Campionato della Pizza 2025: Palazzo Petrucci Pizzeria – Bro

Derby tutto napoletano per il quinto turno degli Ottavi di Finale del Campionato della Pizza 2025. È la sfida dei giovani, non più promesse ma realtà consolidate, avamposti del sacro fuoco della pizza di Partenope che parla in dialetto futuro. Piazza Mercato vs Piazza San Domenico Maggiore, Bro vs Palazzo Petrucci. Non solo luoghi, simboli e pulsazioni dello stesso cuore urbano. Ventre basso e popolare, ribollente di rivoluzione l’una, rarefatta e nobile, custode di arte e mistero l’altra.
Pizzeria Bro dei fratelli Ciro e Antonio Tutino contro Palazzo Petrucci Pizzeria col pizzaiolo resident Davide Ruotolo. Due filoni dalle filosofie simili che si confrontano sulla ruota di carro tra sacro e profano, modernismi acuti e spunti atavici.
Sul fronte Bro, la mano di Ciro silenziosa, pacata, autentica che compassa circonferenze identitarie, che ormai fanno un rumore assordante. Durante la fase di qualificazione, Pizzeria Bro ha raccolto ben 784 punti (pari a un 8,7 in pagella) piazzandosi al nono posto della classifica provvisoria.
Sul versante opposto, Davide Ruotolo porta in campo l’estro, condito da un turbinio di spinte vertiginose. Medaglia di bronzo al Campionato della Pizza 2024, si è guadagnato di diritto l’ingresso nel tabellone degli Ottavi di Finale 2025. Come un funambolo, tiene con il fiato sospeso chi lo osserva: attraversa il filo dell’equilibrio con una nonchalance che racconta studio, rigore e dedizione.
Un Ottavo che vale una Finale
Lo scrivente non ha dubbio alcuno. Come una finale anticipata. Qui non c’è un favorito, la tripla è d’uopo!
Una cosa è certa: il Campionato della Pizza 2025 sta per vivere uno dei suoi momenti più alti. E se è vero che la pizza è un rito, anche questa competizione ha il suo: tre giudici per tre pizze – due obbligatorie (Marinara e Fritta) e una a scelta del pizzaiolo o della sala -, per un massimo di 900 punti per ogni pizzeria. Come atti consecutivi, entrambe le tappe della sfida si sono svolte nella medesima sera complice la vicinanza geografica dei luoghi e delle pizzerie. Saranno rivissute nell’ordine in cui sono avvenute, lasciando che sia il tempo – e i vari parametri di valutazione – a dettare il ritmo del racconto.
Che vinca il migliore. Di una cosa siamo certi, Napoli passerà il turno.
Le pizze di Ciro Tutino nella sfida agli Ottavi contro Palazzo Petrucci

Inizio servizio di una serata infrasettimanale. La vivacità della piazza di Masaniello si riversa per osmosi nella sala che già pullula di turisti e local. Ad accoglierci il garbo e l’eleganza d’altri tempi di Antonio Tutino, che ci conduce al tavolo – vista Ciro – riservato grazie alla nostra prenotazione anonima. L’energia di Ciro e del suo team è palpabile. La legna nel forno arde. Calcio d’inizio.
1. La pizza Porta Nolana di Ciro Tutino

Sugo di San Marzano alla marinara, San Marzano ossidato e glassato, polvere di olive nere, maionese alle erbe (10 €).
Qualità e quantità. Le tonde di Ciro giganteggiano: belle da vedere, oversize da piatto-che-scompare. Il bordo ha un colorito perfetto e gioca con la croccantezza, la base biondeggia con una tenacità misurata. Colori, profumi e armonia visiva. La sua Porta Nolana detona le nuance improrogabili di una marinara verace. Protocollo vanitoso ma funzionale.

Il pomodoro San Marzano si fa sugo lavorato, insaporito con aglio, origano e colatura di alici. Poi la polpa, sempre di San Marzano, cotta in forno e laccata del suo stesso succo. Bombastica. Un umami denso, quasi sfacciato, punteggiato da ricami salmastri. Come una colonna sonora solenne. Concentrato 10x di sostanza avvolgente. Il morso è lungo, persistente. Profondo. Ogni elemento è un amplificatore di sapore: acidità sotto controllo, un guizzo sapido un po’ troppo in salita che di contrasto fa scendere qualche punteggio, chiusura amarognola della polvere di olive nere. Il tocco finale? Mayo all’erbe in ciuffi, fresca, cremosa a donare giovialità e reset piacevole. Sorprendente senza mai disturbare.

C’è anche untuosità – sì, finalmente. Quella giusta, che lega e avvolge come marinara vuole. Porta Nolana è radiosa, vivace, antica nell’intento, moderna nella tecnica e nel concepimento. La meta di certi viaggi.
2. Ripieno fritto

Ricotta di bufala, provola affumicata, cicoli di maiale nero, pepe (9 euro).
“Famiglia di friggitori, mi gioco la classica!”. Così si presenta Ciro al tavolo dei giudici, strappando sorrisi che si allargano – quasi quanto la mezza luna dorata che trabocca dal piatto. Tra l’altro a un prezzo molto concorrenziale.

Forma sinuosa, profumo invitante, dimensioni importanti. Oro 24 kt, privo di ogni traccia della sua insidiosa cottura. Anche la sezione è aurea: al taglio, la farcitura è generosa e perfettamente uniforme. Ogni centimetro quadrato di quell’abbraccio nasconde una dose accurata di protagonisti.

La ricotta di bufala, priva di componente liquida, marca il territorio con la sua aromaticità netta, una texture morbida e un’intensità dolciastra ben più marcata. La provola gioca la carta del fumé, mentre i cicoli, tagliati a cubetti spessi, danzano tra tendenza dolce e salina. Il grasso persistente inclina la bilancia verso la morbidezza. Il pepe, poco vigoroso, rimane in sottofondo. Al morso, la pasta ammalia con l’anima sottile e una crosticina che scrocchia, allietando il presente e seducendo successivo.
Precisa, elegante. Forse troppo. Basterebbe qualche extradose di zing, una scossa scugnizza, per smorzare la costante tendenza dolce e raggiungere la totale esigenza atavica. Chiariamoci: una fritta vertiginosa, ut Deus imperat. Solo qualche nota, per portarla alla lode piena.
3. Non è una pizza per napoletani

Fiordilatte, salame semi piccante, composta di ananas e fichi piccante, polvere di ananas ossidata (10 €).
Ciro è un fiume in piena. Audace, sicurissimo di sé. La terza proposta — la sorpresa, scelta affidata al pizzaiolo — diventa manifesto del divenire che intende essere. Radici ben piantate nelle sue origini e libertà di pensiero a far da vela. Coerenza e mentalità, per citare il poeta.
Per una volta, la tradizione va in panchina. Ciro — da Piazza Mercato — ci allaccia le cinture e ci spedisce nel nuovo continente. Non è una pizza per napoletani, la neonata del menu della Pizzeria Bro. Un nome che nasconde una tremenda bugia. Una realizzazione per tutti i buongustai.
Nonostante l’evidente bestemmia per molti abitanti di Napoli, qui Bro si supera creando una via di mezzo tra le classiche slice american style e la ruota di carro “contemporanea ” (marchio di fabbrica della pizzeria).
Sublime agli occhi, una pennellata da Munch. A metà strada tra la Pizza Hawaii e la Pepperoni. Profumosa, cotta a puntino.

Fiordilatte vellutato. Una caterva di rondelle di salame semi piccante, come pioggia di gettoni rosso fuoco: s’insinua con audacia, accende il palato senza mai bruciare, lascia tracce sapide e di umami. Autostrade parallele di composta di ananas e fichi piccante ed è lì che parte il volo. Contrasti seducenti di dolcezza esotica e note fruttate, mescolate a suggestioni piccanti. L’impasto è ruffianassimo, resta trasversale, all’altezza, e si abbandona al fil rouge avvolgente, dalla consistenza quasi impalpabile. La polvere di ananas ossidata è l’eco fumé costante che aggiunge aromaticità.

Un incontro fusion, un ballo di sapori equilibrati, moderno ma ragionato. Con un leggero inciampo sulla composta un po’ troppo liquida. Ma la migliore della triade per audacia. Una pizza che non si accontenta di essere buona: vuole essere indimenticabile.
Sì, abbiamo mangiato la pineapple pizza sotto gli occhi di Sant’Eligio. Grazie Ciro. Prestazione decisamente superlativa.
Bro. Pizzeria. Piazza Mercato, 222b, 80142 Napoli NA. Telefono: 081 379 7908. Instagram
Le pizze di Davide Ruotolo nella sfida agli Ottavi contro Bro

Ottavi by night. Da una piazza all’altra in meno di cinque minuti di auto. Ed eccoci sulla meravigliosa terrazza di Palazzo Petrucci. La guglia di San Domenico si tocca e la luna decide di divenire faro per i nostri scatti. L’atmosfera anche qui è vibrante. La sala è in pieno regime.
Davide Ruotolo è davvero elettrizzante. Ogni riferimento ai suoi forni elettrici non è volutamente casuale. Ci raggiunge al tavolo e prende personalmente la comanda. Il secondo tempo è già iniziato.
1. Pizza Fritta

Ricotta, provola, cicoli di maiale e pepe (8 €).
“Scuola Scarallo, si parte col fritto!” – Davide si affida ai concetti dello chef del ristorante di Posillipo e sovverte la cronologia del nostro ordine. La fritta qui fa da apripista. Impasto diretto e doppio panetto da 120 g l’uno. A prima vista, non la più bella del reame per la sua forma tonda non perfettamente regolare. Ma tinta e profumo promettono bene. Al tatto, mai untuosa, al taglio, lo scrigno d’oro fragrante si apre come un forziere di tesori luccicanti. Al morso, il fine di pasta – sottile a-foglio-di-giornale – sostiene, non cede mai ed esprime carattere. L’impasto ha una “crunch” clamoroso e il prezzo è da saldo.

Farcitura luculliana, distribuita con cura in ogni interstizio. Equilibrio stechiometrico: tutti i presenti sono in rapporti quantitativi per reagire come si deve. Davide si sarà allenato molto per la sfida, si vede. Ha approfondito temi e dinamiche, tanto da proporre variazioni sul tema non presenti nel menu.

La ricotta di fuscella, cremosità delicata, si fonde con la provola affumicata, donando una nota filante e saporita. Il pomodoro San Marzano, appena scottato, sprigiona tutta la sua dolcezza e acidità naturale, esaltata dal pepe generoso e da una spolverata di formaggio grattugiato. Un involucro galante dal cuore guascone, grazie anche alla spinta sapida dei cicoli in doppia consistenza, freschi e fritti, in combo irresistibile per le papille. Il crunch di questa storia è affidato a quelli fritti: malefici piccoli petardi, che scoppiettano croccanti e golosi. Trovata meritoria.
Contrasti di texture irresistibile, come quei cazzotti prepotenti che solo le migliori pizze fritte napoletane sanno dare. Una partenza che sa quasi di arrivo al traguardo.
2. La Marinara a modo mio di Davide Ruotolo

Pomodoro San Marzano, datterino scottato, olive, aglio, acciughe, origano, basilico (10 €).
Udite, udite. L’elettrico qui raddoppia. Sì, perché la Marinara che piace a Davide prevede la doppia cottura: prima fase in forno elettrico napoletano, seconda fase – sempre in elettrico (per la romana) – ma a temperatura molto più blanda.

Il furbo alchimista qui cerca l’effetto crunchy. Obiettivo centrato: questa tonda, dalla bellezza sublime, armoniosa nel topping, ha un cuore leggermente tenace che, via via verso il cornicione, musica in croccantezza. Profumi ancestrali, cottura da cineteca e un morso che diverte costantemente. Marinara con tutti i crismi.

Umami di pomodoro presente come passata di San Marzano. Ancora umami iodato, di acciughe polpose che danno enfasi. I datterini scottati in padella, poi, le caramelle che spostano gli equilibri sulle morbidezze. Le olive, di qualità sopraffina, padroneggiano con classe e dettano le pause amare. Aromaticità di aglio, olio (presente, vivaddio!) e basilico. Quest’ultimo, i puristi lo troveranno blasfemo. Ma quella extradose di freschezza non guasta mica.
Sapidità gestita a dovere e un impasto tra i migliori in città per versatilità, texture e sapore. Realizzazione intrisa di anima.
3. Monachina

Fiordilatte, peperoncini verdi, salsiccia, provolone del Monaco (12 €).
Scelta inaspettata quella di Davide per la categoria “Fai-tu!”. Dal menu pesca una pizza (di tutto rispetto, intendiamoci), un filo old school tra i grandi classici della bella stagione. Siamo a inizio settembre e gli ultimissimi “puparulilli” sono ancora ottimi protagonisti. Cucinati con questa modalità, poi, c’è da togliersi il cappello. Anche per questa referenza ci sembra che qualche opportuno approfondimento sia stato fatto.

I verdi del fiume vanno in doppia consistenza. Puliti con estrema minuzia (semi non pervenuti), fritti preservando struttura e densità di sapore. Un’altra parte viene messa a crudo per una spiccata e fresca nota vegetale e croccante. Pomodorini gialli e rossi a fare compagnia, aggiustando sulle corde dolci/acide. La ciccia, sfumata col vino, solletica morso e aromaticità. Provolone del Monaco a completare l’abbraccio e tanto basilico.

Zero eccessi e ottima gestione del binomio grasso/olio. Ingredienti noti, mixati e trasformati con maestria. Oltre all’impasto, sempre performante per contenuti e forma, questa comfort zone racconta di un’estrema cura della materia. Più che sorpresi, compiaciuti.
Una sfida che rasenta la perfezione da parte di entrambi i protagonisti. Abbiamo due eccellenze, ma solo una, ahinoi, supererà il turno.
Palazzo Petrucci Pizzeria. P.za S. Domenico Maggiore, 5/6/7, 80134 Napoli NA. Telefono: +393756630402. Sito
I voti e chi vince la sfida tra Palazzo Petrucci Pizzeria e Bro

Le 3 pizze di Antonio e Ciro Tutino alla pizzeria Bro di Napoli totalizzano 757 punti.
Invece, le 3 pizze di Davide Ruotolo della pizzeria Palazzo Petrucci sempre a Napoli totalizzano 781 punti.
Una differenza di 24 punti tra Ruotolo e Tutino per una sfida tra giovani pizzaioli già affermati protagonisti della scena napoletana della pizza. Passa dunque il turno la Pizzeria Palazzo Petrucci che nei Quarti di Finale incontrerà la vincitrice tra Pepe in Grani e Bottega Bruner.
[Al tavolo di giuria: Domenico Castaldo, Alberto Colella, Vincenzo Pagano]
Gli Ottavi di Finale