mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

10 idee per mangiare a Milano durante Identità Golose

sabato, 03 Marzo 2018 di

Come mantenere alto il livello di adrenalina che si raggiunge con una giornata passata a Identità Milano? Ovvio: mangiando qualcosa. Vi diamo qualche consiglio.

1. Cracco in Galleria: vi è venuta voglia di andarci?

Se vi fosse capitato di incappare in uno dei nostri post che hanno anticipato, seguito, raccontato, assaggiato Cracco in Galleria, se siete una delle centinaia e centinaia di persone che li hanno condivisi, o delle migliaia e migliaia che li hanno letti, e delle centinaia di migliaia che si sono incuriosite all’idea della frutta a 36 €, quale occasione migliore per coronare una giornata a Identità Golose che non una serata al ristorante di Carlo Cracco?

2. Terrazza Triennale: l’ossobuco con risotto di Stefano Cerveni

Visto che fa ancora freddo freddissimo, tanto vale pensare a un menù ad hoc, come quello proposto da Stefano Cerveni alla Terrazza Triennale: Pasta e Fagioli della Tradizione (15 €), Baccalà alla Vicentina con Polenta (24 €), Risotto alla Milanese con Ossobuco e Gremolada (26 €). Ed essendo la terrazza affacciata sul Parco Sempione, con vista sul Castello, sul Duomo, su Porta Nuova, e con la neve, ormai non più tanto frequente a Milano, io ne approfitterei.

Se invece preferite qualcosa di diverso dal ristorante, c’è la pizzeria Triennale Social Pizza di Cristian Marasco.

3. Trippa: apertura con possibile sorpresa

Apertura straordinaria per Trippa domenica sera (le altre sere è sempre aperto): se siete fortunati, ovvero se riuscirete ad assicurarvi un posto (non mi sembra sia possibile prenotare), ci sarà come l’anno scorso Renato Bosco a preparare il suo supporto crunch da sotto-porre ai piatti dello chef Diego Rossi. Se siete sfortunati, e non riuscite a entrare, siete fortunati lo stesso, perché i piatti di Diego sono eccellenti anche senza supporto, e si possono gustare tutte le sere della settimana.

4. 28 Posti: una cena che fa del bene

Il ristorante 28 Posti dello chef Marco Ambrosino lo conosciamo; in occasione di Identità propone una cena solidale (ma sarà possibile anche partecipare al solo aperitivo o al dopocena) per gli slums di Nairobi lunedì 5 marzo, con la partecipazione di Stefano Amerighi (Viticultore dell’anno Gambero Rosso 2018) e dei bartender di Elita Bar.

I ricavi della serata saranno devoluti all’associazione Liveinslums ONG, partner di 28 Posti, impegnata nella costruzione di un Centro Civico Polifunzionale dedicato alla comunità del distretto di Mabatini (Mathare, slum di Nairobi). Il centro, inserito in un contesto di povertà severa, dove i servizi scolastici sono estremamente carenti e non sono presenti percorsi di scuola secondaria né centri educativi e di recupero, si rivolgerà quindi alle fasce più vulnerabili della popolazione (quali donne e bambini) offrendo loro: un servizio di drop-in e prima accoglienza con educatori e personale socio-sanitario, una scuola secondaria con specifici percorsi di formazione e reinserimento lavorativo, un centro educativo e riabilitativo con servizi di educazione formale e non, rivolti a bambini e adolescenti a rischio di lavoro minorile.

Due i menù a scelta, con i vini dei produttori Ancarani e Denavolo (in collaborazione con Livewine 2018).

Menù da 5 portate (50 €)
Carciofo, brodo di pane, tartufo nero e olio al carciofo bruciato
Ostrica alla brace, tosazu, rabarbaro e salmoriglio.
Passatelli, ribes in conserva e cavolo tostato, dragoncello
Sgombro, cavolo nero, lievito, rapa bianca.
Agnello, miso, sarda affumicata, cipolla rossa

Menu da 8 portate (70 €)
Carciofo, brodo di pane, tartufo nero e olio al carciofo bruciato
Ostrica alla brace, tosazu, rabarbaro e salmoriglio
Chiajozza
Passatelli, ribes in conserva e cavolo tostato, dragoncello
Sgombro, cavolo nero, lievito, rapa bianca.
Agnello, miso, sarda affumicata, cipolla rossa
Spaghetto finale al gelato di sarda e tabacco
Dessert

5. L’ABC dell’alta cucina: Alice, Berton, Contraste

Curioso che alle tre lettere iniziali dell’alfabeto corrispondano tre fra le migliori cucine della città.
Scrivere qualcosa per invitarvi ad andare a cena in uno di questi posti è quasi inutile – o, meglio, non saprei che cosa dire.

Alice per Scatti di Gustoè stato il miglior pranzo dell’anno (2017), e il fatto che Viviana Varese abbia appena ospitato, a Eataly Smeraldo, un evento come La Cena delle Cene per il Parabere Forum, aggiunge un “e lode” al giudizio. E poi c’è anche la gastronomia da asporto, sempre firmata Alice/Viviana.

Andrea Berton con il suo Ristorante Berton nel complesso delle ex-Varesine continua a riscuotere successi (e vi abbiamo anche spiegato perché): e questa probabilmente è la stagione adatta per il suo menù Tutto Brodo. E poi ci sono Dry Solferino e Dry Vittorio Veneto, e Pisacco, con il nuovo chef, Andrea Asoli.

Contraste di Matias Perdomo continua a centrare il bersaglio: basti pensare al fresco ingresso nel firmamento delle stelle Michelin. E poi c’è Exit, fresco di inaugurazione, che essendo un chiosco difficilmente arriverà mai alle stelle, ma che va benissimo anche così.

6. Voglia di street food: Ravioleria Sarpi, Mangiari di Strada e Fusho

Seguire gli sviluppi e le evoluzioni dello street food non è semplice, anche perché spesso si muove su ruote, carretti, apecar e così via. E allora vi segnaliamo tre street food stanziali, che sono tra i nostri preferiti: la Ravioleria Sarpi, ormai diventata un must imprescindibile come la sua filiazione a una decina di metri di distanza; Mangiari di Strada di Giuseppe Zen, aperto solo a mezzogiorno purtroppo, ma anch’esso con un paio di figli al mercato coperto in Darsena, una formaggeria, una panetteria, e l’ottima Macelleria Popolare con street food (ma anche piatti e carni); e Fusho, fresco d’apertura, con una proposta originale di sushi–burritos.

Ma potete cercare su Scatti di Gusto i riferimenti agli altri innumerevoli punti di distribuzione di street food, dagli apecar appunto a quelli che si sono stanzializzati: vi dice qualcosa il nome Zibo Cuochi itineranti? Bene: si sono fermati.

7. Ma tu vulive ‘a pizza: Da Zero, Sorbillo Gourmand

Qui è facile: abbiamo pubblicato da poco la nostra nuova classifica delle pizze: ha risvegliato i nostri haters, ma ha aggiornato i nostri lettori su una mappa delle pizze milanesi che si sta sempre più complicando, sia per varietà dell’offerta che per moltiplicazione delle singole insegne (se siamo a Pizzium 3, presto mi sa che arriverà anche una Marghe 3, e poi…).

E avendo una classifica da consultare, ci riesce facile consigliare Da Zero, pizzeria cilentana dagli ottimi prodotti che vengono deposti su un’ottima base (è la prima foto); e Sorbillo Gourmand, qui sopra, con un attento accostamento di ingredienti all’insegna della regionalità.

8. Cuochi catodici: Matteo Fronduti, Francesco Germani, Federico D’Amato

La tv, oltre a proporre programmi spesso divertenti come Masterchef (che spesso viene mal giudicato: non è un corso di cucina, una scuola, ma un gioco a premi, uno spettacolo, fatto comunque da gente che sa o impara a cucinare), porta sotto i riflettori cuochi che non sono ancora personaggi, e che grazie all’esposizione mediatica vedono aumentare la propria clientela e il proprio successo. E – come in questi casi – il riconoscimento della qualità della propria cucina: vale per Matteo Fronduti di Manna (suo il piatto in foto), vincitore di Top Chef Italia, e per Francesco Germani de La Maniera di Carlo, diversi fra loro, e diversamente bravi.

E vale anche per Federico D’Amato, di cui abbiamo apprezzato la cucina proprio in questi giorni da Gusto Parmigiano.

9. Etno-chic: Wicky’s, Mu Dim Sum, Iyo

Identità è un congresso internazionale, sia per gli chef ospitati da un po’ tutto il mondo, sia per le sue edizioni estere. E alllora procediamo sulla via dell’internazionalizzazione del gusto proponendovi un classico come Wicky’s, dove potrete assaggiare una cucina molto personale e pure attenta ai gusti della clientela.

Ma vi consigliamo caldamente anche una novità come Mu DimSum, ottima cucina cinese con una carta di cocktail firmata da uno dei nomi migliori della mixology nostrana, Franco Tucci, e l’unico stellato etnico italiano, Iyo, con l’alternativa sempre “di famiglia” Gong.

10. Un risottino?

Potrei ripetermi, e decantare le lodi del riso al salto del bistrot di Cracco in Galleria. Ma non lo farò (opps), per lasciar posto ad alcuni dei migliori risotti alla milanese della città: su tutti, quelli del Ratanà (in foto), della Trattoria Masuelli, del Garghet, della Pesa. Quello di Davide Oldani a Cornaredo, in attesa che apra a Milano. O quello di Gualtiero Marchesi al Marchesino alla Scala: sarebbe un omaggio doveroso a colui al quale dobbiamo, probabilmente, il nostro parlare di cibo, oggi. Ma vi ricordo la nostra classifica di un paio d’anni fa, con tutte le indicazioni (è con un’avvertenza: un paio di locali sono ahimé chiusi).

Tutto chiaro? Avete deciso dove invitarmi a cena?

 

 

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.