Sorbillo ai Tribunali, la tradizione al Campionato della Pizza 2025

Il cuore del cuore di Napoli. Via dei Tribunali. Ricca di vita, di frenesia, di storie intrecciate tra vicoli e voci. Al civico 32, tutto il mondo è in fila. La Pizzeria di Gino e Toto Sorbillo ai Tribunali sembra La Mecca di pellegrini local e (soprattutto) non oltre che di noi del Campionato. Qui tutti sanno tutto: la storia, l’evoluzione, i volti, i personaggi.
Capitolo dopo capitolo, pizza dopo pizza, Gino Sorbillo ha scritto pagine straordinarie, portando avanti con orgoglio la tradizione di famiglia, ispirata alla leggendaria zia Esterina, primogentita di ventuno figli.
Una gavetta lunga e impegnativa, fatta di elogi e di critiche. Vanitoso? Sì, certo. Super social? Ovviamente. Ma diciamoci la verità, lo siamo tutti, chi più chi meno. Pronto a stare sotto i riflettori, ma anche disposto a metterci la faccia. Anche quando sa che potrebbe beccarsi giudizi feroci. Un po’ incosciente, forse. Sicuramente libero.
Una pizzeria di famiglia, una pizza che conquista

Ma la verità (spoiler) è che la sua pizza è davvero performante: nitida, chiara, viva, e parla un napoletano stretto, come certe melodie che non perdono mai tono. E ciò che sorprende ancora di più è l’altissimo volume di pizze sfornate costantemente, senza mai perdere la verve da tavolo a tavolo. Avanguardia.
Una famiglia che è un meccanismo oliato, dove ognuno ha un ruolo preciso: papà Salvatore e la sorella Anna controllano impasti, forni, servizio. E poi ci sono quelli che, pur non avendo legami di sangue, sono diventati famiglia. Impossibile pensare alla sala con il tavolo a ferro di cavallo senza Gennaro. O immaginare la cassa senza Ivano. E poi c’è Toto, attento, meticoloso, innamorato della farina. Spalla e motore accanto al fratello Gino. Insieme (che bella parola!).
Per entrare nel tempio, dove l’ingresso pullula di gingilli partenopei, con il Vesuvio stilizzato bianco su sfondo blu (since 1935), si lascia il nome all’ingresso. Il flusso è scorrevole, sorprendentemente accettabile: una voce microfonata scandisce i turni per sedersi. Un rituale che si fa liturgia.
Com’è la pizzeria di Sorbillo ai Tribunali

La sala della pizzeria ha un’anima accogliente e sorprendentemente moderna nel rispetto della tradizione. Il soffitto a travi di legno a vista, decorato con motivi floreali su sfondo celeste, regala un tocco quasi fiabesco, che alleggerisce la matericità degli elementi strutturali e conferisce un’anima partenopea al locale. Le lampade a sospensione, con paralumi geometrici in metallo e vetro, emettono una luce calda e morbida, disegnando contrasti netti sulle pareti.
Il pavimento è il fondo stradale in pietra lavica al piano terra (ci sono due sale al piano superiore). Sulle pareti si alternano piastrelle marrone caldo e pareti in pietra viva o intonaco scuro, in un gioco materico ben calibrato. Lungo la scala e nelle nicchie illuminate compaiono piccole statue o elementi decorativi, incastonati come reliquie in piccoli archi che brillano di luce aranciata.
La celebre “S” blu luminosa, incastonata in un arco bianco su sfondo di pietra, domina la parete principale: è un’insegna interna, quasi un’icona pop, che non lascia dubbi sull’identità del luogo. Il bancone della cucina a vista mostra il cuore pulsante della pizzeria: il forno, il banco lavoro, il rosso acceso della cupola del forno che contrasta con l’azzurro dell’insegna. Dietro, lo staff si muove rapido ma preciso, come in un teatro di gesti antichi.

I tavoli in marmo bianco, abbinati a sedie in legno scuro, evocano la Napoli che fu. La combinazione è essenziale ma elegante, pensata per resistere al tempo e al passaggio continuo di ospiti. Non c’è tovaglia: il marmo nudo parla da sé. Il flusso dei clienti è costante, ma l’atmosfera è rilassata. Famiglie, coppie, turisti e napoletani siedono fianco a fianco. Bottiglie d’acqua e birra sulle tavole, bicchieri in plastica o vetro sottile, piatti stupendi e menù cartacei tra le mani, raccontano di un’esperienza autentica, dove la pizza è l’unica vera protagonista.
Quanto costano le pizze di Sorbillo ai Tribunali

Il menu, con in copertina la storica foto di famiglia, vive di tre facciate fitte di proposte. Niente sezioni, niente entrée. Di fritto qui c’è la Pizza Fritta di Zia Esterina Sorbillo (7 €).
Poi un insieme di classicismi della serie pizze-propriamente-dette (modalità ingredienti su impasto con farina tipo 0, tipo 00 e integrale): Margheritta (7 €), Margheritta Extra con doppia mozzarella (8 €), Margherita Gino Sorbillo con cacioricotta grattugiato (7,50 €), Marinnara (5,50 €), Diavolla (8,50 €).

No, non sono refusi. Gino Sorbillo si prende queste licenze poetiche per sottolineare l’unicità artigianale della pizza mai perfettamente tonda, eppure perfetta nella sua imperfezione.
Molte le pizze dediche: Nonno Luigi, un ripieno fritto al forno aperto (9,40 €), Nonna Carolina, con pesto di basilico e pomodorini (8,50 €), Esterina, la sua proposta quattro formaggi (8,00 €), Ciro, con Piennolo, origano, pecorino e peperoncino (7 €), Elena, con carciofini pugliesi (8,50 €).
Salta all’occhio la Gennaro o Pizza Massimo Bottura con pomodorino giallo, provola e cacioricotta (9,50 €). In fondo, prima della proposta dolce Pizza con crema spalmabile di nocciole (8,50 €), Pizza Ananas (9,50 €).
Possibilità di gluten free (+ 2 €), qualche proposta vegana e pizza offerta (la famosa sospesa) al costo di 5 €.
Le pizze di Sorbillo al Campionato 2025
Il servizio accompagna l’esperienza con naturalezza e senza frenesia. Un cameriere della pizzeria Sorbillo, senza recitare un copione, prende la comanda a memoria ufficializzando l’ultima tappa tappa del Campionato della pizza 2025: “Margherita, Capricciosa… e la terza proposta la sceglierò io!”
1. La Margheritta

Pomodoro italiano, fiordilatte misto latte di bufala del Matese, olio extra vergine di oliva italiano, basilico fresco (7 €).
La bellezza di Napoli in una circonferenza armonica. Questa Margherita si mangia con gli occhi. Dimensioni importanti e cornicione presente con garbo. Una migliore distribuzione del latticino l’avrebbe resa invincibile. C’è qualche zona povera di ingredienti ma la pasta regge e si mantiene morbida, suadente, senza effetto scazzette. Profumosa, vanitosa, sfacciata nell’aromaticità, ammaliante nel morso.

Il cornicione cede sotto i denti con un soffio di resistenza, poi si scioglie in bocca. Poi arriva il cuore: sottile, elastico, caldo. Un pomodoro dolce e vibrante, appena acidulo, che si mescola alla cremosità del fiordilatte dal taglio minuto ancora filante. Il basilico rilascia i suoi aromi. E il filo d’olio extravergine, quasi impercettibile, lega tutto come una carezza intima. Un morso bilanciato, completo, dalla materia viva.

Zero effetto croccante, nulla è rigido ma non vi è l’esigenza. Tutto è intenso ma gentile, come la cottura. Le micro-imperfezione la rendono veramente autentica, reale, quell’unicità che al sapore scuote la memoria e i sentimenti. La pizza Margheritta di Sorbillo ai Tribunali saprà farsi valere al Campionato.
2. La Capricciosa di Sorbillo al Campionato della Pizza 2025

Pomodoro italiano, fiordilatte misto latte di bufala del Matese, prosciutto cotto di Parma DOP dell’Emilia-Romagna (stagionato 18 mesi), funghi, carciofini, olio extra vergine di oliva italiano, basilico fresco (9 €).
Assente in carta, ma facilmente ottenibile su richiesta, la Capricciosa di Sorbillo si conferma una delle migliori tra le pizzerie storiche. Intrigante e gioiosa, si presenta con grazia e devozione. Un protocollo minimalista che centra appieno l’aromaticità, con una dolcezza mai eccessiva né sintetica.

Gli champignon, di buona qualità, sono delicati, puliti, con un gusto rotondo e leggermente umami, senza mai risultare invadenti. I carciofini, gestiti con maestria — cuori e foglie tagliati sottili — risultano leggermente dolci, teneri ma con una nitida croccantezza, capaci di donare una fresca nota vegetale senza rilasciare liquidi o sentori acetici. Il prosciutto cotto, tagliato in fette sottili e sfilacciate, si amalgama perfettamente a ogni boccone: dolce al punto giusto, con i bordi leggermente dorati dal calore della base, che intensificano il sapore aggiungendo una lieve croccantezza.

Cottura sempre di alto livello. Un manifesto di pizza capace di esprimere molto con pochissimi, selezionati e precisi ingredienti.
3. Marisa, la pizza pizzante di Sorbillo ai Tribunali

‘Nduja Piccante de “L’Artigiano della ‘Nduja di Spilinga”, fiordilatte misto latte di bufala del Matese, Pomodoro italiano; all’uscita, scagliette di Cacioricotta di capra Cilentana Presidio Slow Food, basilico fresco (8,90 €).
Ah Marisa, perché sei proprio tu, Marisa. Ci perdonerà il buon Williams per la citazione storpiata, ma quoque tu (spoiler) potresti compromettere il passaggio del turno di Sorbillo al Campionato, nonostante una doppietta incredibile.

Una pizza tecnicamente precisa, lineare nella forma, nell’esecuzione e nella trama. Ma l’effetto spicy della ‘nduja — buonissima, per carità — risulta presto ingestibile, già al secondo morso della stessa fetta. Troppa, troppissima. Il cacioricotta, invece di bilanciare, sembra quasi esaltarne i bollenti spiriti.

Per mangiarla tutta servirebbe un litro di latte come dressing. Un vero peccato, perché con il giusto dosaggio avrebbe potuto stare all’altezza delle sue sorelle precedenti.
La pizza Ananas che non fa punteggio per Sorbillo al Campionato 2025

Provola affumicata, ananas caramellato, cacioricotta di capra cilentana (9,50 €).
Blasfema. Eretica. Profanatrice. L’ananas sulla pizza, nel cuore del cuore di Napoli.
Eppure… buona. Sì, buona — senza il minimo dubbio.
Quasi un pre-dessert, ma con carattere. Il frutto esotico, caramellato e intensificato nei suoi succhi, trova spazio tra le braccia fumanti della provola, con la sua consistenza viva che solletica il morso. La sapidità asciutta del cacioricotta gioca in contrasto, smorza, equilibra.
Sorprendente, come una Quattro Formaggi con confettura, ma con l’extradose crunch che cambia le regole del gioco. Sfiziosa. Inaspettata. Inevitabilmente buona.
Un’esperienza totalizzante, vera. Qui il tempo si ferma, con coerenza e rettitudine. La pizza non è un pretesto, è una cosa seria. Chi dice il contrario, semplicemente, non l’ha mai assaggiata.
La pizzeria Sorbillo si è classificata al 17° posto nella classifica 2024 ed è entrata nella selezione del Campionato della Pizza 2025 che mette in classifica le migliori pizzerie in Campania.
PS. La posizione della pizzeria nella Classifica del Campionato 2025 si conoscerà al termine delle gare e dell’accesso alla Finalissima.
Le conferme del Campionato della Pizza 2025

Come avete visto anche dall’articolo sulla precedente pizzeria, la seconda edizione è partita sulla base della classifica 2024 delle 50 migliori pizzerie della Campania. Ogni singolo giudice ha indicato una o due pizzerie meritevoli di un tavolo in questa fase di qualificazioni che porterà alla fase finale in autunno. Nella lista di pizzerie del Campionato ci sono le New Entry e le Conferme che sono queste in ordine di apparizione, ops, pubblicazione.
- Casa Caponi a Torre Annunziata
- Lombardi 1892 a Napoli
- La Bolla a Caserta
- Ciro Savarese ad Arzano
- Decimo Scalo a Caserta
- I Borboni a Pontecagnano
- I Vesuviani a Castello di Cisterna
- 50 Kalò a Napoli
- Gaetano Paolella ad Acerra
- 3 Voglie a Battipaglia
- Attilio alla Pignasecca a Napoli
- Don Antonio 1970 a Salerno
- I Masanielli di Sasà Martucci a Caserta
- Pizzeria Salvo a San Giorgio a Cremano
- Concettina ai Tre Santi a Napoli
- Madia a Salerno
- La Contrada ad Aversa
- Die’ Gustibus a Baronissi
- Bro a Napoli
- Il Segreto di Pulcinella a Montesarchio
- Officina della Pizza a Sarno
- Le Grotticelle a Caggiano
- La Notizia a Napoli
- Resilienza a Salerno
- Doro Gourmet a Macerata Campania
- Vincenzo Capuano a Napoli
- Luca Brancaccio a Caserta
- Diego Vitagliano a Napoli
- Casa Giglio ad Acerra
- Pepe in Grani a Caiazzo
- Sorbillo ai Tribunali a Napoli
Il quadro generale delle pizzerie che partecipano al Campionato della Pizza 2025 lo trovate qui. Con la pizzeria Sorbillo ai Tribunali si chiude la fase delle qualificazioni.
Prossimo appuntamento con la classifica provvisoria, il tabellone degli Ottavi e le sfide dirette.