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Milano. Come sono la pizza bianca e il supplì di Romoletto

giovedì, 08 Marzo 2018 di

Questa cosa devo proprio scriverla – ce l’avevo lì già da tempo, ma aspettavo l’occasione: tutto sommato, i supplì sono degli arancini che non ce l’hanno fatta.

Va bene – ricomincio da capo. Sono corso – no, sono andato a passo svelto ad assaggiare la produzione di Romoletto, in corso di Porta Ticinese di cui abbiamo annunciato l’apertura, e  ho fatto la mia brava incursione alle Colonne.

Romoletto ha preso il posto di StreeToast, al 14. Mi dispiace un po’ perché i loro toast non erano male, abbastanza ben fatti grandi… pazienza, ci rifaremo con la pizza alla romana e i supplì.

La pizza bianca alla romana, o alla pala, era forse l’ultima variante della pizza che mancava qui a Milano. O meglio, era già comparsa, anche se in modo sommesso, in diversi locali, compresa la panetteria di Eataly Smeraldo, e food truck. Mancava una sua consacrazione, diciamo così, mediante dei punti vendita dedicati, come questo Romoletto, di impianto romanesco fin dal nome. E so per certo che non sarà l’unico.

Abbiamo detto della derivazione antico-romana, dell’antica lavorazione comune a tutti gli impasti di acqua e farina. Le specifiche tecniche fanno bella mostra di sé appese sopra la cucina: 85% idratazione, 48 ore lievitazione, per un risultato caratterizzato da leggerezza, croccantezza e alta digeribilità.

E in effetti ci siamo: croccante e leggera, digerita senza problemi, e direi abbastanza buona. Ho preso la versione del giorno, con sopra un ragù alla bolognese: forse non la scelta migliore, come topping. Mi è andata meglio con quella normale, tagliata in due e farcita con il roastbeef.

Quella “liscia”, senza niente, era bella croccante, e mi è piaciuta.

Ho preso anche un supplì, anche questo al ragù. Ecco, nemmeno questo mi ha entusiasmato: mi è sembrato un po’ piccolo, e non molto saporito. Devo riprovare, e assaggiare anche gli altri, tipo cacio e pepe.

In effetti, non ho molti parametri di giudizio: quelli mangiati in giro a Milano non hanno probabilmente il marchio di autenticità necessario. Quelli più “autentici” li ho mangiati in questi ultimi mesi, ma non so se bastano a crearmi un gusto in merito. Sta di fatto che quelli di Ape Cesare (un apecar latino-romanesco, evidentemente) sono piacevoli e gustosi, e quelli di Trapizzino, recentissima apertura meneghina di Stefano Callegari, molto molto (molto) buoni.

Il menù, fra proposte classiche, gourmet e del giorno, va dai 3,50 ai 6 €; è anche possibile creare la propria farcitura, scegliendo da un ricco elenco di ingredienti. L’acqua in bottiglietta è griffata: carino.

Da segnalare comunque con piacevole interesse questo risveglio della ristorazione romana a Milano, a suon di cacio e pepe (vedi il vicinissimo Felice al Testaccio), pizze bianche, e supplì.

Romoletto. Corso di Porta Ticinese, 14. 20123 Milano.

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.