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De Luca

De Luca si sbobina da solo per ribadire il no alla pizza a domicilio

Il Governatore della Campania pubblica il testo del suo niet e si becca la contestazione che i 2 mila euro di contributo non sono per tutti
lunedì, 20 Aprile 2020 di

svinando

L’affaire pizza a domicilio in Campania continua a suon di ordinanze, post su Facebook e interviste in televisione.

La Campania è diventata la roccaforte dei divieti più stringenti in tema di cibo pronto a domicilio. Niente pizza dagli appennini al golfo di Napoli e di Salerno. Vincenzo De Luca, il Presidente della Regione, non vuole rischiare che la consegna di un cartone della pizza o di un piatto già pronto diventi occasione di contagio.

Non per la pericolosità del cibo portato a casa altrimenti ci sarebbe un rischio anche con beni di prima necessità come il pane quanto per il sistema di delivery che non infonde sicurezza.

Fa bene, fa male? Non ci sono dati di sondaggio di istituti di ricerca ma le posizioni sono sostanzialmente due.

  1. I contrari. Meglio non rischiare che i fattorini si infettino consegnando pizze in case in cui si potrebbe annidare il coronavirus tra persone asintomatiche o, al contrario, rischiare che i rider portino il COVID-19 in casa insieme alla pizza. Il contactless delivery e le buone pratiche per evitare il contagio, dalle mascherine al lavarsi le mani non sono nemmeno prese in considerazione.
  2. I favorevoli. Tra i pizzaioli c’è chi avverte il peso di una chiusura prolungata che mette a rischio l’esistenza della pizzeria e anche se il delivery non è acqua che spegne la sete è meglio procedere con un filo di gas del motore in attesa della riapertura e del servizio al tavolo. Ed è la posizione di Gino Sorbillo e della Fipe. Tra i clienti, invece, c’è chi si chiede perché la pizza non possa essere annoverata tra i beni di prima necessità considerato che nemmeno durante la guerra le pizzerie furono chiuse.

In mezzo ci sono variegati distinguo che cercano di favorire od opporsi all’apertura del delivery. L’osservazione maggiormente ricorrente dei contrari e sulla considerazione principe dei favorevoli: in tutte le regioni è consentita la consegna a domicilio della pizza e dei cibi pronti perché a Napoli e in Campania no? Risposta: infatti guardate come sta inguaiata Milano e la Lombardia. Dimenticando che anche Perugia e l’Umbria la permettono e hanno indici bassissimi.

De Luca, per ribadire il suo no alla pizza a domicilio, pubblica su Facebook il testo sbobinato del suo intervento in video conferenza in cui parla delle sollecitazioni sul cibo da asporto e sui 2.000 € che saranno versati a titolo di contributo alle attività di ristorazione tra cui appunto le pizzerie.

Ecco il testo e il link per leggere i commenti.

Cosa dice De Luca su delivery e contributo alle pizzerie

De Luca

#CORONAVIRUS: Una delle principali sollecitazioni che abbiamo ricevuto fino ad oggi riguarda la riapertura delle attività che forniscono il cibo da asporto, così come quella delle librerie.
Non lo abbiamo consentito, non per ragioni di cattiveria, ma per evitare quanto più possibile assembramenti. Abbiamo deciso, allo stesso tempo, di dare, unica Regione in Italia, un contributo di 2mila euro a queste e a tutte le altre attività che sono rimaste chiuse.
Stiamo, comunque, ragionando in queste ore di anticipare l’apertura delle attività in questione, ovviamente con le massime tutele possibili. Ma la decisione la prenderemo sulla base dell’andamento dell’epidemia, non sulla base di pressioni di questo o quello. Dobbiamo avere la forza di resistere a tutte queste pressioni. Stiamo, in ogni caso, parlando di non più una settimana lavorativa, rispetto alle decisioni già assunte dal Governo.
Avremmo tutti piacere a riaprire domattina tutto, ma dobbiamo essere responsabili ed evitare per un eccesso di fretta di aprire domani e di chiudere di nuovo tra due settimane. Perché questa sarebbe davvero una tragedia.
È la tipica situazione di emergenza in cui bisogna dimostrare di essere uomini, dimostrando di sapersi assumere le responsabilità, facendo non le cose più comode e facili, ma le cose più giuste e necessarie.

A quali pizzerie va il contributo di 2 mila euro

tavola rotonda Scatti di Gusto

Repetita iuvant, insomma, ma non ci sta uno dei promotori della richiesta di avviare le consegne a domicilio, Massimo Di Porzio della Fipe Napoli che al grido di Io Voglio Ripartire risponde a De Luca contestandogli un contributo di 2.000 euro che ha un limite di fatturato che lo rende praticamente inesistente a suo dire.

Ecco la risposta.

Come è che si trasmette di nuovo il video di venerdì??? Forse per contrastare Luigi de Magistris Sindaco di Napoli e Gino Sorbillo su Rai Uno? Ancora con questa storia dei 2000 euro per le pizzerie?? Non è vero, Presidente De Luca glielo hanno spiegato male… ne hanno diritto solo quelle con 100.000 euro annue di fatturato, ovvero 8333 euro al mese… Adesso io vorrei sapere quale Pizzeria, che impiega almeno 3/4 dipendenti e con fitto e utenze da pagare, potrebbe fatturare così poco?? Nessuna. Quindi nessun contributo alle Pizzerie, solo incombenze da pagare senza poter lavorare.
Domani la Toscana apre all’asporto, noi ancora non possiamo fare neanche le consegne a domicilio… Le consenta, per cortesia!!
#IoVoglioRipartire

E ora a voi, popolo della Campania. Pro o contro questo benedetto delivery?