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Milano. 60 ristoranti chiusi ci dicono che non è tutto oro quello che apre

giovedì, 12 Luglio 2018 di

svinando

Il mondo web gastronomico va sempre alla ricerca di nuove aperture di locali, ristoranti, pizzerie, gelaterie, hamburgerie. A Milano come in tutta Italia.

Abbiamo iniziato nel 2010 proprio noi di Scatti di Gusto a dare notizia delle nuove aperture di chef e pizzaioli di provata qualità.

Poi abbiamo sbracato tutti. E le nuove aperture non si contano più.

Anche il cambiamento dei caratteri tipografici di un’insegna su una vetrina viene rubricato come nuova apertura.

E le chiusure che ci dicono che non tutte le nuove aperture luccicano? Saranno rubricate come nuove chiusure?

Intanto prendete nota della Spoon River dei ristoranti e locali milanesi che sono stati sotto i riflettori dei media, ma per i quali quegli stessi riflettori si sono spenti troppo presto, per aggiornare la vostra personale mappa gastronomica.

1. Essenza

Il primo nome è uno dei più clamorosi: Essenza, ristorante di via Marghera, chef Eugenio Boer. Clamoroso perché ha chiuso pochi giorni dopo aver ricevuto la (auspicata dai più) stella Michelin. Si parla di dissidi sui conti: la proprietà non era soddisfatta probabilmente degli incassi, che peraltro la stella avrebbe potuto aumentare, e ha cambiato tutto, rinnovando il locale, che ora si chiama Spazio Gallura, e chiamando ai fornelli Federico Comi.
Ed Eugenio Boer ha aperto il suo nuovo ristorante [bu:r] in Porta Romana, al posto di un altro locale chiuso da tempo, il ristorante russo Yar.

2. Mot

La Locanda Perbellini ha preso recentemente il posto di MOT Maiale Oca Trota in via della Moscova. Peccato: era un locale interessante, con la sua scelta di privilegiare queste carni poco frequentate, ma ben presenti nella cucina del nord-est, su cui si basava quella di MOT.

3. Assaggino

Restiamo in zona: a qualche decina di metri di distanza c’è Gusto Parmigiano, bistrot a base di prodotti emiliani guidato da Federico D’Amato. Qui c’era Assaggino, esperimento (infelice) di ristorazione veloce assemblata in cubotti in dimensioni da “assaggio” (poi modificata in porzioni più ragionevoli, ma senza grande successo).

4. Il Verdi

Il Verdi, un locale storico di Milano, ai margini di Brera, è diventato un (apprezzato) ristorante di cucina indiana contemporanea, Cittamani, con la chef Ritu Dalmia a sovrintendere alla cucina, guidata dalla giovane Shuvanjali Shankar.

5. Amaltea

L’interessante ristorante del giovane Gabriele Faggionato, dal bel nome di Amaltea, dietro la Stazione Garibaldi, ha chiuso da tempo; lo chef ora lavora al Garage Italia di Carlo Cracco.

6. Ricci

Locale particolarmente modaiolo, inaugurato all’insegna della mondanità con Belén Rodríguez e Joe Bastianich, anche soci, Ricci ha chiuso e ha riaperto (conservando buona parte degli arredi) cambiando però completamente genere: è diventato infatti la sede milanese dell’Antica Pizzeria Da Michele.

7. Doriani

Rimaniamo in zona: ha chiuso anche Doriani, ristorante legato all’omonimo marchio di abbigliamento, aperto in un cortile di via Montenapoleone. Al suo posto, un illy Caffè.

8. Trattoria Bagutta

Un altro dei locali storici della città, la Trattoria Bagutta, nella via omonima, sede del premio anch’esso omonimo, ha chiuso qualche tempo fa.

9. Suntory

Prima storica insegna giapponese a Milano, il Suntory in via Verdi è chiuso da diversi anni – al suo posto, era comparso un Pizzarito, che non so se sia ancora lì.

10. Larte

Nato qualche anno fa per iniziativa del guppo Fondazione Altagamma, Larte era poi passato a MyChef, ma è attualmente “in ristrutturazione”, dice il sito. Molto bello, speriamo di rivedere al più presto la sua formula anche se la pagina Facebook è ferma dal 2016 e le recensioni su TripAdvisor si fermano al luglio dell’anno scorso.

11. Enocratia

Era il locale dove Eugenio Boer ha mosso i suoi primi passi da responsabile della cucina, con gli ottimi vini (Enocratia appunto) scelti da Davide Mingiardi. Un peccato.

12. The Boidem

Ricordate la puntata della trasmissione Quattro Ristoranti di Alessandro Borghese che vi avevamo raccontato? Bene, anzi male: uno dei quattro concorrenti, The Boidem, specializzato in cucina israeliana, ha chiuso, Per qualche tempo è subentrata una pizzeria (discreta), Regina Rossa mi pare, che ha chiuso anch’essa. Fra l’altro, era un bistrot-con-uso-di-negozio (moda e design) che sarebbe stato bene nella nostra rassegna di food&shopping.

13. Smøøshi

Era il vincitore della puntata di Quattro Ristoranti: sembrava tutto andasse bene per questo ristorante di Smørrebrød e sushi, e si stava preparando l’apertura di un secondo Smøøshi in via Vigevano (non mi sembra si sia arrivati all’inaugurazione), e ora al suo posto c’è una trattoria romana (al suo secondo locale), Osteria Via Appia 2. Che peraltro nella ricerca su Google risulta essere ancora un locale di “cucina italo-danese” – ovvero, Smøøshi.

Per la cronaca, gli altri due locali protagonisti della trasmissione, Bomaki e Gnoccheria, rispettivamente quarto e secondo classificato, sono ancora aperti.

14. I Vitelloni

Un bel ristorante di carne nascosto in un cortile di via Savona, chiuso ormai da tempo.

15. de light

Una chiusura che ci addolora, quella di de light, anche se ha già qualche anno. Una cucina, quella della allora giovanissima Vania Ghedini, leggera e raffinata, e buona, un locale, guidato da Roberta Antonioli, intimo e piacevole. Peccato. Se non erro, Vania ora è resident chef di Amo, recente apertura veneziana degli Alajmo.

16. Spice

Il ristorante Spice di Misha Sukyas ha dovuto soccombere all’avanzata della linea M4 della metropolitana milanese.

17. Puzzle e La Cave

Non sono andate meglio le due avventure successive di Misha Sukyas, La Cave e Puzzle. E sempre per cause esterne alla sua cucina.

18. Da Claudio

La Pescheria dei Milanesi: così era conosciuto Da Claudio, celebrato e storico negozio di via Ponte Vetero. A un certo punto si è incamminato verso la ristorazione proponendo aperitivi con piattini di pesce da consumare all’impiedi fra branzini, palamite e coquillage vari. Si è poi trasferito a poche decine di metri di distanza, aggiungendo un ristorante al piano superiore, ma con scarso successo. Ora è chiuso: al suo posto, Eccellenze Campane.

19. Drogheria Plinio

Al posto della simpatica Drogheria Plinio ha aperto la seconda sede di Marghe, fortunata pizzeria nata dalle mani dello sfortunato Matteo Mevio, morto in un incidente poco dopo questa apertura.

20. 46 Giallo

Un altro locale che ci è dispiaciuto veder chiudere, 46 Giallo. Ci piaceva, un locale solido, di “cucina tradizionale italiana“. Dispiacere mitigato però dal fatto che ora qui c’è Le Api Osteria, delizioso ristorante con in cucina il giapponese Hide Matsumoto (ma i piatti sono italianissimi), allievo di Oldani.

21. Senzatempo

Al posto di Senzatempo, in Foro Bonaparte (uno dei ristoranti che meno mi sono piaciuti nelle mie scorribande gastronomiche), ora c’è 52, un bel ristorante giapponese aperto da qualche mese.

22. Taverna della Lampara

Ecco, per chi volesse saperlo, questo è l’altro ristorante che si batte per l’ultimo posto della mia personale classifica di gradimento. La Taverna della Lampara. Brrrr. Al suo posto, un ristorante cinese.

23. Mamai

Mamai era succeduto ad Alice di Viviana Varese e Sandra Ciciriello, e ha vivacchiato per qualche anno, anche se la cucina non era niente male. Al suo posto, c’è Cous-Cous Restaurant.

24. Vesù

Come dice il nome, Vesù proponeva una cucina napoletana – al suo posto, una ramen house di una catena giapponese.

25. Refettorio Simplicitas

Un bell’ambiente tranquillo e raffinato, un refettorio di lusso. Ciò nonostante, il Refettorio Simplicitas in via dell’Orso non c’è più: al suo posto, Sette Cucina Urbana con lo chef Massimo Moroni ai fornelli.

26. Sir Simon

Già passato da ristorante (era la Taverna del Sacripante) ad hamburgeria con lo stesso chef, Simone Suardi, Sir Simon ha chiuso l’anno scorso per lasciare il posto a un ristorantino cinese, molto grazioso e molto buono, Ya Hò.

27. Macinata

Crisi della hamburgerie? In realtà, sembrano esserci segnali di ripresa, con nuove aperture: ma Macinata, in Brera, ha chiuso.

28. Supreme

Anche Supreme in via Orti, un’altra hamburgeria interessante e originale, ha chiuso.

29. Bis

Anche le panzerotterie sono in crisi? Ha chiuso purtroppo Bis, in corso Cristoforo Colombo, che aveva un0interessante proposta di coppie di mini-panzerotti.

30. Breri

Anche i panzerotti di Breri, in Brera, non erano male – ma anche loro hanno dovuto cedere alla concorrenza. I locali in precedenza erano stati occupati da un negozio di prodotti tipo mozzarelle e simili.

31. Al Mercato Taco Bar

Lo ricordiamo con calore (avevo assaggiato un po’ di tutti i loro non-so-più-quanti peperoncini piccanti) e con le parole di Eugenio Roncoroni, chef fondatore con Beniamino Nespor: “Ciao a tutti, Sabato sarò presente per l’ultimo servizio del Taco Bar. Vi aspetto numerosi per festeggiare insieme questi tre anni di dura lotta per portare Milano nel mondo, e il mondo a Milano. Abbiamo perso una battaglia ma non la guerra. Ne usciamo a testa alta. Grazie a chi ci ha sempre sostenuto.”

32. Zen Ci

Questa rassegna di tanto in tanto mi procura dei piccoli sussulti del cuore. Uno di questi è sicuramente Zen Ci, ristorantino cinese delizioso in Pier della Francesca. Ora qui c’è Briscola Pizza: molto buona, ma evidentemente non è la stessa cosa.

33. Rest@Duomo

Un bistrot collegato al Museo del Duomo, attaccato a Palazzo Reale: l’idea sembrava avere le carte in regola per avere successo. Non è stato così, e di Rest@Duomo si sono perse le tracce.

34. Mica

L’idea non era niente male, panini gourmet fatti con la tipica “michetta” milanese. Ed era buona anche la michetta da sola. Eppure Mica, un primo negozio in corso di Porta Ticinese, un secondo dietro il Duomo, ha chiuso. Peccato davvero.

35. Amei Adorei

Al suo posto, Fish. Va detto che non mi aveva entusiasmato, Amei Adorei, ristorante di carne carino ma solo discreto.

36. Zucca e Melone

Un altro posto che mi piaceva, Zucca e Melone. Per qualche tempo è stato anche una pizzeria, con Massimo D’Alma alla pala. Una volta mi hanno anche messo in tavola con uno sconosciuto, che poi è diventato un caro amico.

37. Evo

Il ristorante Evo (come l’olio…) di Marco Avella ha chiuso ed è stato subito rimpiazzato da un Shannara che non aveva nemmeno cambiato l’arredamento. Ora Marco cucina Al Ficodindia.

38. Taverna Roma

Cucina romana, da Taverna Roma. Al suo posto c’è Dinette, locale molto carino e amichevole, dove si mangia bene all’insegna della condivisione.

39. Isa e Vane

Siamo all’inizio di via Perugino: Isa e Vane, socie eponime del locale, erano partite dalla loro attività di catering per creare questo bistrot dolcemente alternativo, con una bella carta dei vini. Ora è diventato Charles’ Bar.

40. La Confraternita della Barbera, e La Piola

Qui, ancora in via Perugino, c’era La Confraternita della Barbera, trattoria nata all’insegna del vino e del cibo (quest’ultimo appena discreto) al posto di una trattoria storica, La Piola. Adesso c’è Anche Trattoria, locale imparentato con Anche Ristorante e Anche Forno all’Isola.

41. Soupercups

A voler essere cattivi, poteva sembrare un piccolo controsenso, voler proporre delle “zuppe da passeggio.” Le zuppe di Soupercups non erano nemmeno male, peraltro – ma l’idea, evidentemente, no, e le due sedi sono scomparse.

42. Casa e Putia

Bella l’idea della putia siciliana. E i prodotti, molto buoni, e i piatti, ben fatti. Ma Casa e Putìa non c’è più.

43. Alterigo

Un posto carino, dedicato all’alimentazione sana, frequentato soprattutto in pausa pranzo, probabilmente non abbastanza – Alterigo.

44. Perimetro

Peccato, anche qui, era un posto piacevole, e per di più emiliano. Ha chiuso esponendo questi cartelli di ringraziamento ai clienti. Grazie a voi, per esserci stati ed essere entrati nel nostro Perimetro degli affetti..

45. Le Vrai

Anche qui, sulle vetrine vuote fanno bella mostra di sé dei cartelli di ringraziamento. Merci à vous, Le Vrai.

46. Sardo’s

Locale di cucina sarda al Verziere, ha dato vita al Carasino, panini di pane carasau in piazzale Lima, e si è trasformato nella Sardina Innamorata.

47. Pasta Eat

Non avrebbe sfigurato nella nostra classifica dei ristoranti di pasta, Pasta Eat. Chiuso, con un cartello in vetrina di saluti e ringraziamenti.

48. Il Boss della Pasta

Era un’apecar, o comunque un mezzo di cibo da strada, Il Boss della Pasta – ovviamente, serviva piatti di pasta, preparati al momento. Si è voluto fermare, ma il successo non è arrivato. Peccato.

49. Braciamoci

Un altro locale che nasce come food truck di cibo di strada e che ha tentato, senza successo, il passaggio alla stanzialità. Senza successo: la cucina di Braciamoci, in via Lomellina, non era all’altezza delle aspettative.

50. Lady Bu

L’idea del duo Negrini-Pisani, chef del Luogo di Aimo e Nadia, di un locale incentrato sulla mozzarella di bufala e su una serie di altre eccellenze, è purtroppo finita nel nulla, e Lady Bu si è aggiunta a questa triste Spoon River di locali.

51. Quack

Bottega-bistrot in piazzetta Santa Maria Valle, a due passi dal Duomo, dedicata all’oca. Quack se ne è andata, lasciando la vetrina a un sushi-bar; ma è riapparsa, fortunatamente per noi, sui bastioni di Porta Volta, al 9.

52. Victoire

Il ristorante, in via Accademia, prendeva il nome dalla chef, Victoire Gouloubi, e proponeva una cucina originale e ben fatta. Ora Victoire cucina al Mirtillo Rosso, ai piedi del Monte Rosa.

53. Bachicha

Il Bachicha della famiglia De Martino ha lasciato il posto, e il forno, alla pizzeria Da Michele I Condurro.

54. Carlyle Brera

Il tentativo di far diventare il ristorante del Carlyle Brera, hotel in corso Garibaldi, un punto di riferimento gourmet non è riuscito. Mentre sembra avere un ottimo riscontro la parte bae-cocktail-aperitivi, affidata ad Ammu, cannoleria-pasticceria siciliana.

55. OPA Balkan Food

Il cibo di strada balcanico di OPA non ha incontrato, evidentemente, i gusti del pubblico.

56. Coq

Coq Nice Chicken in viale Sabotino ha chiuso per fare spazio al Rossopomodoro Lab e alle pizze fritte (entrambi i brand fanno parte del Gruppo Sebeto).

57. Vianson

Ci sono tornato alcune volte, da Vianson, e ogni volta ne sono uscito insoddisfatto, vuoi per la cottura, vuoi per l’aspetto o il sapore gnerale. Peccato, anche perché la focaccia di Recco è una delle cose più buone al mondo, quando è buona.

58. I Gelati di Naninà e Carpe Diem

Una coppia di gelaterie, chiuse. Peccato per Naninà: faceva dei gelati veramente buoni, con alcuni gusti particolarmente originali, in quel di via Foppa (viene il sospetto che sia un’altra vittima della M4). Invece Carpe Diem era in via Accademia, la stessa di Victoire, e a due passi dall’ottima Trattoria Mirta. Ora al suo posto c’è un’altra gelateria, non male, Accademia 64.

59. La Gelateria della  Musica

Mentre la Gelateria della Musica non ha chiuso: sono chiuse alcune delle sue ultime “filiali”,  quelle in via Lomazzo e in piazzetta Pattari, e probabilmente anche quella in piazzale Baracca (in foto). Curioso che a una serie di aperture faccia seguito una serie di chiusure.

60. Pane e Farina

Era la pizzeria dove si andava, a volte, con gli amici dell’università, anche perché era a due passi dalla Statale, in via Pantano, e quindi raggiungibile senza grossi problemi. Ora al posto di Pane e farina c’è un giapponese fusion, Yokohama.

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.