vive di solo lavoro, talvolta anch’io mi prendo una pausa e mi concedo un po’ di relax (vedo dalla finestra del mio studio tute blu della Magneti Marelli appostate dinanzi al mio cancello di ingresso… Sit-in, picchettaggio, dannazione! Ma che c’entro io? Possibile che sia sempre colpa di Black Mamba? Prendetevela coi sindacati, no?)

Da ultimo il mio relax lo consumo da Duke’s ai Parioli, sorseggiando un buon cocktail. Amici, il mondo dei cocktail è meraviglioso, variegato, allegro, leggero al punto giusto e, fatta eccezione per Hemingway, non forza richiami intellettuali come spesso succede nell’ ambiente enogastronomico che se la tira di brutto, diciamolo! Mi spiegate perché per parlare di pane, vino e salame dobbiamo sfoggiare tutto il nostro corredo di erudizione e tirare in ballo filosofi, scrittori e grandi architetti? O viceversa! Leggi anche l’illustre, amico Scruton. Perché l’enogastronomia vuol parlare la lingua dei filosofi? E perché mai tutto il sapere esibito è sempre umanistico e quasi mai scientifico? La scienza nel nostro ambiente è bandita, considerata una disciplina minore, i più parlano di vino senza conoscere la minima nozione di chimica, però scomodano Schelling, perchè in fondo è ovvio, con la ‘coincidentia oppositorum’ egli dimostrava che il vino bianco e il vino rosso, gli opposti appunto, coincidono. Hegel, per nulla d’accordo col collega e, a quanto pare, difficilissimo da convincere con le chiacchiere, armonizzava le due differenti tipologie in una sintesi sublime che si chiama vino rosato. Potremmo parlarne per ore senza capire chi dei due avesse ragione. In filosofia, due più due non fa quattro!

Nell’ambiente della critica enogastronomica la matematica è materia per autistici, la chimica per farmacisti e di fisica si sa già tutto. In effetti è sufficiente aver fatto chiarezza sugli stati fisici della materia per essere perfettamente in grado di distinguere il vino che è liquido dal cibo che è solido (o almeno una volta lo era, ai tempi del coniglio in casseruola, che ora non usa più). Solo grazie alla filosofia e alla mitologia greca possiamo sgomberare il campo dagli intollerabili presupposti erronei sulla dibattuta ricetta per la preparazione della parmigiana di melanzane… Siete d’accordo, no?

Ho già parlato di cocktail poche settimane fa, citando alcuni grandi classici a Roma, che sono un po’ il mio punto di riferimento per andare sul sicuro, e non rischiare Mojito preparati con la trementina. Duke’s però è un locale un po’ diverso, come sapete ha un’impostazione americana, anzi californiana per l’esattezza, taglio giovane, con un servizio gentile, educato e gradevolissimo, insomma un posto dove una quarantenne come me non si sente chiamata ‘zia’ trovandosi, da subito, perfettamente a suo agio.

Dietro al bancone ad esibirsi in preparazioni eccellenti ho conosciuto il giovanissimo Alessandro, un vero professionista, il mio idolo, il re del freestyle a Roma, maestro nell’attività di mantenere due o più oggetti in aria contemporaneamente, alternando lanci e prese successive, un simpaticissimo e solare menestrello, adorabile giocoliere che non trascura un sorriso, nemmeno a fine serata, esausto dopo ore di lavoro (io per metterlo a suo agio, vista la differenza di età, gli ho detto che può chiamarmi mamma). Poi c’è Daniele, un po’ più accorto nel concedersi, uno che centellina le sue esibizioni, ma pur sempre un giocoliere di tutto rispetto, da Cirque du Soleil, che quando ti fa provare un Bloody Mary chiarisce con quel bicchiere chi comanda fra te e lui. Se voglio bere un Milano-Torino miro dritta ad Alex: buoni come il suo non ne trovate in giro. Se invece amate il whisky, la frizzante Erica fa al caso vostro perché è un’esperta in materia, una peperina deliziosa che tiene alte le quote rosa in maniera più che eccellente.

Insomma, il trio è spaziale, e se volete concedervi un after dinner veramente buono, dovete provare alcuni cocktail dei ragazzi di Duke’s. Manhattan, Bloody Mary e Stinger da applauso, ma anche qualcosa di più leggero, di più adatto come aperitivo, un Milano-Torino o un Margarita. Dimenticavo! Sapete come Alessandro prepara lo Spritz? Col Franciacorta… Io stavolta non c’entro però, davvero, aspettate a tirarmi le pietre, non me le merito! (battuta che capiamo solo io e i produttori di Prosecco!)

Viva la leggerezza, accidenti, si vive una volta sola…Questa non l’ha detta un filosofo, credo sia della sora Franca del terzo piano, ma in fin dei conti è la più vera di tutte!

Mancano pochi giorni al Primo Trofeo Riopan e io sono gasatissima, preparatissima, competitiva e cattiva più che mai! Vi aggiorneremo, presto e mi raccomando, il giovedì, non dimenticate di mangiare gnocchi né di leggere Black Mamba!!!

Foto: axismundi.biz,